Il poeta e pedagogista Gianni Rodari in una celebre filastrocca intitolata 21 marzo festeggiava l’inizio della primavera come un messaggio di annunciatore di pace.
I versi di Rodari, in questi tempi incerti, appaiono come una profezia e dimostrano ancora una volta l’acume dello scrittore italiano che nelle sue filastrocche giocose per l’infanzia in realtà nascondeva un significato profondo che si rivela agli occhi degli adulti come una straordinaria rilettura del tempo presente.
L’uguaglianza tra “primavera” e “pace” annunciata dalla rondine oggi si fa tristemente necessaria e ne cogliamo un senso ancora più struggente.
Scopriamo testo, analisi e significato della poesia di Rodari.
21 marzo di Gianni Rodari: testo
La prima rondine
venne iersera
a dirmi: “È prossima
la Primavera!
Ridon le primule
nel prato, gialle,
e ho visto, credimi,
già tre farfalle”.
Accarezzandola
così le ho detto:
“Sì è tempo, rondine,
vola sul tetto!”
Ma perché agli uomini
ritorni in viso
come nei teneri
prati il sorriso
un’altra rondine
deve tornare
dal lungo esilio,
di là dal mare.
La Pace, o rondine,
che voli a sera!
Essa è per gli uomini
la primavera.
21 marzo di Gianni Rodari: analisi
Gianni Rodari ci ha insegnato che c’è sempre una poesia per parlare di ogni cosa, anche di argomenti complessi come la pace. Nella Giornata Mondiale della Poesia è impossibile non citare il componimento del poeta e pedagogista intitolato 21 marzo, che celebra l’equinozio di primavera portando un messaggio di pace di cui il mondo oggi ha urgentemente bisogno.
Nella strofa iniziale Rodari celebra il ritorno della stagione primaverile portato dalla prima rondine che assume dunque le vesti di annunciatrice. In un contesto di ambientazione bucolica la primavera si fa promotrice del risveglio della natura portando le primule colorate tra i prati e facendo danzare le farfalle nell’aria.
Dopo il respiro soave e sereno dei primi versi come di consueto Rodari passa a un’analisi più profonda. L’elogio superficiale della primavera, che loda la sua apparenza, si trasfigura quindi attraverso la rondine in una metafora complessa che tuttavia lo scrittore-pedagogista rende semplice attraverso la sua filastrocca.
C’è una primavera che gli uomini hanno da tempo perduto, osserva il poeta, ed è la pace. È forse tempo che anch’essa ritorni, al di là dal mare e dei mondi lontani in cui è stata confinata, per portare il sorriso tra gli uomini così come la primavera riporta i fiori nei prati.
La rondine di Rodari diventa quindi trasfigurazione di un messaggio di pace. Il 21 marzo, l’equinozio di primavera, rappresenta una data simbolica cui si richiede di portare armonia e rinascita nel mondo. Oggi che la realtà della guerra è drammaticamente attuale e bombe radono al suolo intere città, il messaggio pacifista della rondine si fa ancora più urgente, ancora più necessario.
È la pace ciò che più gli uomini invocano in questa primavera appena iniziata, offuscata dallo spettro di una guerra ingiusta che ci fa guardare persino alla fioritura dei prati e al volo degli uccelli con un’ombra di rimpianto.
Possiamo identificarci negli uomini descritti da Rodari che hanno perso il sorriso e chiedono alla primavera di farsi annunciatrice di una speranza nascosta che pulsa nei cuori e nelle menti di tutti con un battito crescente.
“Pace, pace, pace”, è ciò che chiediamo a questa primavera.
Gianni Rodari con la sua intelligenza acuta e gentile aveva capito tutto e stabilito l’uguaglianza metaforica tra primavera e pace molto tempo prima che il mondo intero fosse travolto dai venti avversi della guerra. La pace che reclamiamo oggi come un bisogno impellente in realtà, sottolinea il poeta, il mondo forse non l’ha mai conosciuta eppure sempre desiderata e sognata come si attende la fine di un lungo inverno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “21 marzo”: la filastrocca di Gianni Rodari dedicata alla pace
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