Apollonio Rodio (295-215 a.C. circa) è uno tra i più importanti poeti greci d’età ellenistica. La sua opera più famosa, Le Argonautiche, nel tentativo di riportare in auge l’epica omerica, ne costituiscono un importante sviluppo e pongono le basi per le successive opere ascritte al genere (non ultima l’Eneide).
Cosa c’è dunque da sapere su vita e opere di Apollonio Rodio? Scopriamolo insieme.
Apollonio Rodio: la vita
Conosciamo solo a grandi linee la vita di Apollonio Rodio. Nato nel 295 a.C. circa, studiò ad Alessandria e fu discepolo di Callimaco e compagno di studi di Eratostene. A circa trent’anni fu nominato capo-bibliotecario della biblioteca di Alessandria da Tolomeo II e, contemporaneamente, ebbe l’incarico di istruirne il figlio, il futuro Tolomeo III Evergéte.
A causa della scarsa considerazione ottenuta dalle Argonautiche, sua opera principale, unita all’inimicizia con Callimaco, alla rivalità con Eratostene e alla scarsa simpatia che Berenice nutriva nei suoi confronti, Apollonio fu costretto ad andare in esilio a Rodi (il soprannome Rodio deriva da qui) e visse sull’isola fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 215 a.C. circa.
Le notizie riportate derivano dalla Suida, un lessico bizantino del X secolo. Il lessico contiene un’altra indicazione riguardo un presunto ritorno di Apollonio alla biblioteca di Alessandria, ma è probabile si tratti di un errore del compilatore. L’espressione presente nelle fonti "essere ritenuto degno di stare nella biblioteca", infatti, era riferita ai libri del poeta e non al poeta come capo-bibliotecario.
Questo errore potrebbe essere nato anche a causa di un caso di omonimia: dopo Eratostene, a capo della biblioteca ci fu un secondo Apollonio, il cosiddetto Apollonio Eidographos, di cui oggi si sa molto poco.
Il più famoso episodio della biografia di Apollonio riguarda la polemica letteraria con Callimaco, durata dal 246 al 240 a.C. La poetica callimachea prevedeva una concezione di poesia fine a sé stessa, lirica, leggera e fortemente elaborata, in particolare conflitto con la poesia epica. Proprio all’epica, invece, si era dedicato intensamente Apollonio Rodio, nel tentativo di rinnovarla e riportarla al suo splendore.
Benché passata alla storia, però, questa rivalità sembra poco attendibile se considerate le fonti storiche. Si tratta, più probabilmente, di una falsa voce in circolo già in epoca contemporanea ai due, che nel corso dei secoli ha influenzato le interpretazioni di testi come L’ibis (il poemetto calunnioso di Callimaco, che si ritiene rivolto ad Apollonio).
Oggi, piuttosto, i critici tendono a rivalutare la posizione di Apollonio all’interno della poetica. Le Argonautiche, infatti, più che negare i principi estetici callimachei, ne costituiscono un superamento della frammentarietà. Inoltre, pur essendo articolate in 6 mila versi, sono un esempio di brevitas, perché condensano in poco spazio un’intera saga, particolarmente dettagliata secondo il criterio, ancora una volta callimacheo, dell’ekfrasis.
Le Argonautiche: trama, personaggi, modelli e stile
Sebbene Apollonio si sia dedicato a numerose opere a noi non pervenute (tra cui alcuni poemetti eruditi) e contribuì alla filologia omerica antica, la sua opera più famosa sono Le Argonautiche, un poema epico in quattro libri che narra il viaggio di Giasone e della sua nave Argo alla ricerca del vello d’oro.
I primi due libri descrivono il viaggio degli Argonauti verso la Colchide: per riprendere il potere usurpato, Giasone deve consegnare all’usurpatore l’ambito vello d’oro. I due libri si sviluppano in una serie di episodi praticamente autonomi, connessi secondariamente alla narrazione principale.
Il terzo libro è dedicato invece alla figura di Meda che, innamorata di Giasone, gli fornisce un filtro che rende possibile la vittoria di Giasone e il raggiungimento del vello d’oro.
Alla conquista del vello e al ritorno fantastico degli eroi (a cui si aggiunge Medea) è dedicato il quarto libro.
I personaggi delle Argonautiche non sono personaggi stereotipati, che si qualificano per una spinta, un ideale o una caratteristica particolare, come nell’epica omerica. Gli eroi di Apollonio sono eroi nuovi, sconfitti, bloccati nella propria interiorità. Non sono eroi guidati da onore, ideali o forti interessi: a predominare è l’amechanìa, ossia la totale mancanza di spinte. Lo stesso Giasone non è interessato al vello e spesso pensa di rinunciare all’impresa.
Apollonio si concentra, secondo il pieno gusto ellenistico, sull’interiorità dei suoi personaggi. Ne emerge una Medea straordinaria, profonda e complessa, in continua evoluzione, che anticipa la Didone dell’Eneide, lacerata dal conflitto tra passione e convenzione sociale.
Giasone al contrario è un eroe insicuro, fragile e sfiduciato. Inadeguato all’eroismo, si trova come incastrato in una missione da portare a termine, ma di fronte a cui si trova costantemente impotente.
Il poema ha una struttura circolare: il punto di partenza e la meta del viaggio coincidono. Il viaggio degli Argonauti è un viaggio privo di motivazioni e pieno di incertezze e, in questo, si pone in netto contrasto con il modello omerico. Anche l’intervento divino è notevolmente ridotto: gli dei o sono spettatori o intervengono quando l’azione è ormai definita. L’incertezza dei protagonisti si riflette anche nei luoghi attraversati, onirici e surreali, un "universo capovolto" dalle usanze assurde.
Questo allontanarsi da Omero ha degli importanti riflessi anche sullo stile dell’opera, che rifiuta gli epiteti formulari, sviluppa similitudini intimistiche e si caratterizza per una forte presenza dell’io narrante, che rivendica l’originalità della propria opera.
Anche la gestione del tempo si distanzia dal modello: se Omero iniziava in medias res e collocava le imprese in una dimensione remota che rifletteva il presente, le vicende di Apollonio Rodio sono del tutto autonome dal presente, i piani cronologici si intersecano e si contengono a vicenda.
Le Argonautiche non devono molto solo a Omero e all’epica, ma anche e soprattutto alla tragedia. Non solo per quanto riguarda l’unità di luogo, tempo e azione teorizzate da Aristotele nella Poetica, ma per quanto riguarda i contenuti e le atmosfere cupe e allucinate.
La molteplicità di modelli si rispecchia nella lingua dell’opera, che è costituita da termini epici, vocaboli lirici, teatrali ed elementi tipici della prosa. Non bisogna dimenticare i profondi interessi filologici del poeta che, sicuramente, si è fornito di glosse (raccolte di termini rari) per scrivere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Apollonio Rodio: vita e opere dell’autore greco, bibliotecario della biblioteca di Alessandria
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