Perdersi
- Autore: Annie Ernaux
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2023
Pubblicato per la prima volta in Francia da Gallimard nel 2001, Se perdre è il diario intimo in cui Annie Ernaux ripercorre la propria tumultuosa storia d’amore clandestina con un diplomatico russo, lo stesso uomo di cui la scrittrice aveva narrato nello scandaloso Passione semplice (1991).
Ora arriva nelle nostre librerie nell’aderente e affilata traduzione di Lorenzo Flabbi, voce italiana di Ernaux, con il titolo Perdersi pubblicato da L’orma editore, la casa editrice romana che ha avuto il merito di far conoscere l’opera dell’autrice Premio Nobel al pubblico italiano.
Ogni libro di Annie Ernaux pubblicato da L’orma editore presenta un formato editoriale riconoscibilissimo e una copertina accattivante che pone in rilievo la continuità delle opere dell’autrice francese: in questa copertina troviamo l’immagine di una donna in tailleur e tacchi a spillo, non è più bambina né ragazza e soprattutto è sola, finalmente emancipata e padrona del proprio destino, ma ha le braccia incrociate e sembra assumere una posa riflessiva. Alle sue spalle non è proiettata la sua ombra, ma quella di un uomo che sembra allontanarsi.
Viene così alla luce un altro tassello imprescindibile dell’opera di Annie Ernaux.
In Ernaux il bisogno di datare è più antico del bisogno di raccontare, il diario viene spesso utilizzato dalla scrittrice francese come una sorta di documento, diventa un vero e proprio “cantiere di scrittura”. Molti libri di Annie Ernaux si concludono, non a caso, proprio con una data precisa, come un’impronta del marchio autoriale, ovvero la necessità di dare un ordine al tempo, di fissarlo attraverso la scrittura.
In Perdersi le pagine del diario ci consegnano un arco temporale preciso: gli anni dal 1988 al 1990, in cui l’autrice era immersa in una passione febbrile, ossessiva, per un uomo, irretita nelle spire di un desiderio che non le lasciava scampo. Annie Ernaux sceglie di pubblicare quel diario nel 2001, dopo aver compiuto un ultimo viaggio in Russia, spinta da una finalità precisa, quella di “salvare”.
Perdersi è quindi il dietro le quinte, il “non detto”, di un altro libro, Passione semplice, che ci svela la matassa ingarbugliata di pensieri che poi la scrittrice ha dipanato in narrazione.
Nelle pagine di Passione semplice, Ernaux proponeva una domanda insidiosa: “si può scrivere impunemente?” La risposta rimane sospesa, aleggia tra le righe in cui l’autrice si spoglia, si mette a nudo annotando i dettagli più privati, i pensieri, i gesti erotici e sembra quasi compiere un sacrificio, immolarsi all’altare della letteratura.
Con la sua scrittura piatta (l’écriture plate), affilata come un coltello, Annie Ernaux si scarnifica in presa diretta mostrandoci la passione nel suo lato più feroce e anche più oscuro, quello dell’abbandono totale, dell’attesa, dell’agonia del desiderio.
Ogni parola scritta obbedisce a una precisione perfetta, innata, nel descriverci non tanto un sentimento, quanto uno “stato d’animo”, naturalmente suscitato da un uomo S. - di cui l’autrice mantiene l’anonimato, è lei a mettersi a nudo, non lui - che viene descritto come una “figura dell’assoluto”, un “terrore senza nome”.
Ancora una volta, come in tutti i romanzi dell’autrice francese, è importante prestare attenzione alla frase citata in epigrafe, tratta da una scritta anonima letta sui gradini della Basilica di Santa Croce a Firenze:
Voglio vivere una favola.
Se nell’esergo de Il posto, Ernaux ci faceva notare, citando Jean Genet, che “scrivere è l’ultima risorsa quando abbiamo tradito”, qui invece pratica un altro genere di rovesciamento: ci presenta la “favola”, ma ci narra il suo rovescio, perché quello in cui precipita la scrittrice è il contrario dell’amore fiabesco, è l’amore ossessione, l’amore tossico: “un inferno incantevole”, scrive, ma pur sempre un inferno.
Annie Ernaux incontra S., un uomo russo sui trentacinque anni, sposato, vagamente simile all’attore Alain Delon, nel 1988 durante un viaggio per scrittori in Unione Sovietica. Lei all’epoca ha quarantotto anni, è divorziata ed è già una scrittrice affermata. Lui è un diplomatico che lavora per l’ambasciata francese. L’ultimo giorno del tour, a Leningrado, esplode la passione che poi continuerà, a fasi alterne, per anni anche dopo il ritorno della scrittrice in Francia sino alla definitiva partenza di lui per la Russia.
Nella prefazione a Perdersi, Ernaux riprende la propria concezione di scrittura come “tradimento”, affermando che S., l’amante russo, potrebbe concepire la pubblicazione di questo diario come un “abuso di potere letterario”, dunque come un inganno.
Ma, come narrava già in Passione semplice, Annie Ernaux sa che non si può mai “scrivere impunemente” e quindi accetta di pagare il prezzo dell’arte.
Nelle pagine del suo diario Annie Ernaux dà forma a una “felicità dolorosa”, che sembra sempre sbriciolarsi nell’attesa. La relazione con S. non è tanto sentimentale, quanto prettamente sessuale, vissuta “attraverso i sensi”. Non hanno la stessa cultura, non parlano nemmeno la stessa lingua madre, eppure tutto sembra legarli in un vincolo esclusivo, inscindibile.
Lui giunge alla scrittrice come l’eco di una memoria lontana, replicando un “personaggio” che i lettori di Ernaux hanno già imparato a conoscere:
Faceva parte di quella schiera di uomini un po’ timidi, alti e biondi, che hanno costellato la mia giovinezza
Annie e S. non hanno apparentemente nulla in comune. Lui ama i vestiti costosi, le auto di grossa cilindrata, non i libri né tantomeno la musica; ha persino idee politiche opposte a quelle della scrittrice, è un fervente seguace di Stalin. Si tratta di una passione irrazionale, forse come lo è, in fondo, ogni passione quando gli esseri umani si trovano sotto il suo dominio.
In Perdersi Ernaux ci narra un tempo altro, che è il “tempo della passione” e sembra vivere in una dimensione separata dall’attualità del mondo di cui invece troviamo traccia nei libri o sui giornali custoditi negli archivi.
Se nelle pagine di Passione semplice Annie Ernaux parlava dell’amante russo come di un “dono”, qui invece lo descrive come:
Un principio meraviglioso e terrificante, di desiderio, di morte e di scrittura.
La figura di S. rivive in questo frequente alternarsi di stati d’animo di estasi e dolore, gioia e sofferenza, nei risvegli senza di lui che vengono descritti come “senza speranza”. “Quanti altri risvegli sacrificherò alla mia passione?” si domanda Annie sconsolata.
Lei lo tramuta persino in passione letteraria, leggendo I mandarini di Simone de Beauvoir (autrice simbolo che ritorna in tutte le opere di Ernaux, Ndr), paragona la sua storia d’amore a quella vissuta da Anne e Lewis: “Nessuno dirà mai più Anne in quel modo”, ed ecco che applica la frase alla sua stessa vita, trasfigurando il proprio amore privato, la propria frustrazione personale, nella sfera dell’arte.
A un certo punto la scrittrice giunge a chiedersi:
Me lo domando sul serio: è davvero il caso che io continui a vivere così, a passare dall’attesa allo struggimento, dall’anestesia al desiderio?
Se c’è una cosa che non manca mai, un ingrediente segreto nella scrittura di Ernaux, è senza dubbio la consapevolezza. Ed è proprio questo a rendere la sua opera, persino quando parla della perdizione nell’abisso del desiderio, “politica”.
Nelle pagine di Perdersi ritroviamo disseminati come briciole i temi cardine dell’opera di Annie Ernaux, la sua analisi chirurgica del mondo e della vita: qui riflette sul comunismo, sul ruolo della donna nella società, sul significato a volte ambivalente che diamo alla parola “amore”, sulla percezione dell’invecchiamento (“sono troppo vecchia” è la minaccia temibile, più volte annotata, Ndr) e - ancora una volta - sulla scrittura:
Il bisogno che ho di scrivere qualcosa di pericoloso per me, come la porta di una cantina che si apre, nella quale si deve entrare a tutti i costi.
Perdersi è un romanzo-diario segreto, oscuro, in cui emerge un nocciolo di verità nel continuo scavo della coscienza che l’autrice compie attraverso le parole. È un altro tassello del pensiero di Ernaux, un pezzo di puzzle che si incastra perfettamente nella trasfigurazione letteraria che la scrittrice francese ha fatto della propria vita. In quest’opera ritroviamo i libri precedenti: Il posto, La vergogna, La donna gelata, soprattutto Memoria di ragazza. L’autrice si muove all’interno del tempo psichico della propria coscienza, tornando a volte bambina, poi ragazza, poi donna moglie e madre e infine donna adulta invischiata nella palude di un desiderio senza nome e, a sprazzi, ecco che emerge la scrittrice e la necessità di “scrivere per capire” persino questa passione che apparentemente non ha senso né scopo.
Annie Ernaux ragiona attraverso la scrittura del sé e così si astrae dalla stessa pagina su cui si è messa impietosamente a nudo sino a sviluppare una riflessione universale - che non lascerà mai il lettore indifferente.
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