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Storia della bambina perduta. L'amica geniale (Vol. 4): maturità, vecchiaia Copertina flessibile – 29 ottobre 2014
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa451 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni13.6 x 3.4 x 21.1 cm
- EditoreE/O
- Data di pubblicazione29 ottobre 2014
- ISBN-108866325511
- ISBN-13978-8866325512
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Descrizione prodotto
Dalla quarta di copertina
Dettagli prodotto
- Editore : E/O; 1° edizione (29 ottobre 2014)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 451 pagine
- ISBN-10 : 8866325511
- ISBN-13 : 978-8866325512
- Peso articolo : 489 g
- Dimensioni : 13.6 x 3.4 x 21.1 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 15,829 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Nonostante questo sia il quarto libro che leggo su Elena e Lila, ancora non riesco ad inquadrare quest’ultima. L’ho amata e odiata nel corso dei vari romanzi, ma senza mai riuscire a comprenderla interamente. In effetti, Lila ci viene raccontata attraverso le parole di Elena, perciò l’impressione che ne passa è filtrata dalle sue parole e tale è il coinvolgimento e l’immedesimazione nella protagonista che come lei siamo continuamente affascinati e perplessi dal carattere profondo e contraddittorio dell’amica.
Nei precedenti titoli Lila era quasi un fantasma: presente, ma al contempo lontana. Elena l’aveva distanziata ed era impegnata a costruirsi un nome come scrittrice, a curare la famiglia e a dedicarsi ad un amore di vecchia data. In Storia della bambina perduta, Lila torna ad essere di fondamentale importanza per lei: la sostiene durante la rottura con Nino, l’aiuta a prendersi cura delle bambine, in particolare della piccola Imma, e la incita a scrivere. Elena dal canto suo ha bisogno di sostegno: ha perso la famiglia, l’amore della sua vita e la fiducia in se stessa. Lila l’aiuterà a ricostruirsi e insieme daranno nuova vita alla loro amicizia, caratterizzata dalla maternità condivisa e dalla lotta comune contro la malavita del rione.
Il rapporto fra Elena e Lila cambia e si evolve nel corso dell’intera serie, ma termina con un finale dolce amaro. Personalmente sono rimasta insoddisfatta: avrei voluto qualcosa di diverso che mi trasmettesse le stesse emozioni e la stessa nostalgia dei primi volumi. Quello che rimane in Storia della bambina perduta è un ricordo di qualcosa che è stato.
Credo che questa progressiva perdita di trasporto nella narrazione sia metaforicamente la perdita di Lila all’interno della vita di Elena. Non tanto dal punto di vista pratico, quanto spirituale. Lila ha sempre affascinato e in qualche modo sopraffatto Elena. Nel momento in cui questo suo potere si indebolisce e viene meno anche le conseguenze sulla scrittura della protagonista ne risentono.
Assistiamo al riavvicinamento, ma anche alla separazione definitiva delle due amiche. Ormai entrambe anziane tutto ciò che rimane di loro è la narrazione di una Elena stanca, svuotata e rassegnata a quel che la vita riserva e non risparmia.
"C’entriamo sempre e soltanto noi due: lei che vuole che io dia ciò che la sua natura e le circostanze le hanno impedito di dare, io che non riesco a dare ciò che lei pretende; lei che si arrabbia per la mia insufficienza e per ripicca vuole indurmi a niente come ha fatto con se stessa, io che ho scritto per mesi e mesi e mesi per darle una forma che non si smargini, e batterla, e così a mia volta calmarmi."
1) La chiusura. Dopo avere descritto appassionatamente quasi ogni singolo giorno della vita delle protagoniste fino ai loro 40 anni circa, l'autrice ti conduce agli oltre 60 anni in poche pagine. Nulla di male, non poteva durare all'infinito e soprattutto magari non c'era più nulla da approfondire. Ma allora bisognava sorvolare, sfumare, appena accennare alle ramificazioni delle vite delle figlie/mariti/amanti/parenti, tenendo il focus sulla fine del rapporto tra le due amiche. Accennare a particolari come la nascita dei nipoti / la nuove nozze dell'ex-marito / le morti dei vari congiunti ed amici per poi non approfondirli in relazione al rapporto tra le due amiche per me è superfluo.
2) Molto inverosimile ho trovato la vicenda della gestione del rapporto tra Elsa e Rino. Una nonna, una mamma nella mia opinione mai avrebbero accettato e gestito con tanta naturalezza e fin dall'inizio un rapporto di quel genere per una quindicenne. Sarò perbenista, ma lo ho trovato davvero fuori luogo. A quale scopo poi?
3) Una volta che la direzione a Torino della casa editrice ha avuto termine, Elena finalmente va a spasso serena con Labrador al parco del Valentino. Questo finale mette definitivamente ed ingenerosamente da parte non lo sfondo, ma il motore vero delle vicende della loro amicizia, ossia la città di Napoli. Quello che è successo, quello che è stato raccontato e come è stato raccontato, perfino il successo professionale di Elena, è legato a Napoli e discende dalla peculiarità di questa città. Un'altra ambientazione per me non avrebbe reso possibile questo romanzo. A mio parere, quindi, sarebbe stato più giusto un finale in cui Elena, al termine della sua vita lavorativa, va a spasso serena col Labrador alla villa Floridiana o al parco Virgiliano.
Si leggono di un fiato, luoghi conosciuti, pezzi di storia italiana vissuti dall'adolescenza fino ad ora, gioie e dolori di persone reali che possono essere i miei, sogni e speranze di un'intera generazione finiti nel buio. Poi sentimenti profondi, contrastanti che raccontano umanità diverse e nello stesso tempo uguali.
Grazie per gli spunti di riflessione e soprattutto per le emozioni.
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L'ultimo libro della saga mi è piaciuto di più del terzo. Mi sono letta l'ultimo volume con molto piacere, sebbene avrei preferito un finale più accattivante.