1918 Annus Mirabilis
- Autore: Ernesto Brunetta
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Il vero mistero di Caporetto è il riscatto che seguì appena dopo: non si può che condividere il parere del grande storico Mario Silvestri, se si vuole apprezzare ancora più compiutamente il libro di Ernesto Brunetta “1918 Annus Mirabilis. Dal Solstizio a Vittorio Veneto”, pubblicato in prima edizione a febbraio 2018 dalla casa editrice trevigiana Editoriale Programma (176 pagine 10 euro). Si aggiunge ai tre volumi dedicati agli aspetti storici, politici e sociali della guerra 1915-18 dall’insegnante e preside nelle superiori a Padova e poi docente di storia contemporanea nella facoltà di Magistero dell’Università patavina.
Nato a Treviso nel 1934, Brunetta ha dedicato questo lavoro al papà, ragazzo del ’99, allora giovanissimo ufficiale alpino, tra i primi a fare ingresso in Trento liberata, il 3 novembre 1918.
La moglie, Gabriella Guerra, appassionata di fotografia, ha curato l’importante e sotto tanti aspetti emozionante apparato icnografico, che correda fittamente questo lavoro.
Il miracolo, quello che Silvestri chiama “il mistero di Caporetto”, si concretizzò fin dai primi giorni del gennaio, ma si era già intravisto fin dal novembre e dicembre dell’anno precedente, a pochi giorni dalla ritirata disastrosa seguita alla rottura austro-tedesca del fronte carnico, tra Plezzo e Tolmino, la notte del 24 ottobre 1917.
40mila morti, addirittura 280mila prigionieri, tutto il Friuli e parte del Veneto perduti in due settimane. Enormi quantità di materiali d’ogni genere distrutte o, peggio, abbandonate al nemico. Il morale del Paese quasi alla disperazione. Qualche reparto aveva tentato di opporre sporadici episodi di resistenza, trascurati dalla storia davanti al dramma di un enorme esercito (stremato) messo in ginocchio dalla dilagante avanzata avversaria.
Eppure, quegli stessi soldati che si erano dovuti riversare indietro, si attestarono sulla linea Piave-Monte Grappa-Altopiano di Asiago e tennero per un anno gli austriaci a portata di vista della pianura veneta, che vedevano quasi alla loro mercè, aperta e accogliente oltre le difese italiane, ma in cui non sboccarono mai.
Il 9 novembre 1917, l’offensiva nemica partita da Caporetto si arrestò per il mancato forzamento del ponte di Vidor, tra Valdobbiadene e Cornuda. Ma la pressione continuò per tutto novembre e oltre.
Contro il caposaldo delle Melette, sugli Altipiani, gli attacchi austriaci si esaurirono il 24 novembre, dissanguati da perdite pesanti. Entro il 26 la battaglia sull’Altipiano potè dirsi conclusa. Non quella sul Piave e sul Grappa, che si protrasse fino a metà dicembre. Già nel gennaio 1918, però, la battaglia dei Tre Monti consentì a italiani e alleati la riconquista di Col Echele, Col Valbella e Col del Rosso.
Sul Piave, una puntata austriaca sulla riva destra, alle Grave di Papadopoli, venne bloccata da un nostro contrattacco, che vide impegnate per la prima volta le giovanissime reclute della classe 1899. Quei soldatini guadagnarono il rispetto e la simpatia del Paese. Si avvertiva la sensazione che le cose fossero cambiate: gli italiani combattono, i giovani affiancano i veterani del Carso e del Trentino.
Verranno altre giornate difficili, coronate dal successo: la difesa del Grappa e sul Piave a metà giugno 1918 e a fine ottobre lo slancio offensivo che dopo qualche fatica, dal 24 (un anno esatto dopo Caporetto), ci condurrà a sfondare verso Vittorio Veneto e vincere la guerra. Ma la chiave restano quei primi giorni dopo la rotta, l’aver ritrovato una tenuta militare e morale, l’aver saputo ricostruire l’esercito nei mesi successivi.
Brunetta mette in risalto qualche elemento che concorse al buon esito. Le nuove tattiche d’assalto meno dispendiose, con l’impiego di volontari motivati e ben addestrati: gli arditi. Un’attenta campagna di propaganda che seppe rinvigorire moralmente i soldati, unire il più possibile esercito e Paese, facendo leva sui giornali di trincea, anche sul piccolo prestito di guerra e qualche risorsa finanziaria per le famiglie di caduti e combattenti.
Ebbero un ruolo anche i canti di guerra, che riuscivano ad esprimere gli stati d’animo e a dare sfogo ai sentimenti.
Qualche impresa della Regia Marina (i Mas di Rizzo e Aonzo affondarono una corazzata austriaca il 10 giugno 1918) inflisse un duro colpo al morale e alle strategie nemiche.
Secondo il suo stile, il prof. Brunetta insiste sull’impatto della guerra sui territori e la popolazione civile. Due esempi per tutti. Nel primo anno di pace, in provincia di Treviso, la vite offrì appena il 22% di quanto prodotto nel 1914. E la mortalità infantile era letteralmente raddoppiata, di colpo, anche per effetto della febbre spagnola.
1918 annus mirabilis. Dal Solstizio a Vittorio Veneto
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