In attesa della ricorrenza del 1° maggio vi proponiamo un percorso di lettura a tema per riflettere più approfonditamente sul significato che la parola “lavoro” sta assumendo nella nostra contemporaneità.
Il lavoro in letteratura
In passato grandi romanzi hanno denunciato la condizione di alienazione cui spesso il lavoro conduce. Basti pensare a capolavori come La chiave a stella, l’opera prima di Primo Levi pubblicata nel 1978 che vinse il premio Strega, o La vita agra di Luciano Bianciardi (1962).
Uno sguardo più approfondito alla nostra letteratura contemporanea ci permette di capire che anche la narrazione del lavoro sta cambiando impercettibilmente. Molti libri si stanno interrogando, di recente, sul ruolo che il lavoro riveste nella vita dell’uomo del XXI secolo.
È senza dubbio l’azione predominante nella vita di ciascuno: l’attività lavorativa full-time occupa spesso il 70% o l’’80% delle nostre giornate e richiede il dispendio della maggior parte delle nostre energie. Oltretutto, con il trascorrere del tempo, l’attività lavorativa è andata a legarsi sempre più al concetto di “realizzazione personale” alla quale sembra essere intrinsecamente collegata. Nella società contemporanea il lavoro non è più ridotto alla mera sussistenza. Non “si lavora per vivere” ma per realizzarsi, e questo può condurre al terribile ribaltamento: il paradosso di “vivere per lavorare”.
Cosa significa la parola “lavoro” nel mondo attuale? Per capirlo è utile rivolgersi alle narrazioni contemporanee.
I libri di oggi parlano del lavoro legandolo ad altri significati, quali “sfruttamento” , “workaholism” (ovvero la cosiddetta “dipendenza dal lavoro”, Ndr), “sindrome di burn-out” e altro ancora. La letteratura da sempre fa luce sugli aspetti più disturbanti della vita, quelli che solo attraverso la parola scritta trovano il corretto margine d’espressione riuscendo così ad avere voce e fiato e ad acquistare un margine di senso.
Scopriamo dunque 5 narrazioni contemporanee dedicate al mondo del lavoro e alle condizioni dei lavoratori.
1. Il mondo deve sapere di Michela Murgia
Il mondo deve sapere (Einaudi, 2007) è il libro d’esordio di Michela Murgia dal quale è stato tratto il meraviglioso film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti con Isabella Ragonese e Sabrina Ferilli.
Il romanzo si basa su un’esperienza autobiografica vissuta in prima persona dalla scrittrice.
Nel gennaio 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice di un’aspirapolvere da tremila euro. Mentre, per trenta interminabili giorni, si specializza nelle tecniche del “telemarchètting” e della persuasione occulta della casalinga ignara, l’autrice apre un blog dove riporta quel che succede nel call center. Viene alla luce così uno scenario grottesco fatto di metodi motivazionali, raggiri psicologici, castighi aziendali, che dà vita alla rappresentazione di un metodo di lavoro dai ritmi folli e mostruosi.
Una parodia - a volte divertente, altre no - del contemporaneo.
Il mondo deve sapere
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2. Acciaio di Silvia Avallone
Dopo una laurea in filosofia a pieni voti, provata dall’incertezza dovuta al conseguente stato di disoccupazione, Silvia Avallone (classe 1984) decise di buttarsi a capofitto nella scrittura cercando nella parola scritta una forma di risarcimento. Ne nacque un romanzo d’esordio coraggioso Acciaio che è anche il più fedele ritratto della classe operaia italiana del XXI secolo, troppo spesso dimenticata dalla grande narrativa. Il libro arrivò secondo classificato al Premio Strega guadagnandosi un successo inatteso per un’esordiente. Nel 2010 vinse il “Premio Campiello Opera Prima”.
Recensione del libro
Acciaio
di Silvia Avallone
Nel suo libro d’esordio Avallone racconta, attraverso gli occhi di due adolescenti, un’Italia in cerca d’identità e di voce, aprendo uno squarcio su un’inedita periferia operaia. Parla delle acciaierie di Piombino e del duro lavoro che spacca la schiena nel cuore di un’enorme fabbrica e spesso spezza anche la vita.
Acciaio
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3. Stupore e tremori di Amélie Nothomb
Stupore e tremori (Voland, 2017) è un romanzo della scrittrice belga Amélie Nothomb pubblicato nel 1999 e da lei stessa definito autobiografico. Il libro vinse il Grand Prix du roman dell’Académie française.
La trama narra un capitolo vero e autentico della vita dell’autrice, quando la giovane Amélie riuscì a trovare impiego in un’importantissima multinazionale giapponese, la Yumimoto. Realizza così il sogno di tornare a vivere nel paese d’origine. L’incapacità di adeguarsi allo spietato automatismo di "una delle aziende più grandi dell’universo" la porterà però a subire, in un crescendo di umiliazioni, l’esperienza di una terribile discesa agli inferi. Unica luce, l’altera bellezza di Fubuki Mori, la sua superiore. Ma la bella Fubuki si rivelerà la più sadica e spietata delle aguzzine.
Dal libro è stato tratto il film omonimo del 2003 con protagonista Sylvie Testud, disponibile su Netflix.
Stupore e tremori
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Recensione del libro
Stupore e tremori
di Amélie Nothomb
4. La valle oscura di Anna Wiener
Il memoir di Anna Wiener, La valle oscura (Adelphi, 2020), ci apre uno spaccato sulla vera realtà della Silicon Valley. Questo luogo mitico dove gli spazi di lavoro sono disegnati come appartamenti, e gli appartamenti come spazi di lavoro.
Stanca di una vita di precariato nell’editoria, la venticinquenne Anna Wiener decide di affacciarsi sul florido mondo delle start-up in cerca di una carriera professionale gratificante.
Dopo cinque anni di lavoro nella mitica Silicon Valley, Wiener decide di fuggirne: questo libro è il racconto della sua fuga.
Da quando è uscita dalle logiche e dai perversi meccanismi imperanti in quel luogo dorato eppure inquietante ha deciso di scrivere questo diario-memoir, che ha assunto la forma di una preziosa testimonianza sui nuovi lavori digitali. Ci svela l’universo invisibile di Internet, un mondo dominato dall’ossessione per il profitto, l’efficienza e la performance che tende a cancellare tutto ciò che è umano.
La valle oscura
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5. Non è questo che sognavo da bambina di Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio
Non è questo che sognavo da bambina (Garzanti, 2021) è un libro scritto a quattro mani dalle autrici esordienti Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio che ci offrono il più compiuto ritratto di cosa significhi affacciarsi al mondo del lavoro al giorno d’oggi. Le protagoniste del romanzo sono neolaureate, fuorisede, precarie: un’etichetta che potrebbe applicarsi a migliaia di giovani che oggi si trovano a che fare con stage sottopagati e lavori frustranti.
La trama vede al centro la storia dello stage della protagonista, Ida, in una grande agenzia di comunicazione milanese. Si racconta cosa significa diventare adulti oggi: le relazioni finite ancora prima di cominciare, il senso di impotenza di fronte a un sistema lavorativo precario e ingiusto, la frustrazione di vivere in una città difficile come lo è una grande metropoli.
Non è questo che sognavo da bambina
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Conoscevate qualcuno di questi romanzi? Cosa pensate del mondo del lavoro che viene descritto in queste pagine, secondo voi riflette la realtà attuale? Vi aspettiamo nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 5 libri sul lavoro da leggere per il 1° maggio
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