Enrico Letta, nuovo segretario del Partito democratico, eletto il 14 marzo 2021, ha scritto Anima e cacciavite. Per ricostruire l’Italia (Solferino 2021, pp. 176, 15,00 euro), scegliendo i termini nodali di quello che è un vero e proprio manifesto politico.
“La partecipazione è una parola chiave ma lo sarà ancora dopo. Una coppia di termini che sembrano lontani l’uno dall’altro: mettere insieme l’anima e il cacciavite, la nostra politica deve essere questo, metterle insieme e non staccarle mai. Se siamo solo anima non faremo in modo che le nostre idee diventino un avanzamento positivo”.
Questa è la frase centrale di Enrico Letta, pronunciata nel suo discorso all’assemblea nazionale del partito, nella veste di candidato segretario del Pd, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti.
“Mi dia per favore, professore, una ragione per tornare in Italia”.
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Quante volte Enrico Letta negli ultimi anni a Parigi nella Scuola di Affari Internazionali dell’Università Sciences Po si è sentito fare questa domanda dai suoi studenti, i quali, come milioni di altri giovani che studiano e lavorano all’estero, si sentono abbandonati del loro bellissimo ma troppo spesso egoista Paese. Quante volte il professor Letta ha cercato di dare una risposta sensata e priva di retorica. Poi è toccato a Enrico Letta porsi questa domanda, "Perché tornare?”, quando lo scorso marzo è stato indicato come possibile successore alla Segreteria del partito. Ancora troppo forte l’amarezza per il tweet di Matteo Renzi: #EnricoStaiSereno del gennaio 2014, quando Letta, Presidente del Consiglio dei ministri dal 2013, credette appunto che il suo governo navigasse in acque serene e tranquille. Invece Letta sempre più isolato dal suo partito rassegnò le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica Mattarella.
Il nuovo Premier, manco a dirlo, Matteo Renzi, una vera e propria tragedia shakespeariana dagli aspetti anche tragicomici, se pensiamo all’espressione cupa e imbronciata che aveva Letta il 22 febbraio, quando a palazzo Chigi porse al nuovo Premier Renzi la tradizionale campanella. Occorreva digerire lo smacco, quindi Letta, dimessosi nel 2015 dal Parlamento, si è trasferito a Parigi, dove ha guidato per sei anni la Scuola di Affari Internazionali dell’Università Sciences Po. Nell’ultimo biennio inoltre Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors, ha assunto la presidenza di APSIA, l’organismo che riunisce le principali università mondiali nel campo degli studi in Affari Internazionali, con base a Washington D.C, mentre nel 2015 ha fondato in Italia l’associazione no profit “Scuola di Politiche”. Letta avrebbe anche potuto continuare a fare il professore a Parigi, ma sono stati proprio i volti dei suoi studenti, a farlo uscire dal suo “comodo guscio”. Pensando a quei volti, a Letta è tornato in mente l’ammonimento di Luigi Pirandello:
“Nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
I volti degli studenti italiani, anche di quelli che risiedono in Italia e qui studiano con impegno e perseveranza, DAD o non DAD, non sono statistiche e non sono maschere. Sono persone che rappresentano l’ultima speranza del nostro Paese. È per loro che l’autore ha scritto il libro, al quale aveva iniziato a lavorare nei mesi precedenti alle dimissioni di Nicola Zingaretti dalla guida del Pd, anche perché vuole essere in grado di dare risposte di senso a quella richiesta. Occorre dunque dare una ragione per credere ancora nell’Italia e per farlo bisogna agire subito. Per ricostruire il nostro Paese, che è stato piegato ma non domato dalla pandemia.
Gli italiani sono provati da questo lungo periodo di dolore ma anche rigenerati, con lo sguardo proiettato in avanti, con prudenza, verso un futuro che non è sbiadito, perché questa volta il futuro dipende da tutti noi, da come siamo in grado di costruirlo. Vi sono le risorse di Next Generation EU e in Italia possiamo contare su una fase politica di tregua, speriamo non solo apparente, e di maggior dialogo, mentre in Europa e nel mondo, scrive l’autore, si è scelta la via della cooperazione e del multilateralismo:
“Non possiamo permetterci altri fallimenti, è il momento di ribellarsi all’inerzia. È il momento di tornare, per chi è fuori. È il momento per i più giovani di dare una chance all’Italia che li ha cresciuti e formati. È il momento per quelli della mia generazione di impegnarsi non con lo spirito dell’accumulo, ma con quello della restituzione”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Anima e cacciavite” di Enrico Letta: il manifesto politico del segretario del PD
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