Amori d’Oriente
- Autore: Giovanni Comisso
- Categoria: Narrativa Italiana
È una biografia interessante quella dello scrittore trevigiano Giovanni Comisso (1895-1969): di animo curioso e costantemente rivolto alla ricerca di emozioni nuove, aderì all’interventismo e combatté nel primo conflitto mondiale. Già ammiratore di D’Annunzio, dopo la grande guerra partecipò all’impresa di Fiume. Si trattò di un’esperienza che lo coinvolse molto emotivamente e che lo segnò: qui conobbe Guido Keller (1892-1929) e strinse amicizia con artisti che cambiarono la sua esistenza.
Bisessuale e viaggiatore instancabile, fu affascinato dal mito di Casanova, entrò in contatto con intellettuali di spicco e si fece conoscere come scrittore originale, mostrando uno stile innovativo. «Dopo Fiume Comisso prova i più svariati mestieri» scrisse Mario Monti (1925-1999), «mercante d’arte a Parigi, commesso di libreria a Milano, commerciante marittimo sull’Adriatico, avvocato, agricoltore, giramondo», lo stesso editore lo definì «probabilmente il più grande scrittore italiano vivente».
Davanti a una vita apparentemente così ricca, mi è sorto il desiderio di leggere qualche opera di questo scrittore della Marca e, a seguito di una ricerca casuale, ho acquistato il volume Amori d’Oriente, in cui Longanesi, nel 1968, ha raccolto il libro omonimo e l’inedito Giochi d’infanzia.
Si tratta di due testi incentrati sul tema del viaggio, che a loro tempo (nel bene e nel male) hanno fatto molto discutere. In entrambi i libri i personaggi ci appaiono come degli alter ego dello scrittore; stilisticamente il secondo testo è più riuscito, ma è anche meno interessante e vale la pena di concentrarsi soprattutto sull’opera il cui nome appare sulla copertina.
Amori d’Oriente è un libro dalla prosa curata e l’abilità di Comisso nel descrivere i luoghi citati riesce di volta in volta a trasportare il lettore a Porto Said, in Arabia e in Cina, fotografando realtà che ormai appartengono al passato. La trama però è debole, o meglio inesistente, e dal punto di vista morale il contenuto potrebbe anche infastidire qualcuno. Si tratta in sostanza di una serie di avventure sessuali in località esotiche in cui il degrado sovrasta quasi sempre la sensualità, secondo il gusto di un estetismo decadente o forse di un compiacimento per la dissolutezza. Sicuramente queste scene di depravazione mettono in luce alcuni degli aspetti più umilianti dello sfruttamento colonialista di matrice liberale e capitalista, ma risultano presto piatte, insipide e infine stancanti. Il protagonista, Lorenzo, entra in contatto con le diverse popolazioni che incontra spinto esclusivamente dal desiderio di appagare i suoi istinti, ma non si riesce a cogliere il suo profilo psicologico, è un personaggio statico, che non viene indagato sino in fondo.
Amori d’Oriente non riesce a essere un romanzo di formazione e non è definibile nemmeno un’opera prettamente erotica.
Giochi d’infanzia, un racconto che fu molto apprezzato da Saba, è un testo più profondo, ma non riesce a migliorare di molto la valutazione complessiva sull’edizione stampata da Longanesi.
Nelle recensioni normalmente evito di scrivere in prima persona, ma in questa occasione, date le mie scarse conoscenze riguardo questo autore, pur molto lodato, ho preferito scegliere un approccio più informale. Inizialmente attratto dall’idea di scoprire uno scrittore veneto che avevo a lungo ignorato, giunto al termine della lettura, posso dire di essere rimasto deluso.
Non siamo al cospetto di un capolavoro, ma anzi, probabilmente, a uno dei libri meno validi di Comisso e forse è più consigliabile avvicinarsi a questo intellettuale tramite altri titoli della sua bibliografia.
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