Aforismi, novelle e profezie
- Autore: Leonardo da Vinci
- Genere: Classici
- Categoria: Saggistica
Gli aforismi e le sentenze degli uomini illustri sono fiaccole accese nel nostro cammino; riescono a ravvivare la nostra luce interiore, per comprendere meglio la vita e i suoi quesiti. Sono sempre benvenute. Ho in libreria quelle di Leonardo da Vinci che fu, è notorio, oltre che artista, geniale autodidatta, scienziato, medico, ingegnere meccanico e aeronautico, musicista, astronomo, botanico, geologo, meteorologo... non si finirebbero di enumerare le sue competenze se dovessimo elencarle tutte. Fu anche scrittore prolifico, segreto e a lungo ignorato. Ecco un bel compendio dei suoi pensieri: Aforismi, novelle e profezie, da me letto nei tascabili economici Newton (1993, pp. 95) con un’ottima introduzione di Massimo Baldini, studioso e docente in molte università italiane, a Bari, Siena, Perugia e alla “Sapienza” di Roma ordinario di Storia della Medicina.
Leonardo alla corte milanese di Lodovico il Moro si dimostra squisito uomo di corte, capace di far sorridere, intrattenere e molto pensare.
"Chi poco pensa molto erra" ammonisce, e nota: "La verità sola fu figliola del tempo", ben sapendo quanto il "mainstream", diremmo oggi, l’opinione corrente, sia un abbaglio, un’illusione.
Non si mostra mai compiacente verso il potere. Volge in pietosa ironia il dolore e i colpi fatali del destino. Sa che la natura è culla di ogni sapienza:
“La natura è piena d’infinite ragioni, che non furon mai in isperienzia.”
Accoglie la filosofia umanistica e rinascimentale neoplatonica del “tutto in tutto”, che sarà il cardine del pensiero di Giordano Bruno, ed è pure uno dei principi della fisica quantistica attuale, la meravigliosa esperienza dell’“entanglement”, connessione cosmica delle particelle:
“D’ogni cosa la parte ritiene in sé della natura del tutto.”
Nelle favole vediamo il suo immenso amore verso gli animali, le cui sofferenze divengono metafora delle sofferenze umane.
È anche sottile pedagogo, quando scopre il desiderio paragonato al cibo, quale fonte del conoscere:
"Siccome il mangiare sanza voglia fia dannoso alla salute, così lo studio sanza desiderio guasta la memoria, e no’ ritiene cosa ch’ella pigli.”
L’anima è immortale e incorruttibile, ma nel suo manifestarsi risente della corruzione del corpo:
“L’anima mai si può corrompere nella curruzion del corpo, ma sta nel corpo a similitudine del vento ch’è causa del sono de l’organo, che guastandosi una cana no’ resultava per quella, del vento buono effetto.”
Le visioni sono continue e vive, il suo meditare è immaginifico.
Che valore dà ai sensi?
“I sensi sono terrestri, la ragione sta for di quelli quando contempla.”
L’esperienza senza contemplazione è dunque nulla.
La salute e armonia dei 4 elementi vitali e dei 4 temperamenti, secondo Ippocrate:
“Medicina è ripareggiamento de’ disequalati elementi; Malattia è discordanza d’elementi fusi nel vitale corpo.”
Pone la matematica in testa a tutte le scienze:
“Non mi legga chi non è matematico nelli mia principi.”
Qui troviamo affinità con Platone, che disse: “Dio geometrizza sempre”.
La sua concezione dell’uomo e della vita è pessimista:
“Facciàno nostra vita coll’altrui morte.”
Eppure non si ferma al concetto ufficiale di "peccato originale" come origine del male sulla terra e nella società. Riguardo a ciò, interroga la Natura, vivendola come individuo cosmico, allo stesso modo di Leopardi, anticipandolo di secoli:
"O natura instanccurata (trascurata, nota del curatore), perché ti se’ fatta parziale, facendoti ai tuoi figli d’alcuni pietosa e benigna madre, ad altri crudelissima e dispietata matrigna? Io veggo i tuoi figlioli esser dati in altrui servitù sanza mai benefizio alcuno; e in loco di remunerazione de’ fatti benefizi, esser pagati di grandissimi martiri; e spender sempre la lor vita in benefizio del suo benefattore.”
Leonardo, quasi monaco zen, pone una domanda, un "Koan", indovinello filosofico, lasciando a noi posteri il compito di trovare risposta alla teodicea. Interpella il Creatore (“Deus sive Natura” Dio ovvero la Natura come disse poi Spinoza?) alla maniera di Giobbe. Siamo a un passo dallo gnosticismo, al Dio "Abraxas" di Basilide (secondo secolo d. C.) in cui convivono bene e male, necessari al dispiegarsi del manifestato; a un passo dal pensiero junghiano con un Dio infinitamente luminoso, poggiante su una necessaria infinita tenebra.
Leonardo forever! La sua luce non tramonterà nei secoli.
Aforismi, novelle e profezie
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