Ascesi sulla via della poesia
- Autore: Ren Zen (Renzo Maggiore)
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2008
Il libro di Renzo Maggiore, in arte Ren Zen, Ascesi sulla via della poesia (Akkuaria editore, 2008, pp. 58), con postfazione di Giancarlo Bonomo, si apre con una dichiarazione importante:
"Il percorso di un uomo è un percorso di orientamento, la ricerca di un senso, quindi di una direzione.”
Ecco il senso dell’ascesi: trovare una direzione. La direzione è l’interiorità. Si cerca anche nelle lacrime, perché le prove danno forma. Un altro punto emblematico della presentazione scritta dall’autore afferma:
“Quando l’Amore entra nella vita, ha il potere di darle la giusta forma.”
Avere una direzione, dare forma, amare sono in realtà la medesima cosa, vista da tre angolazioni differenti. È andando che si trovano il senso e la direzione verso l’amore, per incontrare la profondità di se stessi:
"Solitario mi ispiro a me stesso / medito mondi lontani / per perdermi nel deserto dell’amore /e ritrovarmi nell’oasi della sapienza.”
La metafora è forte e incisiva. L’amore all’inizio è un deserto, perché si appoggia solo su di sé, ed è gemello di conoscenza, possiede oasi ridenti di sapienza. L’amore è connaturato a un necessario isolamento perché il mondo esterno, se non si è centrati, fagocita, porta lontano dal proprio centro. La prima cosa da fare è sempre chiedersi “Chi sono?” Renzo Maggiore risponde: “Sono poesia”.
“dentro mi rimane / Infinito / il tempo di un verso.”
Ma l’isolamento non è certo totale, lo sguardo all’interno si accompagna a quello esterno, alla contemplazione della natura e allo studio dei libri sapienziali:
“Traggo essenze di gelsomino / dalle parole degli angeli / e luce di girasole / dagli scritti degli uomini”.
Trovato il proprio centro, possiamo sentirci vicini a chiunque poiché il centro individuale è nello stesso tempo il centro del cosmo, è Dio:
“Il contatto finale con il Punto / è l’eterna santità d’ogni sguardo / la relazione infinita con se stesso / con tutto ciò che è stato / e che sarà… realtà. / Amplia il tuo punto di vista / verso il centro d’ogni espansione… / farai amicizia con Dio.”
Nell’andare esistono i momenti, i giorni e gli anni dell’angoscia, attraversati con consapevolezza; esiste la necessità di depurarsi, eliminare i condizionamenti esterni, con il dubbio se e come fare il salto, abbandonando il mondo condizionante. Le poesie del perturbante preparano quelle della catarsi e della grande serenità.
Si tratta di pensieri che toccano la profondità dell’essere. Essenza è certamente pace e felicità, trovata ed esperita dall’autore nella seconda parte della silloge, costruita seguendo l’impulso dettato dal proprio Demone, individuato anche come Lucifero, il portatore di luce, come lo vedevano gli gnostici. Lucifero è la stella del mattino, Venere, luce di verità e conoscenza, altro nome di Cristo, come possiamo leggere in Apocalisse 22, 16.
Il poeta sa congiungere visioni del mondo occidentale alla grande tradizione buddhista. L’arcangelo Gabriele, il cui nome significa "fortezza di Dio", è la fortezza nella perseveranza della ricerca, nel desiderio di toccare il cielo, liberandosi da ogni zavorra del passato, anche familiare. Ciò porta alla visione zen dell’estasi del presente, alla pienezza di essere qui, immanenza divina contenente la trascendenza.
La ricerca diventa poesia. Avere forma significa fare poesia. La forma è contenuto, ispirazione, musica delle parole e dell’essere.
Questo piccolo libro sapienziale va letto inspirando riga per riga, è un autentico esercizio meditativo, ascesi nel senso di salire partendo dalla propria piccolezza, dal non sapere, accettando la fatica e le asperità del cammino. Lungo la via troviamo necessariamente il lato oscuro, con cui bisogna confrontarsi; è l’ombra mostruosa che tutti coviamo dentro, il guardiano della soglia del nostro tempio interiore, per accorgerci, come Ren Zen, che si tratta di una illusione, di irrealtà.
Siamo ciò che crediamo. Il poeta sa di poter credere nel suo desiderio più vero e sa di avere “dentro Dio”. Da ciò:
"Delirio ed estasi. […] Sono rapito / da piacere intenso / […] / profonda passione / partorisce / parole poetiche / è musica che suona / illuminando gli occhi / e irrorando di spirito / la natura dell’essere.”
Sa di poter donare e donarsi:
"Nel mondo ora / ridiscendo… / ed ho coraggio / a praticare ascesi /in terre vicine / piene di Luce. / Così / nel mattino / del nuovo giorno / scopro la gioia del fare.”
Il dono gioioso è l’apice, il coronamento del viaggio. Ren Zen rompe l’isolamento dell’anacoreta in un tripudio estatico, nel gaudio che subentra al dolore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ascesi sulla via della poesia
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Amo i testi di Renzo, esercizio poetico mai fine a se stesso ma sempre ricco di squarci illuminanti su di sé e sul mondo. Tanto intensi quanto stilisticamente superbi, la loro lettura è sempre un momento ben speso.