Andrei Makine

Einaudi, 2012 - La formazione sentimentale di un uomo, raccontata attraverso il ricordo di episodi della sua vita che hanno al centro l’amore di o per una donna, si intreccia all’evolversi del regime sovietico fino alla sua dissoluzione.

Mosca, 1941: il giovane e promettente musicista Aleksej Berg, figlio di intellettuali, alla vigilia del suo primo importante concerto, assiste impotente all’arresto dei suoi familiari da parte della polizia stalinista. Chi ama il racconto, o il romanzo breve, troverà in questo testo dell’autore franco - russo Andrei Makine una vera delizia...

L’assurdità della guerra, l’insensatezza della storia che crea alleanze politiche che si rivelano tragiche, il mito del comunismo sovietico infranto dalla tragica realtà delle repressioni staliniane: tutto questo e molto di più si ritrova in questo romanzo che si propone come opera di un autore solido, capace di pagine liriche, di descrizioni emozionanti, di prese di posizione politicamente coraggiose e controcorrente.

Lo scrittore franco russo propone questo romanzo difficile, ambientato tra Russia e Africa, raccontandoci del tentativo di un angolano nero, Elias, di farsi accettare con il colore della sua pelle e con la sua origine incerta, da un mondo occidentale bianco che non è ancora pronto ad accoglierlo. Romanzo drammatico, privo di speranza, ma fonte di riflessioni ineludibili sui sogni di cui molte generazioni si sono nutrite nella seconda metà del secolo scorso, scritto con grande maestria.

Attraverso questo romanzo, emozionante e coinvolgente dalla prima all’ultima pagina , l’autore franco-russo Makine ci fa viaggiare da Parigi alla steppa russa, durante la prima metà del 900. Un viaggio fisico e psicologico tra Francia e Russia, attraverso gli occhi di un bambino diviso tra due identità ambedue amate. Un viaggio dentro la storia e la cultura dell’ultimo secolo che si vorrebbe non finisse mai.