L’Angelo del Grappa
- Autore: Loris Giuriatti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2020
Angelo, un adolescente padovano svogliato, figlio di papà. Antonio, un diciannovenne sardo spedito sulle montagne del Veneto con un lungo fucile ’91 in spalla. Non è un vero ribelle il primo, ma si compiace di sembrarlo e il fante è un ragazzo ingenuo. Questo romanzo racconta il loro straordinario incontro, nonostante i cento anni che li dividono, complice un diario e uno scrittore, Loris Giuriatti, debuttante otto anni fa, quando ha pubblicato per conto proprio L’Angelo del Grappa, ora titolo di una casa editrice nazionale nella collana Rizzoli Narrativa (febbraio 2020).
Autopubblicato nel 2012 da Giuriatti (responsabile di un centro di formazione professionale a Bassano e guida nei percorsi della guerra ’15-’18 sul Grappa), era stato stampato in appena dieci esemplari, poi portati a centro e trasformati col passaparola in un autentico caso editoriale, con migliaia di copie vendute, tanto più nell’edizione Rizzoli, arricchita e diffusa capillarmente. È stato anche il primo dei testi del progetto dell’autore di far rivivere la storia da dentro la storia, soprattutto alle nuove generazioni.
Angelo avrebbe fatto a meno del soggiorno estivo tanto atteso dei genitori in una baita sperduta sul Grappa, complesso di monti tra i 1200 e i 1800 metri, nella parte meridionale delle Prealpi Venete. Ha dovuto lasciare Padova (proprio allora che Carlotta Carraro si era accorta di lui, accidenti!), staccarsi dagli amici, trascurare i graffiti murali e soprattutto i social, perché lassù non c’è rete. Ora ci si mette pure il Bambi, che non ne vuole sapere di farsi fotografare per Instagram e si fa inseguire nel bosco, fino a fargli perdere l’orientamento.
"Maledetta montagna, lo sapevo che non dovevo venirci!"
Ma il Grappa non è maledetto:
"Questa montagna è sacra, ogni metro di terra, ogni albero, ogni sasso sono custodi di tante vite, sepolte quassù da tempo."
A pronunciare queste parole è una voce che sulle prime lo spaventa. Non sono uno ’striaco, lo rassicura chi ha parlato. Sulle prime il volto non si vede, oscurato dalla luce fioca di una vecchia lanterna che tiene davanti. È un giovane sulla ventina, dai modi collaborativi. Indossa una giubba logora, grigioverde, con due fiamme nere di stoffa cucite sul bavero.
Il dialogo col ragazzo, che sembra a suo agio in montagna, cambia passo al romanzo. La narrazione si fa tanto calma, quanto prima era concitata nel descrivere la modernità di Angelo, il modo di vivere dei ragazzi di città, l’ansia che popola le loro giornate, aggrovigliate come i capelli dell’adolescente, sotto il berretto da baseball alla moda.
Giuseppe, così si presenta l’altro giovane, che gli sembra un montanaro o forse un addetto a qualche servizio antincendio, si offre d’accompagnarlo verso la baita sul Monte Asolone. Dice che in montagna ci si aiuta tutti, è così che si fa.
Ritornati sulla carreggiabile, prima di congedarsi consegna ad Angelo una scatola di latta e gli raccomanda di leggere quanto d’importante vi è custodito. Aggiunge che avendo trovato qualcuno al quale affidare il contenuto misterioso dell’astuccio, potrà finalmente trovare la pace che cerca da tanto tempo.
Le parole suonano incomprensibili per il giovane cittadino, che una volta ricondotto sulla strada di casa ha ritrovato sicurezza e faccia tosta. Fa per voltarsi verso il “tipo strambo” che lo ha accompagnato, dicendogli quelle cose strane come lui, ma quello non c’è più.
La scatola, un vecchio involucro di una maschera antigas, contiene un quadernetto di venti centimetri con la copertina sciupata, scritto con una calligrafia sbiadita nelle pagine ingiallite. È un diario, appartenuto al Caporale “… (cognome illeggibile) Antonio, classe 1888, carrettiere”.
Dall’interno scivola la vecchia foto di una ragazza in posa, coi capelli raccolti a crocchia. Dietro, una dedica: "Tua Giovanna".
La guerra è finita a novembre del 1918, quindi l’Antonio è stato arruolato prima di compiere i venti anni. Quel conflitto Angelo non sa nemmeno quanto è durato. Eppure, il bisnonno di cui porta il nome aveva combattuto nella guera granda del ’15-’18, proprio sul Grappa. Ripeteva ch’era stata una cosa bruta, tanti morti e dolore.
Il diario è lì, col suo “mistero” e il “tesoro” che custodisce, come gli ha detto quello strano Giuseppe e gli confermano papà e Gabriele, il padrone della baita. Le annotazioni partono dall’11 ottobre 1917. Chi scrive, si dice contento della cartolina precetto che lo porterà a Sassari e poi in Friuli, a combattere giovanissimo gli austriaci, che odia.
Angelo è sorpreso di quanto i ragazzi fossero contenti di andare in guerra, lui non condivide tanta aggressività. Intanto, col passare dei giorni l’ambiente del Grappa gli sembra meno indifferente. Fa sogni curiosi e perfino a occhi aperti si vede in giubba grigioverde e cerca di imbracciare un’arma davanti agli austriaci, che scendono dal monte Asolone, per sciamare nella pianura veneta senza più ostacoli.
Il ragazzo entra in contatto con un altro personaggio chiave, il montanaro Piero, un anziano tutto d’un pezzo, che lo saluta in modo sorprendente: così sei tu il giovane cercatore scelto dalla montagna?
La trasformazione di Angelo in testimone contemporaneo dei coetanei di un secolo prima è un valore assoluto di questo romanzo. Attorno, quel ragazzo sente e ci fa sentire l’energia dei giovani come Antonio, che sul Grappa sono andati a difendere l’Italia e dal Grappa non sono più scesi.
E per i lettori c’è un mistero da sciogliere a loro volta: scoprire il segreto della tomba 901, nel Sacrario Militare di Cima Grappa.
L'Angelo del Grappa
Amazon.it: 10,44 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’Angelo del Grappa
Lascia il tuo commento