Almarina
- Autore: Valeria Parrella
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2019
Una donna, un’insegnante di matematica, il trasferimento in una scuola difficile, quella del carcere minorile di Nisida e un’improvvisa solitudine, quella della perdita inaspettata del compagno.
Elisabetta Maiorano, protagonista di "Almarina", è una donna napoletana coraggiosa, ha studiato, vinto concorsi, insegnato al Nord, ma ora la sua sede è un’isola in mezzo al mare, Nisida, davanti a Capri, dove un gruppo di detenuti minorenni sono il suo pubblico. Già, come sa bene chi ha insegnato, farsi accettare e rendersi autorevole di fronte ad un gruppo di adolescenti, costretti alle sbarre della cella dopo aver compiuto atti di più o meno grave illegalità, è una sfida che solo a pochi riesce.
Ogni giorno la prof Elisabetta, supera la sbarra di accesso al carcere, lascia tutti i suoi effetti personali in un armadietto, dimentica il mondo e ne resta isolata. Il suo cellulare aveva squillato invano per annunciarle la morte improvvisa di Antonio, sua marito. Non se lo perdona, eppure l’impegno con gli alunni, l’idea di trasmettere l’amore per il misterioso mondo dei numeri a ragazzi dal difficile presente e dall’incerto futuro le dà la carica. Gli occhi azzurri del comandante del carcere, la vicinanza con la collega di lettere Aurora, gli sguardi indifferenti delle guardie che seguono le sue lezioni in classe attraverso un vetro, non riescono a calmare la sua insoddisfazione: con Antonio avevano tentato l’affido di un figlio, ma non l’avevano ottenuto, le pratiche burocratiche ed i regolamenti in fatto di adozione sono sempre più rigidi. Ora nella classe di Elisabetta compare una ragazza rumena, una sedicenne che il giudice tutelare ha assegnato a quel carcere. Stuprata e riempita di percosse dal padre, è fuggita con il fratellino Arban di sei anni. Ora sono stati divisi, lei ne ignora il destino.
L’alunna nuova ha una mano irrigidita con cui stringe la penna, che la fa somigliare a certe donne vecchie rovinate dall’artrosi [...] Devo sedermi di fronte a lei e aspettare finché quella mano tracci una riga sul foglio[..] Dentro il foglio c’è dunque questo uomo che la violenta e poi le rompe le costole, suo padre.
Fra la prof e la giovane Almarina si crea un rapporto di vicinanza, di attaccamento, di affettività, anche se rapporti con gli alunni sono fortemente sconsigliati, ovviamente. Eppure Elisabetta riuscirà ad ottenere dal giudice la possibilità di trascorrere i giorni di Natale con Almarina: la porta a casa sua, le presta abiti, trucchi, le offre cibi, la sottrae alla detenzione nella speranza che il loro rapporto possa diventare qualcosa di più forte, un progetto di vita insieme, un futuro di studio, di lavoro, di viaggi per la giovane rumena la cui giovinezza violentata deve poter avere riscatto attraverso un imprevisto amore gratuito.
Valeria Parrella ci consegna il ritratto di una donna sensibile, generosa, solitaria, ferita. Una volta separata dall’amato Antonio, non riesce a pensarsi davvero con un altro amore e l’occasione diversa, l’amore per una probabile figlia, le appare come un obiettivo raggiungibile. Pur se il romanzo è racchiuso in poche pagine, queste offrono uno spaccato emblematico dei nodi del nostro tempo: l’emigrazione, lo stupro, la delinquenza minorile, l’abbandono, la solitudine, le responsabilità della scuola e del volontariato, la presenza delle leggi dello stato che fanno quanto possono in situazioni sociali ed umane complesse. Parrella scrive usando una lingua espressiva, venata di lirismo talvolta, realistica, ma insieme fortemente letteraria. L’uso insistito dell’anafora, ne è un esempio calzante:
Penso che sono ignoranti, penso che per ogni figlio che fa una come Aurora loro ne fanno sette, penso che rovinano la mia città con la loro tracotanza [...] Penso che sono preda dei furbi. Preda dei violenti, di chi è forte ma non di chi ragiona. Penso che pensano che l’unica emancipazione possibile dalla merda che li attornia sia avere soldi, e penso che alcuni non si accorgono nemmeno di stare nella merda. Penso che il Paese ne è pieno, ma penso pure che è colpa mia. Mia nel senso nostra, di noi.
In questa citazione c’è tanto del contenuto del libro di Parrella, sia in termini di contenuto, una forte denuncia sociale e politica, sia in termini di linguaggio, colto e incisivo. Nei giorni in cui a Napoli si spara in pieno centro colpendo innocenti, un libro di denuncia, ma anche di profonda riflessione sulle responsabilità collettiva offre un attimo di sollievo nel guardare a Napoli e all’intero nostro Paese.
Almarina
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