Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi sull’età
- Autore: Lidia Ravera
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2023
Quando ho iniziato questo libro Age Pride (Einaudi, 2023), in realtà, non sapevo bene cosa aspettarmi. Definito come un “saggio sulla Terza età” mi ci sono avvicinata per caso, un po’ intimorita e un po’ interessata per l’argomento ora più che mai attuale.
Ciò che effettivamente ho trovato tra queste pagine, al di là di uno stile avvolgente, però è del tutto inaspettato.
Innanzitutto bisogna dire che no, non è un saggio.
Dopo aver terminato la lettura ho cercato il titolo su Internet pensando di raccogliere qualche informazione in più su questa uscita per la mia recensione. Invece, un po’ a sorpresa ho trovato decine di commenti in cui la critica verte sul fatto che come saggio lascia a desiderare. Il fatto è che... non si tratta proprio di un saggio!
Lidia Ravera con Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi sull’età ha confezionato un’opera che raccoglie i propri pensieri su questa stagione della vita e nel farlo cerca di spingere le lettrici - il testo innegabilmente si rivolge in modo più forte alle donne - a rivalutare questa fase senza paure e pressioni.
La struttura stessa del testo è tipica di una raccolta di opinioni personali, pensieri, riflessioni, accompagnati da alcune informazioni estemporanee e da vissuti dell’autrice stessa.
Il centro del testo è tutto femminile: “le donne e la vecchiaia”, potrebbe essere il sottotitolo. Lidia Ravera si preoccupa di raccontare i pregiudizi di un Paese - l’Italia - che invecchia sempre di più, ma non si occupa di questa fetta preminente di popolazione. La critica è un po’ sempre la stessa: la nostra società è troppo concentrata sull’apparire, troppo interessata a ricercare il bello, il giovane, il nuovo per non provare paura del vecchio, anziano, potenzialmente ritenuto “brutto”.
A tratti, però, la narrazione diventa ridondante, si gira intorno sempre allo stesso punto senza darne in realtà una visione personale, originale e differente. Alle volte poi ci si sente un po’ infastiditi da questa visione cupa, negativa che aleggia in ogni pagina.
Insomma, è davvero possibile che in un libro in cui si raccolgono pensieri sull’invecchiare, non si riesca a trovare un argomento che getti un po’ di luce positiva?
Ravera cita alcune affermazioni di altri autori e di persone comuni sul tema: tutte sottolineano l’inadeguatezza, la paura della vecchiaia e il peso che la società impone a riguardo. Però, visto che l’invito è quello di non farsi spaventare da questa visione, si poteva magari raccogliere anche qualche incoraggiamento, qualche frase positiva sul tema. Forse era possibile fare una critica ai nostri giorni senza per forza cadere in un cinismo così radicale?
Infine, concordo anche io con chi sottolinea come in questo libro manchi un riferimento agli uomini che sia davvero utile. È vero, il target sono le donne e sono loro a sentire di più il peso della società riguardo il passare degli anni, ma davvero non c’è nessun uomo che possa provare lo stesso? Davvero per parlare di una tema caro alle donne si deve per forza cancellare l’ipotesi che questo sia comune anche agli uomini?
Non sono sicura che possa bastare il semplice dire:
Gli uomini non sono sottoposti alla stessa esperienza. [...] Il pensionamento li colpisce nella loro identità, spesso legata al lavoro, ma l’odore mortifero che si sprigiona dal ritiro, dalla chiusura delle porte dell’ufficio può essere contrastato con altre passioni affermative
Non che quanto Ravera dica in questo libro sia falso, semplicemente non corrisponde del tutto all’intera realtà. Mancano testimonianze di donne a cui la vecchiaia in realtà non sta spaventando e non spaventa - ammettiamolo, se ci fosse stata una testimonianza di questo tipo, anche solo una, non sarebbe stato più semplice pensare che l’invito della Ravera possa essere davvero seguito? - così come manca la testimonianza di un uomo a cui invece la vecchiaia spaventi per quelle ragioni che qui vengono attribuite solamente alle donne.
La forza del messaggio sarebbe rimasta, forse sarebbe anche stata accresciuta, e finalmente avremmo smesso di leggere un altro libro dove la tesi principale è carica ancora delle solite posizioni pregiudizievoli che tanto vorremmo scardinare.
Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi sull’età
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Age pride, nel tentativo di superamento del pregiudizio, in realtà si trasforma in una collezione di pregiudizi.
Anche Lidia Ravera non riesce a descrivere il terzo tempo come inevitabile fase della vita.
Eccesso di enfasi sui danni del tempo. Anche noi martiri, vittime? Il nostro cammino, l’emancipazione, la cultura, la rottura, dove si sono inabissate?