A qualcuno piace scorretto. Per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1969)
- Autore: Gianfranco Manfredi
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: DeriveApprodi editore
- Anno di pubblicazione: 2022
Negli anni del lungo Sessantotto ha enucleato, da cantautore, i tic del rivoluzionario-tipo. Quindi, nel romanzo Magia rossa, traghettato industrialismo, anarchismo e scapigliatura in ambito visionario, con tanto di idoli animati, morti viventi e automi assassini. E ancora, con Magico vento, condotto il topos realista del western a fumetti alle dimensioni sovrannaturali dell’orrore. E mi fermo a tre esempi, perché il succo del discorso è questo: tutto si può dire di Gianfranco Manfredi tranne che deroghi dal suo essere artista di genere plurale e un filino finanche sperimentativo. Cantautore-saggista-romanziere-fumettista-sceneggiatore inidoneo alle categorizzazioni, se non ne sa lui di alterità creativa allora forse non ne sa nessuno.
Da chi se non da Manfredi potevamo aspettarci insomma un saggio di dimensione extra large sulle provocazioni letterarie tra Ottocento (seconda metà) e Novecento (idem)? Si intitola per esteso A qualcuno piace scorretto. Per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1969) (DeriveApprodi, 2022) e piuttosto che letto e basta, andrebbe probabilmente studiato con il rispetto che merita.
La disamina è minuziosa: trenta opere narrative di ampia circuitazione, accomunate dal filo rosso della devianza innovativa rispetto agli statuti di riferimento. Anche se di taglio oggettivo, mi viene da inquadrare i contenuti del volume come paradigmatici della poetica libertaria e "a briglie sciolte" manfrediana. Rispetto ai consolidati settori di appartenenza, i “provocatori letterari” arruolati per il suo testo risultano portavoci di un coraggio, di uno spiazzamento tematico coincidente con l’innovazione e la dettatura di nuovi canoni espressivi. Tra le pagine del libro si spiegano in questo modo la presenze del Verne utopico-distopico de I 500 milioni della Bégun (1879), quella di un ardito E.M. Forster che con Maurice (1913-1914) asseconda le suggestioni dell’innominabile vizio dei greci. Di Raymond Radiguet e le sue variazioni sul tema dell’amore col Diavolo in corpo (1923). Di Aldous Huxley del Mondo nuovo (1932) così lontano e così vicino all’antipsichiatria di Ken Kesey di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1962) (in entrambi i romanzi si tratta pur sempre di controllo di corpi e menti).
Anche nella circostanza minimizzo alquanto, limitandomi a un accenno di ciò che troverete dentro e fuori le righe di questo lavoro dettagliato, che incede per analisi, raffronti, critiche (toglietevi dalla testa un Manfredi supino-indulgente verso gli autori che tratta), richiami, citazioni, restituiti attraverso obiettivi autonomi, segno dello sguardo personale dell’autore. Rifletta e si esprima su fantascienza, romanzi erotici, opere sperimentali, di denuncia (e quant’altro), si evince in Gianfranco Manfredi un bagaglio culturale poderoso, e una curiosità letteraria puntata verso il nuovo di ogni epoca, pure. Gli esiti sono ottimi e l’ultima parola è la sua: uno stralcio di teoria e prassi sui concetti di correttezza e scorrettezza espressive ai giorni nostri:
“I parametri di correttezza non sono soltanto indicati dalle accademie, sono vincoli allo scrivere che si esprimono assai concretamente in processi di selezione del pubblicabile, di limitazioni e di censure, di punizione ai trasgressori di questo codice. Eppure, nella società di massa, i cambiamenti delle condizioni di vita, l’azione dei soggetti sociali, il mutare della mentalità, rendono tale controllo sempre più precario. L’allargarsi stesso a sempre nuove fasce di lettori, e su scala globale, del mercato editoriale, implica continue e progressive scorrettezze, anzi sotto questo punto di vista, la scorrettezza può diventare un paradigma, e creare un paradosso: diventare la forma estrema della correttezza. Se non sei scorretto non puoi aderire alla rapidità dei mutamenti, se non sei scorretto non crei nuovo mercato, se crei un prodotto corretto ma desueto esci dal mercato.” (pag. 6)
A qualcuno piace scorretto. Per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1969)
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