Adesso l’animalità
- Autore: Leonardo Caffo
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
“Adesso l’animalità” è il breve saggio filosofico di Leonardo Caffo, pubblicato nell’aprile 2013 da Graphe.it nella collana Parva. L’opera è frutto di una sapiente rielaborazione di due articoli già pubblicati altrove ed è dedicata “agli insetti”.
L’autore ci conduce per mano ad effettuare un’accurata indagine sull’animalità. Fondamentali diventano domande quali: cosa significa essere animali? Cosa vuol dire esserlo, prima ancora di essere umani? E soprattutto, cosa abbiamo fatto agli animali per pensarci “altro da loro”? Classificare è sempre un atto violento, ci spiega Caffo, perché chi lo fa si ritiene superiore. Quindi, non partiamo solo dal presupposto che gli animali siano “altro da noi”, ma ciò che abbiamo causato loro è eterno. Noi stiamo uccidendo, come se creassimo la vita per distruggerla. Ragionare sull’animalità significa ragionare su quell’umanità che vorremmo diventare, per questo appare tanto importante. L’umanità che vive “schiacciando” dovrebbe tornare invece alla “bestialità” che spera di essere diversa in qualcosa. È l’unico modo per salvarsi da quell’insostenibile leggerezza che rappresenta il “mattatoio animale”.
L’uomo ha fatto molti errori, racconta l’autore. In primis, una discriminazione linguistica e deontologica, quando ha inteso gli animali come un’unica categoria omogenea; e poi nel pensare che tutto dipenda dal suo giudizio. La filosofia diventa quindi, in questo saggio, un modo alternativo per parlare della realtà. Nell’essere umano vi è la volontà di comprendere cosa siano gli “altri animali”, ma in lui alberga la presunzione che essi siano un termine di paragone volto a rinforzare la perfezione umana. In realtà, noi rifiutiamo il nostro “essere animali” e così si arriva alla teoria dello “specismo”, termine coniato nel 1970 dallo psicologo britannico Richard Ryder, secondo cui l’attribuzione di un diverso valore agli individui viene data in funzione alla loro specie di appartenenza.
Tutto ciò che è rudimentale diviene interessante, perché ogni animale è, così come l’essere umano, unico e irripetibile. Bisognerebbe quindi, suggerisce l’autore, abbandonare ciò che ci rende umani per rientrare nella categoria dell’animalità. Affidandoci a ciò che dice la filosofia zen, occorre smettere di pensare l’animale come “altro” e considerarlo una nostra estensione. La ragione, quindi, secondo quanto affermato, risulta inadatta e il mondo appare scorretto, ma l’uomo possiede la facoltà di cambiare, secondo il libero arbitrio.
Si avverte una forte rivendicazione all’animalità e all’abbattimento di quei “recinti” che l’uomo continua a costruire e al di qua dei quali si è barricato. La vera metamorfosi, tanto attesa, consiste nel diventare noi stessi animali. Attraverso la violenza è come se avessimo creato una sorta di inferno. Per far tornare il bene, che è il fine di tutto, bisogna sconfiggere prima il male. È quindi necessario cambiare attraverso la ragione.
“Questo non è un percorso utopistico, e non è la strada maestra verso il bene. In questo inferno non ci è dato sapere cosa sia il bene, perché il male ne ha coperto ogni manifestazione”.
Ovviamente noi non vedremo mai la fine della storia, ma il nostro scopo è lasciare tracce. Solo così potrà prendere vita una nuova generazione e solo così si potrà parlare di educazione.
“Adesso l’animalità” è un saggio davvero interessante, che consiglio agli appassionati del genere. Conditio sine qua non: avere almeno un minima “infarinatura” di filosofia, altrimenti, certi concetti potrebbero sfuggire.
Adesso l'animalità
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