Alcesti. Variazioni sul mito
- Autore: Maria Pia Pattoni
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2006
Maria Pia Pattoni, giovane docente di Letteratura greca e Storia del teatro greco e latino presso l’Università Cattolica di Brescia, ha pubblicato per Marsilio Editore un saggio sul mito di Alcesti con una raccolta delle sue variazioni, dai testi antichi alle rielaborazioni teatrali.
"Alcesti. Variazioni sul mito" è un piccolo gioiello per chi ama i grandi miti greci ed in particolare l’eroina euripidea che per il suo sacrificio è stata resa immortale e nei secoli è diventata il simbolo della sposa fedele, disposta per amore a rinunciare alla sua stessa vita. Una donna che scelse la morte con il coraggio virile di un eroe.
Alcesti, la bella figlia di Pelia, divenne la sposa del re di Fere, Admeto. Quando giunse l’ora della sua morte, Admeto ebbe la possibilità, per un dono del dio Apollo, di sottrarsi a Thanatos, il dio della morte, ma qualcun altro doveva morire al suo posto. Purtroppo nessuno fu disposto al sacrificio, né gli amici e nemmeno i suoi anziani genitori. Alcesti a questo punto si offrì e annunciò il suo sacrificio in nome del suo amore. Nei giorni seguenti al lutto venne ospitato a palazzo Ercole al quale Admeto tenne nascosto il triste evento. Mentre egli banchettava felice scorse la tristezza sul volto di uno schiavo che gli confidò ciò che era accaduto. Ercole provò vergogna per il suo comportamento e promise ad Admeto, in nome della loro amicizia, di riportare in vita la sua amata sposa.
Il sacrificio di Alcesti raccontato da Euripide è il dramma più rivisitato e interpretato da tanti autori, per il quale si sono interrogati e dibattuti ampiamente: dall’analisi della vita familiare, alle contraddizioni della coppia fino alla fine della vita e all’immaginario della morte. La storia di Alcesti è andata oltre i limiti temporali del suo tempo: è stata raffigurata nell’arte e rappresentata nel teatro, menzionata nella letteratura e rielaborata nel mito. Come l’Alcesti di Christoph Martin Wieland la cui stesura fu scritta quando egli, a Weimar, era precettore del principe ereditario Karl August. La rappresentazione della sua opera andò in scena alla fine di maggio del 1773 e ottenne un grande successo di pubblico. La sua sceneggiatura, modificata rispetto al modello euripideo, era semplice e lineare offrendo le giuste attenzioni al parterre di allora, il salotto settecentesco. La sua versione dedica il maggior tempo al sacrificio di Alcesti e alla sofferenza in cui sprofonda Admeto perché per Wieland la rappresentazione degli affetti era un punto focale del dramma.
L’Alcesti elaborata da Rainer Maria Rilke è invece moderna e si sofferma al giorno delle nozze di Admeto con Alcesti. La narrazione ha inizio con l’arrivo del messaggero della morte e con il suo annuncio di un destino inevitabile fra le differenti reazioni dei partecipanti alla festa. Le grida del giovane re spezzano il silenzio della sala. Admeto inizia a dialogare con il dio della morte e Rilke ne sottolinea l’importanza.
Quando l’essere umano è al cospetto della morte, sia che cerchi di respingerla sia che accetti il suo destino, rimane solo con se stesso lontano da chi gli è intorno e dai propri affetti.
Fra le rivisitazioni del mito, il dramma di Marguerite Yourcenar, del 1963, più rispetta la tragedia euripidea anche se l’ambientazione è una grande dimora rustica e di conseguenza Admeto anziché re è il proprietario di una fattoria. L’autrice esamina per di più altre dinamiche del dramma, come il rapporto tra i due sposi indagando nelle loro incomprensioni. Marguerite Yourcenar descrive Admeto come un marito distratto, assorto com’è a coltivare musica e poesia, che addirittura si impone di non piangere per la scelta della moglie. Alcesti, che ama e odia il suo compagno, tenta di riavvicinarlo a sé nella speranza di ricevere da lui un minuto d’attenzione.
La recita dell’esilio è invece la rivisitazione del mito rielaborata dal nostro Giovanni Raboni. Sono tre i personaggi della vicenda, Stefano(Admeto), Sara(Alcesti) e il padre dello sposo. L’ambientazione è contemporanea, attuale, nella quale l’autore pone in evidenza l’intolleranza e la persecuzione politica. Infatti la storia ha inizio con la fuga di loro tre per trovare scampo ad un rischio mortale che incombe e al nascosto di un teatro rimangono in attesa di imbarcarsi. Nell’apprendere che uno di loro non potrà salvarsi, tra Stefano e il proprio padre inizia un brusco confronto su chi dovrà sacrificarsi, mentre Sara rimarrà fuori dal dramma, in silenzio. Il suo sarà un atto che li costringerà a vivere nel ricordo della loro meschinità.
L’Alcesti di Euripide è un mito senza tempo, la dolorosa storia di una donna coraggiosa che stupisce e commuove sempre e che appassiona e interroga ancora oggi l’intera umanità.
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