Paese che vai, lingua che trovi. Se è vero per ogni luogo del mondo, questo è ancora più calzante nel momento in cui si guarda al Bel Paese: l’Italia, infatti, che ha una storia da territorio unito particolarmente recente (risale, infatti, al 1861) ha una quantità di parlate locali molto variegate, alcune diverse anche tra un paesino e un altro.
E in estate, il momento dei viaggi per eccellenza, si potrebbe aver voglia di partire con un bagaglio in più, accanto a quello dedicato all’abbigliamento: una valigia carica di espressioni e vocaboli locali, in modo da sentirsi meno turisti e più persone del posto.
Per questo nel nostro articolo di oggi vogliamo parlare delle 10 parole da conoscere prima di fare un viaggio in Sicilia. La Trinacria ha molteplici esperienze da offrire ai viaggiatori (e no, caro Briatore, non ci sono solo spiagge e piatti buoni da gustare) e cosa c’è di meglio se non un ricco vocabolario per interagire con le persone del luogo in maniera genuina?
Prima della lista, però, è bene parlare un po’ del dialetto siciliano che, come tutti i dialetti del nostro Paese, va tutelato e salvaguardato.
Il dialetto siciliano: le caratteristiche
Il dialetto siciliano è una varietà linguistica appartenente alla famiglia delle lingue romanze e viene parlato principalmente, appunto, in Sicilia.
Dal punto di vista linguistico, il siciliano è classificato come una lingua romanza meridionale, appartenente al gruppo delle lingue neolatine. Ha radici comuni con l’italiano, ma ha subito influenze da diverse lingue nel corso dei secoli, tra cui l’arabo, il francese, il catalano e il greco antico. Queste influenze hanno contribuito a rendere il siciliano un dialetto unico e diverso dagli altri dialetti italiani.
Il siciliano presenta una serie di caratteristiche distintive rispetto all’italiano standard. Ad esempio, conserva molti suoni e forme grammaticali del latino, come il mantenimento delle vocali brevi finali e la presenza di una "u" iniziale davanti ad un’altra vocale. Inoltre, il siciliano ha una pronuncia diversa rispetto all’italiano standard, con suoni più gutturali e una cadenza particolare, tipicamente accompagnata dalle vocali aperte.
Dal punto di vista lessicale, il siciliano ha un vocabolario ricco e colorato. Molte parole sono di origine araba, specialmente nel campo della cucina, dell’agricoltura e dell’architettura. Inoltre, ci sono anche influenze spagnole e francesi, principalmente a causa dei periodi di dominazione straniera sull’isola.
Un aspetto interessante del siciliano è la sua varietà dialettale. Ci sono differenze significative tra i dialetti parlati nelle diverse città e regioni siciliane. Ad esempio, il dialetto parlato a Palermo può essere molto diverso da quello parlato a Catania o a Trapani. Queste variazioni dialettali rendono il siciliano un dialetto molto vivace e affascinante.
Le 10 parole da conoscere prima di andare in Sicilia
Come è successo per molte altre varietà dialettali negli ultimi decenni, purtroppo, il siciliano ha perso terreno a favore dell’italiano standard, specialmente nelle aree urbane e tra le nuove generazioni. Tuttavia, ci sono sforzi da parte delle comunità locali e delle istituzioni per preservare e promuovere il siciliano come patrimonio culturale e linguistico dell’isola. In questo filone inseriamo, allora, la nostra lista di 10 parole siciliane da conoscere prima di fare un viaggio in Sicilia.
E, perché no, per poter leggere in maniera più consapevole anche gli autori siciliani più amai in tutta Italia, come Andrea Camilleri.
1. MINCHIA
Oramai questo vocabolo non è più tipico del dialetto siciliano, dal momento che lo si sente pronunciare in quasi tutta Italia. Ridiamo però a Cesare quel che di Cesare e facciamo sì che la parola, più un intercalare che la parola per descrivere l’organo sessuale maschile, torni nel vocabolario del dialetto che l’ha generata. Minchia è una parola emozionale: stupore, apprezzamento, gioia, irritazione, fastidio, paura, disprezzo, meraviglia. Con minchia si può dire tutto (e niente).
2. FUTTITINNI
Non una parola, ma un modo di vedere la vita. Fregarsene (questa la resa in italiano) ha a che fare con tutto quello che riguarda gli imprevisti, le scocciature, i disagi. Lo si dice per consolare qualcuno o per autoconvincersi che c’è sempre qualcosa di più importante. E quasi sempre è vero.
3. COMPÀ/CUMPÀ – ‘MPARE/ ‘MBARE
Amico, compare (presentato nelle due variante più tipiche della Sicilia sud-occidentale a nord-orientale). Si usa per salutare una persona conosciuta, ma anche per ingaggiare una conversazione con uno sconosciuto in maniera amichevole.
4. MIZZICA
Da esclamare in sostituzione di minchia quando si vuole esprimere meraviglia di fronte a qualcosa. In romano si direbbe mecojoni, per intenderci.
5. AVAIA/ AVÀ
Termine tipico del catanese, viene spesso accompagnato con lo spostamento del braccio dell’interlocutore (e, si sa, i siciliani amano il contatto fisico). Può essere tradotto con ma dai, che dici, suvvia.
6. NTZU
Il diniego in siciliano si fa schioccando la lingua: nessuno dice no, si schiocca la lingua e si muove il capo verso l’alto.
7. PERI PERI
Se la parola peri da sola significa piedi, l’espressione significherebbe piedi piedi. Nessun significato letterale, quindi, quanto metaforico: quando qualcuno va peri peri va in giro. Per questo ci si può beccare peri peri nel caso in cui si saluti un amico augurando un prossimo incontro.
8. BEDDA MATRI
Più tipico dell’area palermitana, può essere inteso come il climax ascendente di mizzica: da usare quando la meraviglia è grande o quando, magari, questa meraviglia è accompagnata anche da una preoccupazione.
9. CAMURRIA
La resa italiana è di scocciatura, noia. Zerocalcare parlerebbe di accollo: stiamo parlando di un tipo di fastidio molto preciso, quello cioè continuo nel tempo e a cadenza regolare. Se non stroncato sul nascere, può davvero degenerare.
10. SCHIFFARATU
E concludiamo con una parola che, speriamo, possa descrivere pienamente il vostro stato d’animo in Sicilia. Una persona schiffarata è una persona che non ha nulla da fare, cioè non ha “chiffari”. Descrive alla perfezione la vita durante le ferie.
In conclusione, il dialetto siciliano è un’affascinante varietà linguistica con una storia ricca e un carattere unico. Sebbene sia affrontato da sfide di natura linguistica e socioculturale, il siciliano rimane un elemento importante dell’identità siciliana e continua a essere amato e parlato da molte persone sull’isola.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le 10 parole che devi conoscere prima di andare in Sicilia
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