Aquile nella tempesta
- Autore: Ben Kane
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2018
Primo secolo dopo Cristo, confine del Reno, siamo al redde rationem, la resa dei conti tra il centurione Lucio Cominio Tullo e Arminio, il principe dei Cherusci. Lo scrittore Ben Kane ha portato a conclusione la Eagles of Rome Series, pubblicando il terzo titolo della storica saga bestseller, “Aquile nella tempesta” (edito in Italia da Newton Compton a gennaio, pp. 380, euro 9,90, ebook euro 4,99). Segue “Le Aquile della guerra” (2016) e “Nel nome dell’impero” (2017), sempre per i tipi della casa editrice romana.
Visto che siamo in prossimità di una conclusione della saga delle Aquile, no spoiler, bocche cucite sul finale e dintorni. Per questo, sarà bene girare alla larga dalla trama del romanzo storico che chiude la trilogia, anche se qua e là qualcosa si potrà comunque dire, quanto meno sul collegamento tra il secondo titolo e quest’ultimo, appena apparso sugli scaffali.
Ben Kane è nato in Kenya, vive in Irlanda, è da sempre un grande appassionato di storia. Veterinario figlio di veterinario, dal 1998 ha girato il mondo per tre anni e già l’anno prima aveva battuto l’antica Via della Seta. Rientrato nel regno Unito nel 2001, si è stabilito per motivi di lavoro nel Northumberland, avendo modo di visitare i siti più significativi della dominazione romana, nei territori del Vallo di Adriano. Tutto aveva risvegliato in lui la passione giovanile per la storia in generale, indirizzandola in particolare verso l’antica Roma.
Tante le curiosità, specie sui legionari provenienti da altre parti del mondo conosciuto, alle quali ha voluto rispondere per primo, documentandosi attentamente. Avevano fatto fatica a vivere in quei luoghi selvaggi? Cosa avevano sofferto, arrivando da luoghi climaticamente opposti? Come avevano affrontato le tribù locali, tanto combattive da essere feroci? La saga della Legione dimenticata è nata davanti alle pietre del muro fatto erigere dall’imperatore Adriano per segnare il confine tra la provincia romana della Britannia e le terre a nord. Più avanti è toccato poi alla serie delle Aquile di Roma, che giunge al termine.
Siamo al 15 d.C. Un generale, Germanico, ha riportato le armi dell’Urbe sul Reno per vendicare la disfatta di Teutoburgo, costata sei anni prima un’enorme vergogna, migliaia di morti e la perdita delle insegne di tre legioni, tre aquile d’oro con le ali spiegate. Il condottiero delle truppe in terra germanica ha sconfitto molte tribù e recuperato il simbolo della Diciannovesima, ma l’insidioso Arminio non è stato neutralizzato e continua a riunire armati, rappresentando ancora una seria minaccia alla frontiera.
Celebrando davanti a dodicimila uomini schierati il successo della recente spedizione e premiando chi si è distinto, Germanico chiama a sorpresa Tullo e ne riconosce pubblicamente il valore, anche nel corso della battaglia di Teutoburgo. Solo duecento dei quindicimila legionari, scrive Kane, erano usciti vivi dall’agguato dell’ex alleato Arminio nella foresta. Si erano salvati da soli o a coppie, ma Lucio Cominio era riuscito a condurre con sé ben quindici compagni, lottando per diversi giorni.
Il generale lo fa acclamare dalle truppe, a gran voce e restituisce all’ufficiale anziano l’onore perduto dai combattenti nel 9 d.C. L’essere sopravvissuti ai compagni e alle aquile aveva fatto cadere su loro l’onta della sconfitta. Erano stati divisi e trasferiti in altre unità. Dalla Diciottesima legione, Tullo era stato retrocesso a centurione semplice nella Quinta. Ci sono voluti cinque anni e il buon senso di Germanico, per restituirgli il grado. Con lui sono l’optio Fenestella e altri due veterani, coraggiosi e pieni di risorse, Pisone e Metilio.
Lucio si scuote dai suoi pensieri. I legionari ritmano il suo nome,
“Tul-lo, Tul-lo”
approvando la promozione, appena proclamata da Germanico, al comando della Seconda centuria della prestigiosa Prima Coorte della Quinta legione. Un riconoscimento tanto importante rappresenta una motivazione enorme per Tullo. Arminio e i suoi devono essere sconfitti. Una delle tre insegne perdute è stata recuperata, ma non avrà tregua finché anche l’Aquila della Diciottesima non avrà fatto ritorno a casa. E quel traditore del Germano deve pagare per quello che ha fatto.
Apriamo un siparietto rosa, sempre per allontanare il rischio di spoileraggi. Al seguito delle legioni, una formosa e risoluta donna gallica gestisce una taverna per soldati. Lucio le sta dietro da anni, sempre respinto, sebbene Sirona si prenda cura di Artio, la figlioletta adottiva del centurione. Al rientro dalla Germania lei gli aveva rivolto un sorriso luminoso e Tullo aveva tentato di baciarla, dopo aver fatto il pieno di vino per prendere coraggio. Ancora sentiva bruciare lo schiaffo beccato in pieno sulla guancia. Son dovuti trascorrere dieci giorni, prima che gli venisse concesso di rimettere piede nella taverna e altri venti, prima che tornasse a trattarlo con un minimo di cordialità.
Ed ora, forza con la lettura del terzo episodio delle Aquile, ricordando che sangue chiama sangue e il sangue non è mai acqua.
Aquile nella tempesta
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