19 Dicembre ’43
- Autore: Donato Cutolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστι, πάντων δὲ βασιλεύς, καὶ τοὺς μὲν θεοὺς ἔδειξε τοὺς δὲ ἀνθρώπους, τοὺς μὲν δούλους ἐποίησε τοὺς δὲ ἐλευθέρους.
“La guerra è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi.”
Naturale che la mente vada a richiamare il frammento 53 DK di Eraclito mentre Paolo Rossi legge il brano d’apertura e scandisce una secca invocazione al padre. La voce ferma e piena dà corpo a frasi che, da sole, valgono quanto un intero scritto.
“Ho imparato che la vita può cambiare in un attimo, e non è un singolo gesto, un evento o un incontro a decidere. Ma tutto quel che sei e che ti ha portato lì, in quel preciso istante.”
Un padre sovrumano e disumano a un tempo, un espediente perché l’io narrante si rivolga a se stesso e a chi ha perduto. E già in apertura sembra richiamarsi Italo Calvino, non quello del meraviglioso canto partigiano “Oltre il ponte” che Donato Cutolo sceglie per chiudere il paesaggio musicale del libro, ma quello di “Mondo scritto e mondo non scritto”, che si interrogava sul valore della scrittura e sul rischio, sempre vivo, di rinchiudersi nel primo per sfuggire al secondo.
È un lungo processo di memoria quello che viene descritto, e al contempo, quello che il lettore è spinto a intraprendere. L’immobilità del protagonista, bloccato sotto le macerie, è descritta con minuziosa e prolungata precisione. Così come la sua tenacia nel volersi liberare da quella sconfitta, la sua rabbia, la sua paura e la sua inquietudine che portano il lettore dentro la scena e lo spingono a considerare che la storia del singolo è la storia di una generazione, di un intero Paese. E il ricordo e la ricostruzione degli eventi sono faticosi quanto necessari. La rimozione costringerebbe alla stasi e alla morte, in certi casi non si può che reagire.
Per quanto la toponomastica e la cronologia descritte siano frutto dell’invenzione letteraria, l’autore lascia intravedere uno sfondo di realtà estremamente suggestivo. Ponte Lungo, scenografia di una parte del racconto, richiama la battaglia di Montelungo che si svolse proprio nel dicembre del 1943. Tre giorni dopo la fine della battaglia fu il 19 dicembre (da qui ovviamente il titolo 19 Dicembre ’43).
Il percorso sonoro amplia la scena più che farle da sfondo: sono i titoli dei brani, i suoni, i rumori, le voci e i respiri a rendere effettiva l’universalità del tema trattato.
Nonostante l’inevitabile presenza di quanto di più abietto l’uomo possa compiere, ciò che prevale è la nostalgia, la memoria di uomini in lotta, tra loro e con loro stessi, con il loro passato e con la loro identità. Una fame insaziabile di vita e di normalità. Il conflitto rende il percorso di un individuo ancor più difficile e complesso, ogni cosa viene vissuta con un’intensità sconosciuta in tempo di pace. L’amicizia, l’amore, la crescita, l’onore. A volte si è più umani quando si è circondati da ciò che umano non è.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 19 Dicembre ’43
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