Alice. I giorni della droga
- Autore: Non disponibile
- Casa editrice: Feltrinelli
Quella di Alice è una storia vera, o almeno come tale ci viene presentata.
Pubblicato negli Stati Uniti nel 1971, “Alice. I giorni della droga” è il diario controverso e duro di un’adolescente americana che incontra la droga per caso, a una festa, per puro desiderio di essere accettata e sentirsi finalmente come gli altri, quei compagni più grandi e popolari che ha sempre invidiato e che fino allora l’hanno snobbata. Il primo incontro con la droga è un “trip”, ossia un viaggio allucinogeno che ha il sapore di un gioco, terminato il quale sembra non ci siano conseguenze da pagare; non è così, e Alice non tarderà a scoprirlo. La droga di cui si parla in questo libro non è l’eroina o la cocaina, bensì quella che abitualmente viene considerata “la droga del week-end”, termine che fa riferimento a un uso sporadico, non giornaliero, quindi erroneamente ritenuto meno pericoloso: si tratta di hashish e marijuana, ma anche lsd, mdma (acronimo dell’ecstasy) e tutte quelle droghe sintetiche che provocano deliri e allucinazioni, causando un profondo distacco del soggetto dalla realtà.
Per Alice, quindicenne ansiosa e insicura, spesso depressa, si tratta di una bomba a orologeria; queste droghe, infatti, sono tanto più devastanti quanto più sono precarie le condizioni psicologiche del soggetto che le assume: ormai dipendente dalle droghe e sempre più insoddisfatta dalla realtà che la circonda, nonostante una famiglia comprensiva e affettuosa, la protagonista non tarderà a vivere quello che in gergo viene definito “bad trip”, il “viaggio cattivo” caratterizzato da allucinazioni infernali, degne di un incubo, che la segnerà per sempre, fino all’inspiegabile conclusione della sua tormentata vicenda.
Quando uscì in America, “Alice. I giorni della droga” provocò reazioni diverse, tutte ugualmente forti: sdegno, scandalo, sconcerto, orrore, paura; ma anche il legittimo dubbio che la vicenda non fosse affatto autobiografica come si sosteneva. Il romanzo, infatti, si presenta come il diario di una ragazzina che parla delle proprie esperienze con la droga nel modo in cui ne parlerebbe un’adolescente, con i vuoti temporali e le incongruenze tipiche di un diario; tuttavia a volte ciò che si legge suona così inverosimile, che sorge il dubbio che si tratti di un caso montato ad arte, di un falso diario. Tale dubbio non è nuovo, anzi, in molti mettono in dubbio la veridicità di un manoscritto che sarebbe attribuibile alla detentrice del copyright, una donna mormone di mezza età che, spacciandolo per reale, avrebbe scritto lei stessa il diario per scoraggiare i giovani dall’uso della droga.
Non so se la vicenda di Alice sia reale o meno – personalmente opto per la seconda ipotesi – tuttavia leggendo è inevitabile constatare le incongruenze di un diario che a tratti appare artificiale, bugiardo, soprattutto nel finale scioccante e a mio avviso assolutamente illogico, quasi posticcio. È un libro che fa del terrorismo psicologico un’arma per combattere le droga, senza però darsi la briga di spiegare, motivare, contestualizzare e informare. Troppe cose non tornano, nella vicenda di Alice, e leggendo non riuscivo a trattenere moti d’incredulità e scetticismo. Tuttavia non di può negare che l’impatto con questo romando sia molto forte, e che fornisca molto materiale su cui riflettere; per questo motivo lo consiglio, nonostante l’incerta paternità.
Alice: i giorni della droga: i giorni della droga
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Alice. I giorni della droga
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