Il 23 novembre è scomparsa a Roma all’età di 102 anni Topazia Alliata, madre di Dacia Maraini e moglie dello studioso Fosco Maraini. I funerali si sono svolti stamattina alle 11 nella Basilica di Santa Maria in Piazza del Popolo a Roma. Pittrice, scrittrice, gallerista, grande viaggiatrice, Topazia Alliata verrà tumulata giovedì a Casteldaccia in provincia di Palermo, dopo un commiato previsto alle 12 nella sala del Comune.
“Ancora adesso, ho il bisogno di sentirmi libera. Non le dico quando ero giovane: la libertà era la scossa elettrica che accendeva la mia città interiore”.
Queste parole pronunciate in una delle sue ultime interviste (con Antonio Gnoli apparsa su Repubblica del 17 novembre 2014) meglio definiscono la personalità di Topazia Alliata di Villafranca, nata a Palermo il 5 settembre 1913, figlia del principe Enrico Alliata di Villafranca, duca di Salaparuta, membro della nota famiglia aristocratica siciliana Alliata di origine toscana, proprietario dei vini “Corvo” e ultimo signore delle cantine di Casteldaccia. Da sottolineare che il Duce Enrico, scevro da qualsiasi pregiudizio, sarebbe riuscito a far iscrivere la figlia alle lezioni della Scuola libera del Nudo. La madre di Topazia era l’aristocratica Sonia Maria Amelia de Ortuzar Ovalle de Olivarez, figlia di un diplomatico cileno. La giovane Topazia, detta “Topsy”, aveva assorbito da subito gli stimoli intellettuali e cosmopoliti provenienti dalla sua aristocratica e antichissima famiglia, ma i confini dell’isola alla ragazza erano subito sembrati stretti. Dopo essersi iscritta all’Accademia delle Belle Arti di Palermo, “con me, al corso, c’era anche un giovane: Renato Guttuso” che si sarebbe innamorato di lei, aderito a un movimento pittorico d’avanguardia ed esposto quadri, era stato nel 1932 a Firenze che Topazia ebbe l’incontro che le cambiò la vita. Fosco Maraini, figlio dello scultore Antonio, ticinese (uno dei fondatori della Biennale di Venezia), e della scrittrice Yoi Crosse, non era ancora diventato uno dei più grandi studiosi del Novecento, ma Topazia, promessa dalla famiglia a un nobile britannico, nel 1935 aveva deciso di sposare il futuro etnologo, orientalista, alpinista e fotografo.
Nell’Introduzione al libro fotografico di memorie Love Holidays. Quaderni d’amore e di viaggi (Rizzoli 2014), che raccoglie i quaderni in forma originale redatti da Fosco Maraini e Topazia Alliata tra l’agosto del 1934 e il settembre del 1935, Dacia Maraini ricorda i genitori, lei “refrattaria a tutte le regole e a tutte le tradizioni”, lui “dalla faccia un po’ mongola, gli occhi stellati” i quali si erano divertiti in sella alla motocicletta a girare l’Italia degli anni Trenta. Questi giovani entrambi intellettuali, affascinanti, eleganti e anticonformisti che avevano osato vivere insieme prima del matrimonio e avevano inventato un lessico particolare, scelta linguistica istintiva scaturita da quell’intreccio di culture con lingue lontane tra loro, con il quale Fosco e Topazia avevano familiarizzato fin dalla nascita, alla fine del 1938 avevano scelto di lasciare il loro paese di origine con Dacia piccolissima, per andare a vivere per un determinato periodo in Giappone. Fosco Maraini aveva vinto una borsa di studio: studiare gli Ainu, una popolazione del nord del Giappone. Fino allo scoppio della II Guerra Mondiale la vita a Hokkaido era stata serena, allietata dalla nascita delle altre due figlie Toni e Yuki. Dopo l’8 settembre del ’43 il governo giapponese aveva chiesto alla coppia un giuramento di fedeltà alla Repubblica di Salò, ma Fosco e Topazia si erano rifiutati. Trattati come spie al servizio del nemico, furono arrestati e internati per due anni in un campo di concentramento alla periferia di Nagoya. Per quel piccolo gruppo formato da una quindicina di italiani si aprì “un incubo al quale non eravamo preparati”, ricordava la Alliata. Dopo la guerra, nel 1946, la Alliata era tornata in Sicilia, a Bagheria, e con la famiglia si era trasferita a Villa Valguarnera. Alla morte del padre, Topazia gli succedette alla guida delle cantine di Casteldaccia. Ricordiamo che Topazia Alliata è stata la creatrice del vino “Colomba platino”, un bianco ancora oggi prodotto con il marchio “Corvo”. L’azienda fu venduta nel 1959. Separatasi dal marito nel 1955, Topazia si stabilì a Roma, dove nel 1959 aprì una galleria d’arte a Trastevere, la “Galleria Topazia Alliata”, dove esponeva quadri di pittori dell’avanguardia. Donna bellissima dai molti estimatori, nel 1931 durante un viaggio a Parigi insieme alla madre aveva conosciuto Picasso, Modigliani e Paul Guillaume, gallerista e collezionista, antesignana, l’invito di nozze al matrimonio Alliata/Maraini era stato disegnato da lei stessa ritraendosi di spalle, nuda, insieme a Fosco. Topazia Alliata ha attraversato un intero secolo con curiosità, sensibilità e intelligenza grazie anche alla sua “invidiabile memoria”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio a Topazia Alliata, memoria del Novecento
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