A bocce ferme
- Autore: Marco Malvaldi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2018
I vecchietti del Bar Lume sono ormai divenuti delle star televisive, e quindi ho letto quasi per dovere l’ultimo romanzo di Marco Malvaldi, A bocce ferme, ritenendolo un’inevitabile ripetizione di ambienti troppo noti. Sbagliavo. Questo ultimo libro della serie è assolutamente delizioso, imperdibile.
Gli scoppiettanti ed esilaranti dialoghi in dialetto pisano dei diversi protagonisti, la mescolanza di registri alti a quelli più tipici del vernacolo da bar, con annessa sala biliardo, ne fanno una narrazione che, al di là della trama gialla, peraltro ottimamente costruita, lascia il lettore curioso e divertito, colpito anche dalla intelligenza dell’impianto narrativo.
Il solito Massimo, “barrista” intelligente e capace di sottili ragionamenti deduttivi, la bella Tiziana, socia, formosa ma con la testa sulle spalle, la poliziotta Alice, fidanzata di Massimo e intraprendente membro delle forze dell’ordine, il muscoloso banconista che comunque ha sempre un suo ruolo. La vicenda oggetto della narrazione è un oscuro episodio avvenuto nel maggio 1968. Un delitto rimasto impunito, quello che aveva ucciso a bruciapelo Camillo Luraschi, un importante imprenditore della zona proprietario di una ditta farmaceutica, minacciato per motivi politici da una testa calda, l’attivista Carmine Bonci, la cui colpevolezza però non fu dimostrata. Lui comunque era stato emarginato e si era allontanato da Pineta.
Ora muore l’ erede e figlio adottivo del Luraschi, Alberto Corradi, che lascia in eredità l’azienda all’unico figlio Matteo, giovane e brillante promessa della politica locale, ma nel testamento dichiara di essere lui l’assassino di Luraschi. Dunque suo figlio non può ereditare perché un assassino confesso non può essere titolare di un patrimonio. Da qui parte l’intreccio di ritorno al passato e di consapevolezza che la verità deve essere ancora ricercata, tanto più che altri delitti si susseguono.
Naturalmente il set di tutto il plot è il Bar Lume, dove i quattro, Ampelio, Aldo, Rimediotti e Pilade a forza di insulti, battutacce, prese in giro e scambi di accuse finiscono per supportare Massimo, che è il vero detective di queste divertenti , irriverenti e torbide storie di provincia. Un’ottima ricostruzione storica e di costume del ’68, in chiave un po’ grottesca, rende questo romanzo particolarmente vivace e pieno di spunti intelligenti che fanno riflettere un po’ amaramente sul nostro presente. Interessante lo studio che Marco Malvaldi fa delle forme dialettali, del loro uso nello scritto e nel parlato, dell’importanza degli accenti e dell’intonazione nei dialoghi, nelle battute, nelle diverse esternazioni dei personaggi così abilmente costruiti:
- De’ – disse Ampelio.
Da queste parti il monosillabo in questione può avere uno spettro di significati pressoché auto completo, a seconda di come lo si pronuncia, e riflette il bisogno ancestrale dell’essere umano di dire qualcosa anche quando non c’è veramente bisogno di dire niente.
A bocce ferme è un libro da regalare, consigliato a chi vuole divertirsi con una lettura intelligente.
A bocce ferme
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