Andrea Camilleri
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
A Giovanni Capecchi, che inquadra “il caso letterario” anche nell’ambito delle traduzioni in Francia curate da Dominique Vittoz e da Serge Quadruppani, si deve la prima monografia sullo scrittore empedocleo intitolata Andrea Camilleri (Edizioni Cadmo, Fiesole 2000).
Prioritariamente si sofferma sulla ricostruzione di alcune tappe biografiche, così da lui stesso sintetizzate:
“Dagli anni di una infanzia “senza limiti” trascorsa a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, circondato da personaggi che sembrano usciti da una novella pirandelliana e che diventeranno protagonisti di molte delle sue storie, al periodo liceale che segna un momento di maturazione letteraria e ideologica, dall’esperienza dello sbarco alleato in Sicilia nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 alla laurea in lettere conseguita all’università di Palermo, dalle prime prove letterarie nel campo della poesia e della narrativa all’arrivo a Roma, nel 1949, per frequentare l’Accademia di Arte drammatica, dagli esordi come regista teatrale e televisivo fino alla scrittura, tra il 1967 e il 1968, del primo romanzo, Il corso delle cose, pubblicato solo dieci anni dopo dall’editore Lalli”.
Biografia, questa, i cui dati sono attinti dalle numerose interviste rilasciate da Camilleri, dalle sue dichiarazioni, dagli articoli di giornali in cui egli ha parlato di sé, nonché dalle pagine autobiografiche presenti ne “Il gioco della mosca”. Gradevole l’episodio in cui il piccolo Camilleri, all’età di cinque-sei anni, sfidava la pioggia e i lampi, sognando di essere un contrabbandiere, dopo avere ascoltato la storia del catanonno (il nonno del nonno): proprietario e comandante, alla fine del Settecento, di una speronara, la “Maria Immacolata”, con la quale contrabbandava seta tra Malta e la Sicilia.
L’esposizione di Capecchi nel contempo s’apre ad alcune opere per ricavarne dati atti a configurare una delle più fascinose personalità del nostro tempo (specificamente la seconda parte del libro è dedicata ai romanzi). Rilevante l’incontro con lo scrittore di Maigret:
“Simenon con il suo “giallo” europeo avrebbe rappresentato necessariamente un punto di riferimento, in polemica anche con il genere poliziesco americano dominato da commissari “duri”, capaci di fare a botte, sparare tutto il giorno e fare l’amore di notte, assai diversi da Montalbano che si presenta volutamente come un uomo casto, che sceglie la strada dell’amicizia con affascinanti figure femminili come Ingrid e che fa l’amore solamente con Livia nell rare occasioni in cui riescono a vedersi”.
Poi, il richiamo decisivo al bisogno di scrivere che a Camilleri si presenta con forza crescente attraverso l’uso della ben nota lingua mista di italiano e di dialetto; in proposito, Capecchi ricorda anche il racconto di De Roberto intitolato “La paura”:
“Straordinaria descrizione della vita in trincea durante la Grande guerra in cui i protagonisti parlano ciascuno con il proprio dialetto”.
Successivamente alla terza sezione, “Scritti di e su Camilleri”, chiude l’opera un dialogo tra lo studioso con il nostro scrittore. Camilleri ricorda un articolo del procuratore capo di Caltanissetta, apparso su “Panorama”. Iniziava così:
“I libri di Camilleri bisogna leggerli tre volte, la prima volta per ridere, la seconda volta per cominciare a ragionarci sopra su come scrive, la terza volta per capirne il significato sociale”.
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