Anime Assassine. La vendetta del cigno nero di Diego Collaveri

Anime Assassine. La vendetta del cigno nero è un libro che lascia davvero col fiato sospeso. In questa avventura l’ispettore Quetti, classico poliziotto che sembra uscito dai film noir con Humphrey Bogart, viene coinvolto da una sua vecchia fiamma nella ricerca di un’amica scomparsa. Per fare questo il nostro eroe (anche se in effetti non è una definizione che gli si addice) deve agire fuori dalla sua giurisdizione rischiando il tutto per tutto e con il caratterino che si ritrova non aver le mani legate dalle regole della legge potrebbe farlo invischiare in cose che non gli farebbero molto onore. Sembrerebbe la classica trama se non fosse che la vecchia fiamma è una femme fatale di oggi, ex modella e ora stilista di abiti gothic, e l’ambiente in cui il povero ispettore viene trascinato non fosse quello alternativo di locali privati dove si consumano eccessi, giochini di ruolo e sadomaso, festini esclusivi alla "eyes wide shut" e popolato da modelle erotiche e mistress. In questo girotondo di vizi ed eccessi il nostro protagonista riuscirà a trovare le fila di una serie di omicidi avvenuti per mano del misterioso serial killer conosciuto come il cigno nero, il più estremo dei dominanti.

I personaggi sono davvero profondi e lasciano il segno. La cosa che più colpisce è la lenta discesa dell’ispettore Quetti in questo mondo alternativo, che lui guarda affascinato con occhio curioso, ma sempre rispettoso della altrui libertà. Nonostante il coinvolgente susseguirsi degli eventi della storia, davvero coinvolgente, più provavo ad entrare nella mente di questo pericoloso serial killer, che ho trovato affascinante, più mi sentivo risucchiata dalla decadenza di un ambiente che sembra così lontano da noi ma che in realtà si nasconde nel nostro quotidiano. Riesce davvero a tirar fuori un tuo lato nascosto. L’autore gioca abilmente con il lettore ad ogni pagina, mescolando le carte in tavola di continuo per lasciarti sempre nel dubbio. Le ambientazioni sono così ben descritte che sembra di esserci ed ho apprezzato quel mondo indefinito in cui si svolge la storia che ha netti richiami ai toni chiaro-scuri dei fumetti di Frank Miller (SinCity). Il marchio di fabbrica dei personaggi di Collaveri resta sempre il farli oscillare tra il bene e il male, senza metter mai una linea di demarcazione ben definita, a sottolineare che il bene o il male assoluto non esistono. L’ho trovata una lettura coinvolgente e affascinante, quindi mi sento di consigliarvelo.