Andando e stando
- Autore: Sibilla Aleramo
- Categoria: Saggistica
“Una scrittrice esiste, quando esiste, nei suoi libri. In specie se è autobiografica, come io sono stata definita quando ho scritto in terza persona. E’ vero che rimane sempre un alone un po’ misterioso attorno ad un’opera, alone che il pubblico ha spesso la curiosità di penetrare …. ed è anche vero che un tale alone, è per l’autore stesso qualche volta insondabile. ”
Il libro Andando e stando raccoglie gli articoli scritti dalla autrice italiana più amata nel Novecento. Definito il suo più bel libro di prosa, fu invogliata a dedicarsi ai saggi per la passione e la sensibilità con le quali li scriveva. Sibilla Aleramo è già una scrittrice di successo. Il romanzo Una donna l’ha resa famosa al grande pubblico e l’ampio consenso ha fatto di lei una scrittrice conosciuta anche fuori i nostri confini.
Il libro Andando e stando, suddiviso in più parti, raccoglie gli scritti che spaziano per temi e luoghi, il suo vagabondaggio geografico e culturale, come il periodo di profonda solitudine nel quale era alla costante ricerca delle dimore di pena, Assisi e la Corsica, per una solitaria valetudo; o le sue scoperte letterarie; o gli incontri e ritratti di famosi autori, tra gli altri Gorki, D’Annunzio, Rimbaud, Zweig.
Ne La mia prima poesia, Sibilla narra di quando in una sua notte insonne, nell’accendere la lampada, le sovvengono quelle poche righe:
notte in un paese straniero, notte di vento dolce.
Sibilla è in Corsica. In quegli anni vive a Firenze, ama platonicamente il poeta Cardarelli e frequenta l’ambiente letterario di Papini con il quale ha una tormentata relazione. Aveva guardato dalla finestra il cielo stellato e la visione delle costellazioni, insieme alla sua momentanea solitudine e lontananza, fecero di quella notte una notte indimenticabile. E’ la prima volta che lascia l’Italia, ha dovuto andare via anche se ha ancora
nel cuore il nome di quell’uomo e dei suoi occhi che hanno il colore del fiume presso cui è nato.
E’ di Giovanni Papini che Sibilla scrive e seppur innamorata, dovrà rinunciarvi.
“Il dolore permane, il male permane, ci vorranno forse anni a vincerlo. Forse non ammetterò mai ch’io fui stolta, non mi persuaderò mai che Arno non m’ha amata e non m’ama nel mistero tragico della sua anima. Ma, sofferenza, abbandono, ribellione amara e vana, vana, non impediscono ch’io intanto abbia la strana coscienza di rinascere. Oh, così lieve per ora, appena un alito.“
Pagine di dolore per un amore non corrisposto nell’intensità e nella dedizione e Sibilla ne è debilitata nel fisico e nello spirito.
Negli altri articoli l’autrice descrive con fervore e impegno gli anni difficili della nostra storia: le paludi agro pontine, la cui scoperta le destò sgomento, disperazione e si operò per un recupero dignitoso per la popolazione del posto; o nel Lavorando lana, nel quale narra la produzione di maglia su maglia per i soldati al fronte. Sono gli anni della Grande Guerra e per Sibilla sembra rinnovarsi per le donne il mito di Penelope, quel lavoro di rammendo di strappi che altro non sono che le carneficine provocati dagli uomini.
Il mondo di ieri è invece dedicato al ricordo di Stefan Zweig, ai loro incontri e al dolore per la sua morte. E’ un articolo di notevole intensità: Zweig era morto suicida nel ’42 e Sibilla, splendida signora di circa settant’anni, si aggrappa con tutte le forze alla sua memoria e ai suoi ricordi, per poter parlare del suo caro amico. Lo conobbe a Roma nel 1907, giovane promettente, sottile e piacente, dai grandi occhi lucidi di intelligenza e dal sorriso arguto, che amava parlarle di Rilke. Poi successivamente a Parigi. Nonostante la sua giovine età, egli era un’autorità nel mondo letterario e Sibilla era rimasta lusingata dalla recensione scritta per il suo libro Una donna. Poi la guerra, anni feroci e mentre si pensava che fosse terminata per sempre, ecco che riemergono di nuovo i primi segnali. In quegli anni la corrispondenza con lo scrittore austriaco si fece più intensa. Sibilla ricorda infine l’ultima opera di Stefan Zweig con la quale suggellava il proprio destino di scrittore e di uomo.
“Il mondo della sicurezza e della ragione costruttiva. Coloro che non hanno vissuto in quell’epoca possono forse ritenere retorica quella mia frase, e retoriche, un poco almeno, le pagine di Zweig. Ma noi superstiti sappiamo che così non è.“
Cosa scrivere su Sibilla Aleramo che non sia stato già fatto: mi piace ricordare che la sua vita fu intensa di avvenimenti e di passioni. Bella, intelligente, impegnata politicamente, amata da letterati di mezza Europa, era sempre alla continua ricerca di nuove culture e nuovi luoghi da scoprire, proprio come il suo andare e stare.
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