Anima e sangue
- Autore: Pina Varriale
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Napoli del ’700 età di lumi e di sangue a fiumi.
“Anima e sangue. Lo specchio e l’ombra”(Imprimatur, 2015), un giallo storico di straordinaria ricchezza, pieno di tanti spunti, ricco di azione, di suggestioni ambientali, culturali, psicologiche e, quando dispensa dettagli macabri, lo fa con tanta naturalezza da ridurre l’impatto. Entra nelle cantine buie, nei bassifondi oscuri e negli angoli sinistri di una Napoli sordida e lazzara nel 1737. Un romanzo da leggere assolutamente e letteralmente partorito dalla creatività di Pina Varriale, scrittrice, pittrice, speaker radiofonica, una napoletana versatile e imprevedibile, come quel suo personaggio tanto congeniale alla città segreta e senza tempo che tuttora si può scoprire perfino dietro quella disturbata di oggi. Una Napoli colta, antica, occulta, indecifrabile, carica di anni, ma tutt’altro che guappa, guitta, marchettara e bidonista. Una Napoli capitale europea che fu.
Quel personaggio è Raimondo di Sangro (1710-1771), settimo principe di Sansevero, scienziato, inventore, alchimista, esoterista, uomo dei lumi. Per il popolino, sosteneva Benedetto Croce, era l’incarnazione partenopea del dottor Faust, aveva fatto un patto col diavolo, per padroneggiare le forze segrete della natura. Indagato dalla letteratura scientifica e caro a quella esoterica, qui è il motore di un thriller che non si ferma un attimo, elegante e per niente barocco, nonostante l’epoca dell’eccesso artistico in cui si muove. Età anche di fermenti intellettuali, in contrasto con l’indolente tirare a campare di una corte ingessata di parrucconi, mentre il giovane re pensa solo alla caccia e a costruire un grande teatro. Per il resto, che altri si occupino della gestione pubblica. E sia quel che sia.
Con la sua vivacità, la Napoli dei liberi muratori e degli illuministi convive con quella ammuffita delle congiure di Palazzo. Sansevero e le sue invenzioni contro le trame del tutore di Carlo di Borbone, il potente conte di Santo Stefano.
Non si pensi a una storia pesante. La lettura è scorrevole e resta leggera anche quando deve proporre contesti sanguinari, addirittura grandguignoleschi. Uno dopo l’altro, non risparmia scannamenti, morti ammazzati, autopsie, esperimenti sui cadaveri, aborti procurati e spontanei, luridi intrugli di fattucchiere, violenze sessuali e omosessuali, l’evirazione di un ragazzino futuro cantore, venduto dalla madre per miseria e un corpo femminile vetrificato dal bagno in una mistura di acidi e sale alchemico.
Tutto ruota intorno a Raimondo: la testa grossa su un corpo piccolo da ragazzo mal cresciuto, segno di un’infanzia difficile. È sposo senza amore di una cugina, Carlotta, la Fiamminga, matrimonio combinato, per conservare i patrimoni. Un rapporto freddo, anche se gli sta dando un figlio.
Sansevero riserva la passione ad piccola mantenuta, Rosella, seni acerbi e ventre piatto da bambina, ma carica di fuoco e sensualità. Con lei diventa un diavolo, come quelli che secondo i servi tiene imprigionati nei sotterranei, con le anime dei dannati, per servirsene negli esperimenti. Le sue invenzioni sono inquietanti, hanno qualcosa di demoniaco, dicono. Invece non è stregoneria, ma scienza, spinta ai confini della vita e della morte, alla ricerca del segreto dell’immortalità, lo stesso che insegue Giuseppe, medico anatomista che collabora con lui. Gli è toccato fuggire da Palermo, dove studiava sui corpi per riportare in vita la donna amata. Lo volevano sulla forca perché faceva a pezzi i cadaveri.
Di quelli a Napoli non ne mancano, anzi qualcuno ne sta aggiungendo un bel po’, uccidendo nobili legati al precedente governo. Tutte morti violente e diverse, con la costante di una corda con tre nodi fatta trovare al polso delle vittime. Santo Stefano fa calare il silenzio sugli omicidi e incarica una donna di condurre indagini discrete. Chiara Minutolo è l’unica erede di una famiglia nobile, ha un talento innato nel risolvere gli enigmi, è colta e studiosa, segretamente attratta dal libero pensiero illuminista.
Chi conosce Raimondo di Sangro e la chiesa sconsacrata della Pietatella dove ha raccolto opere d’arte eccezionali e reperti unici, non resterà deluso dalla cripta sotto la Cappella Sansevero. In due teche sono conservate le macchine anatomiche: lo scheletro di un uomo e di una donna, in posizione eretta, con intorno alle ossa l’intero e integro sistema circolatorio evidenziato: arterie e vasi sanguigni.
Pina Varriale avanza un’ipotesi estrema delle origini dei due strepitosi e un po’ macabri resti.
E a pensar male... spesso si azzecca.
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