La polemica politica, il linguaggio composito, il coraggio delle idee e l’originalità dei temi e dello stile sono solo alcune delle caratteristiche che hanno reso Aristofane un mito della commedia di ogni tempo.
Greco di Cidatene, conservatore e aristocratico vecchio stampo, Aristofane fu un amante della pace e della libertà, in particolare di quella di parola, di cui abbondantemente si servì per mettere in scena la sua opera.
Scrisse e produsse molto, 44 commedie in tutto, delle quali ne restano 11, sufficienti a comprenderne la complessità della personalità e dell’arte.
Vediamo vita e opere del rappresentante più illustre della commedia attica antica.
Vita di Aristofane
Nonostante le tre biografie pervenute, le informazioni sulla vita di Aristofane sono piuttosto scarse.
Figlio di Filippo e Zenodora, nacque nel demo di Cidatene in un anno compreso fra il 444 e il 441 a.C.
La sua educazione fu accurata e completa. Fin dalla più tenera età Aristofane si mostrò fra i più convinti sostenitori del partito aristocratico e avversò sempre fieramente i demagoghi, tra i principali bersagli delle sue commedie.
Ebbe tre figli, Araro, Filippo e Nicostrato, che ne seguiranno le orme in campo artistico e professionale.
Dotato di un talento straordinario, Aristofane esordì a soli 17 anni con i Banchettanti, commedia per la quale usò lo pseudonimo di Callistrato, un noto personaggio politico dell’epoca.
La prima opera presentata con il proprio nome fu i Babilonesi.
Considerandola, per sua stessa ammissione, troppo onerosa, ma anche per una certa ritrosia caratteriale che lo portava a temere oltre ogni misura le critiche altrui, in tal caso del pubblico, l’artista rinunciava quasi sempre alla regia, che preferiva affidare a terzi, attori o prestanomi.
Dopo circa un quarantennio di successi, Aristofane morì intorno al 382.
Caratteristiche principali della commedia aristofanea
L’opera di Aristofane è complessa e articolata.
Schiettezza, invettiva politica, ironia e coraggio delle proprie idee sono, in sintesi, le caratteristiche che meglio la definiscono.
Essenzialmente Aristofane fu un aristocratico conservatore, fautore della pace e della libertà, a cominciare da quella "parresia", ovvero libertà di parola, che costituì il fulcro della sua espressione artistica, ma scrisse soprattutto per divertire gli spettatori.
La commedia gli diede anche la possibilità di fare politica senza partecipare ad essa attivamente, mascherando sotto trame e personaggi la realtà che gli toccò vivere e constatare, quella di un’Atene in inarrestabile declino che gli procurava un dolore profondo.
Tradizionalista convinto, Aristofane percepiva un evidente divario fra l’antica paideia (educazione) e quella a lui contemporanea.
Non a caso fra i suoi bersagli prediletti ci furono Euripide, che secondo lui aveva svilito la tragedia, e Socrate, così come tutti i sofisti, rei, a suo dire, di aver divulgato una paideia sbagliata.
In generale, il commediografo non amò i politici, ma mantenne sempre un sacro rispetto delle istituzioni.
Genuinità, umorismo e naturalezza abbondano nell’arte aristofanea, ben mixate e supportate dalla lingua, utilizzata in maniera personale e duttile.
L’attico, infatti, si mescola a ionismi e dorismi, con non infrequenti voci dialettali, metafore, barbarismi e neologismi.
Per assecondare i gusti del pubblico, inoltre, non di rado Aristofane usa termini scurrili, ma senza mai scadere nel pornografico.
Non mancano momenti di alta liricità.
Ulteriore motivo di lode, infine, sono i cori, sempre leggeri e affascinanti, e la parabasi (totalmente assente nelle ultime opere), articolata e vivace.
Uno stile unico e inconfondibile, che ha reso Aristofane il maestro per eccellenza della commedia, un "mostro sacro" del genere con il quale tutti, nelle epoche successive, sarebbero stati costretti a confrontarsi.
Opere di Aristofane
Del corpus di Aristofane, composto da 44 commedie, ce ne sono giunte soltanto 11: vediamo, in breve, trama e significato delle più celebri.
Gli Acarnesi
È un’opera "pacifista", il cui titolo deriva dal coro, costituito dai carbonai del demo di Acarne.
Poiché i demagoghi (altro bersaglio prediletto dell’invettiva di Aristofane) pensano solo a prolungare la guerra, Diceopoli (il giusto cittadino) stipula la pace con gli spartani ma vine accusato di tradimento dagli Acarnesi.
L’uomo allora, bussa alla porta di Euripide chiedendogli in prestito l’abito di uno dei suoi personaggi più poveri, così da suscitare pietà negli avversari.
Travestito da Telefo, egli pronuncia un’orazione in cui spiega le vere ragioni del conflitto.
Il guerrafondaio Lamaco cerca inutilmente di opporsi e alla fine viene mandato a combattere.
Quest’ultimo, ferito e sorretto da due soldati, torna proprio quando Diceopoli si sta divertendo con due cortigiane in un banchetto da lui stesso organizzato e viene deriso da tutti gli astanti.
I Cavalieri
Nella commedia si esprime una satira feroce contro il demagogo Cleone, che va individuato nello schiavo della Paflagonia, e il popolo ateniese che da lui si lascia stupidamente gabbare, rappresentato dal vecchio stolto Demo.
Demo infatti, compra lo schiavo, un abile lavoratore del cuoio.
Il paflagone adula a tal punto il padrone da riuscire nell’intento di accattivarselo, ma altri due servi (i rappresentanti del partito conservatore Demostene e Nicia) gli aizzano contro il furbo salsicciaio Agoracrito, che lo detronizza.
Quindi Demo si affida al salsicciaio e miracolosamente ringiovanisce!
Nuvole
È una delle commedie più famose di Aristofane, i cui protagonisti sono Socrate e i sofisti.
Si caratterizza per la doppia parabasi e prende il titolo dal coro, in cui tutti sono travestiti da nuvole.
Strepsiade è un campagnolo che ha sposato una donna di città e da essa ha avuto un figlio, Filippide.
Il giovane è uno scavezzacollo che sperpera tutti i soldi del padre nella sua sfrenata passione per i cavalli.
Strepsiade decide così di mandarlo a lezione da Socrate, che abita nella casa di fronte alla sua, affinché impari a far prevalere l’ingiustizia (adikìa) sulla giustizia (dike).
Il ragazzo apprende talmente bene che arriva a picchiare lo stesso padre e a giustificare l’azione con la forbita dialettica acquisita.
A questo punto Strepsiade decide di incendiare il pensatoio del filosofo.
Uccelli
Evelpide e Pistetero, stanchi della caotica vita di città, guidati da una cornacchia e da un corvo, vanno alla ricerca di un posto tranquillo.
Grazie all’aiuto di Upupa, metamorfosi di Tereo, lo trovano nell’etere, dove fondano Nefelococcugia (città delle nuvole e dei cuculi).
Da essa vengono escluse alcune categorie di persone, fra cui i poeti, i delatori, gli indovini e i noiosi.
Intercettando il fumo delle vittime inoltre, Evelpide e Pistetero costringono gli dei alla fame e persino Zeus, alla fine, è costretto ad arrendersi e a dare in sposa a Pistetero Regalità (Basileia).
Rane
Famosa commedia aristofanea che prende di mira Euripide.
Ad Atene, morti i tre grandi tragediografi, non c’è più nessuno che sia in grado di scrivere una tragedia degna di questo nome.
Dioniso, travestito da Eracle, decide così di recarsi nell’Ade per riportarne alla luce uno dei tre.
Lo accompagna lo schiavo Xantia.
Dopo il superamento di vari ostacoli, finalmente Dioniso si trova a fare da giudice fra Eschilo ed Euripide, che si prendono a male parole l’un l’altro.
Alla fine pesa sulla bilancia i versi di entrambi e, trovando più pesanti quelli di Eschilo, assegna a lui la vittoria.
Dunque lui torna ad Atene, mentre Euripide finisce a vagare fra i morti.
Ecclesiazuse
Molti critici ritengono che con questa commedia Aristofane abbia voluto fare una parodia della Repubblica di Platone.
Ad ogni modo si tratta di una delle sue opere più spregiudicate, "femminista" ante litteram e incentrata sul tema comunistico.
Il titolo Ecclesiazuse significa "donne in Parlamento".
Le donne, stanche del governo degli uomini, decidono di prendersi il potere.
Le guida la coraggiosa Prassagora.
Le signore, dunque, travestite con mantelli e barbe finte, escono di primo mattino lasciando i mariti ancora addormentati e si recano all’Assemblea.
Qui votano una legge che dà a loro il potere.
La nuova costituzione prevede, oltre alla ginecocrazia, l’abolizione della famiglia e dei tribunali e la comunione generale dei beni.
Si susseguono scene esilaranti di gelosie ed equivoci finché il tutto non si conclude allegramente con un sontuoso banchetto.
Le altre commedie di Aristofane giunte fino a noi sono, oltre a quelle sopra citate, Pluto, le Vespe (o Calabroni), Pace, Lisistrata e le Termoforiazuse
Recensione del libro
La festa delle donne
di Aristofane
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aristofane: vita, commedie più famose e pensiero
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