1960 Il migliore anno della nostra vita
- Autore: Alfio Caruso
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2016
“Il migliore anno della nostra vita” è il sottotitolo del volume “1960” (Longanesi, 2016) nel quale lo scrittore Alfio Caruso, nato a Catania nel 1950, elenca gli eventi principali di un anno memorabile.
“Domenica è sempre domenica, si sveglia la città con le campane. Al primo din-don del Gianicolo, Sant’Angelo risponde din-don-dan”.
Domenica è sempre domenica, la celebre canzone di Renato Rascel sigla finale del Musichiere famosa trasmissione televisiva condotta da Mario Riva (scomparso l’1 settembre 1960) potrebbe essere la colonna sonora di un anno nodale. Il 1960 si era aperto con la notizia proveniente dal più importante giornale economico del mondo il Financial Times, che aveva assegnato alla nostra vecchia Lira l’Oscar delle valute. È la nascita del “miracolo economico” che avrebbe caratterizzato la maggior parte dei “favolosi” anni Sessanta e che avrebbe fatto vivere agli abitanti del Belpaese un periodo d’oro. Gli italiani, i nostri genitori, nati durante il secondo conflitto mondiale e i nostri nonni, che avevano visto ciò che la guerra era capace di fare nei confronti della popolazione inerme, erano affamati di benessere, di modernità, di miglioramento. La ricostruzione post-bellica era alle spalle, emblematico il fatto che
“la produzione del film di Luigi Comencini ‘Tutti a casa’, protagonista Alberto Sordi, ambientato nel settembre ’43, fu obbligata a ricostruire in studio le rovine del tempo”
perché le macerie vere non c’erano più. Alle macerie, alle tragedie, alla guerra civile, era subentrata una stagione “forse irripetibile”, di energie, di fiducia in un progresso inarrestabile. Milano era la provincia più ricca, la più povera, Cosenza, era cresciuta in 10 anni di quasi il 70%. Nel 1960 la situazione internazionale non era rosea, anzi denotava una profonda instabilità, colpi di stato, omicidi e suicidi di politici, tensione alle stelle tra Usa e Urss, la Francia sull’orlo della guerra civile per la decisione del Presidente De Gaulle di concedere l’indipendenza all’Algeria, costante la minaccia nucleare e la paura che la Guerra Fredda diventasse sempre più rovente. Ma l’8 novembre 1960 il senatore democratico del Massachusetts John Fitzgerald Kennedy vinse le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America contro il candidato repubblicano Richard Nixon. Breve ma “unforgettable” la presidenza del primo presidente cattolico che aveva vinto con uno dei margini di voti più stretti della storia delle elezioni statunitensi.
La “Nuova Frontiera” di Kennedy sarebbe morta insieme a lui a Dallas il 22 novembre 1963. In quell’anno straordinario foriero di tante novità, un segnale di apertura l’aveva dato anche il Vaticano. Giovanni XXIII aveva nominato il primo cardinale di colore Laurean Rugambwa, vescovo di Rutabo in Tanganica e il primo cardinale giapponese, Peter Tatsuo Doi, cardinale di Tokyo. Momento straordinario anche per il cinema italiano: nelle sale si proiettava La dolce vita di Federico Fellini, dapprima accolto da polemiche e poi vincitore della Palma d’oro al 13º Festival di Cannes e vincitore dell’Oscar per i costumi. Ancora la dura storia di emigrazione contenuta in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti e La ciociara di Vittorio De Sica tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia che avrebbe consegnato a una magnifica Sophia Loren l’Oscar come Migliore Attrice Protagonista.
L’autore, ritornando al 1960 consegna al lettore una galleria d’istantanee, memorie in bianco e nero, vivide e reali. Il libro-nostalgia è un Amarcord che fa comprendere come eravamo rispetto a come siamo ora. Nell’anno delle prime tribune elettorali il maestro Aberto Manzi con la sua trasmissione Non è mai troppo tardi, insegnava a leggere e a scrivere a una platea di telespettatori/scolari volenterosi, abbassando notevolmente il tasso di analfabetismo, particolarmente elevato nell’Italia di quegli anni. Nella tarda estate del 1960, le Olimpiadi di Roma, le più belle di sempre, videro la corsa trionfale a piedi nudi di Abebe Bikila nella maratona e di Livio Berruti nei 200 metri. E intanto i nostri genitori, semmai a bordo di una fiammante Fiat 600 acquistata a rate, cantavano insieme a Mina Il cielo in una stanza.
“Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti ma alberi, alberi infiniti. Quando sei qui vicino a me questo soffitto viola no, non esiste più... Io vedo il cielo sopra noi che restiamo qui, abbandonati come se, se non ci fosse più niente, più niente al mondo”.
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