24 ore nella vita di una donna
- Autore: Stefan Zweig
- Genere: Classici
- Casa editrice: Donzelli
- Anno di pubblicazione: 2013
I classici sono pronti a dare emozioni, soprattutto se si tratta di autori noti, come Stefan Zweig, ripubblicati con una veste elegante ed inconsueta.
Nel 2013 riproposta da Donzelli, la novella “24 ore nella vita di una donna” fu pubblicata per la prima volta a Lipsia nel 1927 e in quegli anni ruggenti è ambientato il racconto che Zweig ci regala. Un classico dunque per l’impianto narrativo e il linguaggio, un testo di grande modernità psicologica invece per la trama, semplice e capace di tratteggiare con la maestria del grande narratore due figure, un uomo e una donna, travolti da un breve incontro che ne stravolgerà le esistenze.
Siamo in un albergo lussuoso in Costa Azzurra, in un ambiente internazionale che pigramente vive una vacanza sonnacchiosa, quando la routine viene interrotta da uno scandalo inaudito: Madame Henriette, giovane madre e sposa, fugge con un giovanotto francese fascinoso quanto basta, che ha conosciuto solo da pochi giorni. Fra gli ospiti, il narratore è colpito dal gesto della donna e discute del caso con Mrs C., una dama inglese over sessanta, dai capelli candidi e gli occhi intelligenti, che è spinta da un moto imprevedibile del cuore ad aprirsi con il giovane narratore di cui ha colto l’onestà intellettuale. La donna lo convoca nel suo appartamento e, con un misto di ritrosia e di sincerità, decide di raccontargli ciò che oltre venti anni prima aveva vissuto, nell’arco di una sola indimenticabile giornata e di cui non aveva mai osato parlare a nessuno. Lo spunto viene dalla giustificazione che l’io narrante aveva espresso nei confronti di Henriette e della sua fuga, e questo darà il via al lungo racconto di Mrs C., coinvolta, quasi suo malgrado, in un’avventura quasi impensabile per la rigida morale del tempo, di cui lei stessa ancora oggi, dopo tanto tempo, non sa darsi ragione né pace. Troverà nel suo interlocutore un estraneo, ma deciso ad ascoltarne e comprenderne le ragioni. L’incontro con un ragazzo dell’età dei figli della nostra eroina, ad un tavolo da gioco nel Casino di Montecarlo, è descritto da Zweig con un’efficacia da grande scrittore: lei è colpita soprattutto dalle mani del giocatore, bellissime, affusolate, curatissime, ma capaci di trasformarsi in un attimo in artigli rapaci, quando la pallina d’avorio della roulette sembra raggiungere il numero puntato. Il giovane in realtà sta perdendo al tavolo verde tutti i suoi averi: il suo viso è una maschera disperata, le sue mani contratte esprimono un’inaudita sofferenza, alla quale la donna crede di poter mettere un freno, convinta che per lui non resti che il suicidio.
Lascio ai lettori la suspense che permea tutto il racconto, soffermando la mia attenzione su un linguaggio raffinato, incisivo, in grado di cogliere tutte le sfumature dei sentimenti che in poche ore pervadono i due protagonisti. Pietà, passione, rabbia, disperazione, sconcerto, stupore, angoscia, sensualità, sentimenti e sensazioni drammatiche si alternano con rapidità e danno al racconto un ritmo incalzante, mentre la pioggia battente, il sole sfolgorante, una chiesa di campagna, l’interno affollato e infernale del Casino fanno da sfondo alla narrazione, che trova un giusto complemento nell’edizione curata dalla casa editrice Donzelli nelle originalissime tavole dell’artista Federico Maggioni. Le pagine dedicate alle mani, che costituiscono l’oggetto-chiave dell’intero racconto, accompagnano la narrazione rendendo quasi cinematografica la sequenza delle immagini della diversa postura di quelle dita, ora rapaci, ora artigliate, ora mollemente sensuali. Parole e immagini diventano un tutt’uno, rendendo ancora più coinvolgente un racconto originale che si mostra di grande modernità. Il rimando al racconto di Dostoevskji “Il giocatore” è doveroso, tanto per l’ambientazione del racconto quanto per le sue implicazioni etiche.
24 ore nella vita di una donna
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