Al giardino ancora non l’ho detto
- Autore: Pia Pera
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2016
“Al giardino ancora non l’ho detto” (Ponte alle Grazie, 2016) è il commovente e struggente libro autobiografico della scrittrice, traduttrice, autrice di libri e rubriche di giardinaggio Pia Pera.
“Un giorno di giugno di qualche anno fa” Pia si era accorta di zoppicare impercettibilmente “poco più di una disarmonia nel passo”. Alla donna era stata diagnosticata la sclerosi laterale multipla, malattia neurologica degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Il suo rigoglioso giardino, un podere di un ettaro e mezzo sito nella Lucchesia, suo vanto e specchio della sua anima, non poteva più essere seguito dalla sollecita giardiniera, “Vangare, zappare, tagliare l’erba, proprio non se ne parlava più”. In questo fiorito eden la scrittrice si era accorta con rammarico che anche raccogliere frutta e ortaggi era diventato complicato, perché mancandole l’equilibrio “dovevo poggiare il mio instabile corpo a un qualche sostegno”. Il volenteroso Giulio, il nuovo giardiniere cingalese, era giunto in suo aiuto e si prodigava seguendo le indicazioni di Pia, “è un piacere come tiene l’orto”. Nel suo giardino, dove comparivano “boschetti, olivi, un frutteto, l’orto”, l’autrice era sempre stata felice e mentre lo curava con dedizione assoluta, i suoi pensieri vagavano liberamente. Nel progettarlo il suo scopo era stato di trasmettere un senso di fusione con la natura. Ora Pia era costretta a prendersi cura di se stessa ed essendosi resa conto che il tempo che le era rimasto era poco, allo stesso tempo le era giunta una paradossale serenità. Un diverso sentire le aveva fatto nascere una forte empatia verso le sue piante “sono pianta tra le piante”: anche Pia poteva seccarsi, appassire, sciuparsi. L’autrice seduta su una panchina osservava l’ambiente circostante e ricordava come un’area fiorita riservi sempre una sorpresa. In questo luogo, oramai divenuto troppo grande da abbracciare, Pia aveva lenito le sue ferite e malumori annusando il lieve profumo di una rosa e raccogliendo gli zucchini. La sua cagnetta Macchia, esuberante fox-terrier, le faceva compagnia e gli amici l’andavano a trovare portando in dono biscotti al burro. Le stagioni si susseguivano, come ogni anno il giardino lo ricordava a Pia, mentre la sua inesorabile malattia procedeva. Però c’era anche modo e tempo di una gita al selvaggio mare toscano “bello guardare il mare appena mosso e azzurrino” con gli amici, perché quello “che ho davanti è l’attimo per attimo”.
In questo elegante e commovente volume, che deve il titolo a una poesia di Emily Dickinson (1830-1886), la numero 50 “I haven’t told my garden yet”, la colta Pia con una prosa fluente e discorsiva affronta lucidamente la sua malattia. Il suo caro giardino, che lei considera animato e un’estensione di sé stessa, le renderà più lieve e meno doloroso il distacco dalla vita terrena.
“Al giardino ancor non l’ho detto - non ce la farei. Nemmeno ho la forza adesso di confessarlo all’ape... Non devono saperlo le colline - dove ho tanto vagabondato - né va detto alle foresti amanti il giorno che me ne andrò...”.
Al giardino ancora non l'ho detto
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