Alphaville
- Autore: Mauro Macario
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
Mauro Macario ha smesso di giocare con le parole, il divertimento è affondato da una serietà mesta, di chi pensa che siamo ad un punto di non ritorno. Finite le ideologie, i furori sintattici dei poeti, la religione ridotta a una compassione da bar di Las Vegas: dammi le tue fiches e io ti darò la conferma che tutto questo che è stato creato ha un nome, ma non lo ricordiamo più. Resterebbe l’amore, ma dovrebbe essere un lungo abbraccio vestiti, una carezza sul viso, un bacio casto, mentre, invece, il computer scarica un’ultima frontiera sessuale, che potrebbe piacere a tutti i generi individuati. Ecco la silloge Alphaville (Puntoacapo edizioni, 2022, prefazione di Paolo Gera) di Mauro Macario, suddivisa in sezioni.
La prima sezione è Ultimi segnali ricevuti, pochi giorni prima del decreto-legge di chiusura nelle proprie abitazioni a causa del coronavirus, nel 2020, a Sarzana:
Lascia che sia il corpo a essere immortale / ché già nell’anima si muore troppo in fretta. / Come un segnale d’allarme che i corpi saranno mortali eccome e non ci possiamo più abbracciare, né parlare con la bocca, da dove escono i pezzettini di saliva, e dunque è la perdita di controllo, che è sempre paura di morire: I tuoi slip volteggiano nella mia testa / aquiloni salmastri di una dea virtuale / cado dall’alto nel tuo incavo dischiuso / in te ramifico edera rampicante / fino a toccare le radici e da uno spasimo espulso / sulla battigia mi disfo in schiuma di mare.
Che poi, se non fossimo così portati verso un orizzonte vuoto, perché troppo "pieno di oggetti”, giocare con lo slip che ti volteggia in testa sembra, in prima battuta, un ricordo di Saint Tropez con Brigitte Bardot e Alain Delon, belli come il sole, assolutamente inconsapevoli della vecchiezza che li aspetta tra dolori e rughe ovunque.
Anche l’erotismo per Macario è quello appena scritto di nostalgie feroci, di contatti reali di gente che invecchia ogni ora, mentre i corpi scolpiti e le varie varianti erotiche restano fisse sullo schermo mentre prendi un po’ sulle mani un igienizzante gel a futura memoria. Nella splendida prefazione, Paolo Gera a tal riguardo scrive:
“Anche quando la riflessione sembra partire da accadimenti personali, Macario ne prospetta sempre esiti simbolici ampi, che registrano, come un sensibilissimo pennino sismico, la caduta degli archetipi nello scenario devastato dei tempi, in cui i modelli si irrigidiscono e non si offre più riconoscimento a una sensibilità che travalica il dato sessuale puro e semplice.”
Oggi si è partiti e arrivati fin qui, senza dire tutto il resto che abita nel cuore di un poeta che ha messo in scrittura l’elegia dell’Apocalisse, perché per il nostro "artista" Macario il corpo era un “altare di celebrazione”, come una statua sacra quasi da venerare, mentre ora serve solamente per cibarsi ed espellere e ad ammalarsi e perire. Tutto uno sbaglio, come chi scrive, che ha lasciato indietro tante, troppe suggestioni, ma con sempre la speranza che la poesia, le poesie, le sillogi vengano lette.
Alphaville
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