Amici e ombre
- Autore: Kavita Bedford
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2022
Benvenuti gli autori esordienti soprattutto se vengono da un mondo che conosciamo poco e male: è il caso della scrittrice Kavita Bedford, australiana, ma di madre indiana. Vive e lavora a Sydney e nel suo primo promettente romanzo, Amici e ombre (edizioni E/O, 2022, traduzione di Leonardo Gandi), ci racconta la città, la sua toponomastica, i suoi dintorni, l’antropologia dei suoi abitanti, per lo più immigrati da ogni parte del mondo, in un modo “profondamente emozionante”: tale lo ha giudicato The New York Times Book Review, che mi sembra un ottimo passaporto per entrare nella comunità degli scrittori anglofoni che si presentano sulla scena editoriale proponendo punti di vista e vicende fortemente contemporanei.
La voce narrante è una giovane donna, alter ego dell’autrice, sembra, che condivide un appartamento con Niki, amica d’infanzia, e Sami.
A loro si aggiunge Bowerbird, l’uccello giardiniere. L’appartamento minuscolo dove vivono è fuori città, su una collina, Redfern, una sorta di quartiere di case popolari dove si aggirano strani individui.
Il romanzo è diviso in quattro parti, denominate con il nome delle stagioni, che però ovviamente in Australia hanno climi diversi dal nostro emisfero: ecco allora che molto tempo fa un gran caldo, che costringe i ragazzi e i loro amici a bagnarsi nell’oceano o nelle numerosissime piscine di cui la città si è dotata. Il quotidiano della narratrice si alterna con molti ricordi del passato, della sua adolescenza, condivisa con l’amica del cuore Tessa che ora fa l’attrice a Los Angeles, con la quale aveva fatto le prime esperienze: gli sballi, il sesso, gli amici violenti.
La figura centrale del libro è il padre, di cui apprendiamo la morte sin dalla prima pagina, la cui scomparsa ha lasciato un vuoto profondo nella figlia scrittrice. Lui era un lettore forte, aveva studiato in Inghilterra e in Italia, era un grande conoscitore e ammiratore di Cesare Pavese, aveva fatto crescere la figlia con l’amore per i libri e per la scrittura. Lei infatti ora si mantiene scrivendo per i giornali locali.
Comunque le pagine più interessanti di questo romanzo mi sembrano quelle nelle quali l’autrice ci descrive la città in cui vive:
Noi di Sydney non abbiamo una visione complessiva del mondo in cui viviamo. È una città a compartimenti stagni, le persone seguono i loro sentieri ben battuti e non vogliono sapere altro. Sydney non ha un centro. E siccome le architetture non hanno un punto centrale intorno a cui disporsi, la città manca di coerenza.
A Natale anche chi non crede e viene dai mondi più diversi, anche se fa un caldo tremendo, compra l’albero di Natale e lo decora con le lucine. E a Pasqua nei supermercati abbondano uova di Pasqua e coniglietti.
Insomma sembra che in questa metropoli australiana bianchi e scuri, filippini e argentini, islamici e protestanti, riescano a convivere nella modernità dell’omologazione capitalista: le grandi marche, i brand internazionali di scarpe, i cellulari sempre connessi, Facebook, le video-chiamate internazionali riescono a tenere uniti i rapporti: la madre che dall’India annuncia che sta per tornare a casa, a Sydney, che sente come una nuova patria, l’amico Sami, ebreo, che parte per Dubai, perché c’è una buona occasione di lavoro ma sa che tornerà a scrivere poesie, come anche Tessa, che ha buone opportunità a Los Angeles, tuttavia rimpiange “casa”:
È qui che voglio crescere la mia famiglia. Voglio che i miei bambini passino il fine settimana a piedi nudi sulla sabbia, che abbiano le loro scuole pubbliche e l’assistenza sanitaria.
Romanzo interessante, dalla scrittura raffinata, incisiva, piena di contenuti, di diversi punti di osservazione di una realtà forse poco conosciuta, ma che vale la pena di indagare.
La seconda generazione di immigrati in Australia mostra di essere molto avanti nella completa integrazione.
Amici e ombre
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