Ricorre oggi, 22 novembre, il 152° anniversario della nascita di André Gide, premio Nobel per la letteratura nel 1947. Lo scrittore francese, nato a Parigi il 22 novembre 1869, fu autore di capolavori senza tempo quali L’immoralista, I falsari, La porta stretta e I sotterranei del Vaticano.
Il mondo culturale riconobbe l’apporto incommensurabile di Gide alla letteratura mondiale e lo celebrò, nel 1947, con il premio Nobel in omaggio a:
La sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica.
Gide e il diritto a un’esistenza autentica
L’opera dello scrittore non era caratterizzata solo da una rara qualità letteraria, ma ebbe anche un grande impatto sociale.
Quello che André Gide rivendicava attraverso tutti i suoi scritti era il diritto di vivere un’esistenza autentica, libera da ogni costrutto o condizionamento morale e sociale.
Gran parte della sua narrativa ebbe infatti un’ispirazione autobiografica: Gide tratta dell’ipocrisia del mondo borghese-cattolico, l’ingiustizia di una morale imposta dalla maggioranza e critica una società omologata che rigetta i cosiddetti "diversi".
Nella scrittura André Gide trasferisce le proprie inquietudini morali e, soprattutto, il peso della sua omosessualità che riuscirà ad accettare soltanto in età matura dopo essersi finalmente liberato dai condizionamenti sociali. Nel 1895 Gide sposa la cugina Madeleine, pochi mesi dopo la morte della madre, ma il suo resterà un amore platonico per il resto della vita e il matrimonio non verrà mai consumato. Per liberarsi dalla schiavitù di quel matrimonio di convenienza, Gide riversa i propri desideri sulla scrittura, nei suoi romanzi infatti i protagonisti intraprendono un percorso progressivo di liberazione.
Il fine ultimo della letteratura secondo Gide deve essere quello di insegnare all’uomo a combattere in nome della propria libertà.
L’immoralista, il capolavoro di André Gide
Nel libro che è considerato il suo capolavoro L’immoralista (1902) André Gide mostra la fiammella più sfolgorante del proprio genio. La trama del romanzo riflette perfettamente l’esistenza dello scrittore stesso.
L’immoralista narra la storia di Michel, un giovane di famiglia puritana. Il protagonista, per assecondare la volontà del padre morente, porta all’altare Marceline (notare la somiglianza con il nome di Madeleine, la moglie di Gide Ndr).
Durante il viaggio di nozze nel nord Africa, Michel si ammala di tubercolosi - la malattia, nell’idea dell’autore, sta a significare la sofferta maturazione del protagonista. Dopo la guarigione l’uomo intraprende un cammino di liberazione sessuale e di individualismo rigettando il conformismo dettato dall’educazione religiosa ricevuta.
La storia è narrata in prima persona da Michel che ricorda la sua vita a partire da tre anni prima, ricordando la morte del padre. La narrazione è però introdotta dalla lettera a firma di un amico di Michel, che lascia presagire lo svolgimento drammatico.
Il protagonista appare irrimediabilmente scisso tra il desiderio di una vita libera, vissuta nel pieno dei propri impulsi e desideri e l’aspirazione a una cura spirituale. Gide non offre risposte, ma consegna al lettore una narrazione cupa e claustrofobica in cui non v’è cenno di redenzione.
Recensione del libro
L’immoralista
di André Gide
André Gide tra privato e pubblico
La stessa scissione sperimentata dal suo protagonista, la provò in prima persona Gide stesso. Lo scrittore fu a lungo tormentato dalla propria omosessualità e dall’impossibilità di viverla pienamente. Tutte le sue opere rendono evidente questo conflitto interiore da lui vissuto.
I suoi romanzi fecero scalpore, apparivano scabrosi ai lettori del tempo. I libri venivano spesso criticati dal pubblico, però venivano letti, tanto che Gide arrivò a teorizzare addirittura una forma di immoralità insita nella virtù.
Nel 1905 André Gide fu il fondatore della Nouvelle Revue Française, ruolo che lo collocò tra le figure intellettuali di spicco dell’epoca.
La sua fama cresceva di anno in anno. Divennero celebri le prese di posizione anti-staliniane di Gide, che fecero molto discutere i simpatizzanti del URSS e del comunismo.
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Nel 1924 lo scrittore, dopo il divorzio definitivo dalla moglie Madeleine, intraprese un tortuoso percorso verso l’affermazione di sé. Con il suo ultimo romanzo autobiografico Se il seme non muore sembra liberarsi dai sensi di colpa che l’avevano attanagliato per tutta la vita e dichiara pubblicamente la propria omosessualità. Consapevole che ormai nessuna dichiarazione poteva più intaccare la sua fama e la sua "sacralità" letteraria.
Ricevette il premio Nobel per la Letteratura all’età di settantasette anni, esattamente tre anni prima dalla sua morte. Ormai André Gide era un uomo cosciente della propria statura intellettuale, affaticato dalla vecchiaia e dall’esilio politico in Algeria che si era auto-imposto in seguito all’invasione nazista della Francia.
Nel 1947 tornò in patria per ritirare il Premio, degno omaggio dei sacrifici e delle sofferenze di tutta una vita.
Non scriverà più una riga, ormai certo di aver vissuto la propria esistenza seguendo esclusivamente le proprie ragioni e i propri dettami, di non essere tenuto a dare altro. Del resto, come lui stesso scrisse: ormai aveva compiuto la propria opera, aveva vissuto.
Mi è dolce pensare che dopo di me gli uomini si riconosceranno più felici. Per il bene dell’umanità futura, ho compiuto la mia opera. Ho vissuto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: André Gide: chi è il Premio Nobel per la Letteratura autore de L’immoralista
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