Ascolta o muori
- Autore: Karen Sander
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2016
“Chi non vuole ascoltare deve morire”
Un dito umano mozzato, in decomposizione, fatto recapitare in una busta al kriminalhauptkommissar Stadler. Un macabro biglietto da visita da parte della scrittrice Sabine Klewe. Ai lettori italiani questo nome non dirà molto. Lo stesso, se si aggiunge Martin Sabine, con cui ha firmato anche romanzi storici con Martin Conrath. Ma il grande pubblico non avrà difficoltà a riconoscere Karen Sander, lo pseudonimo con cui la docente universitaria e giallista renana ha pubblicato “Muori con me” (Giunti) nell’aprile 2015 ed ora firma “Ascolta o muori”, sempre per la casa editrice fiorentina (gennaio 2016, 408 pagine, 12,90 euro).
Dire Karen Sander - alias Sabine Klewe o viceversa - è dire Stadler & Montario, che tornano in questo nuovo scenario sempre insanguinato e un pizzico splatter, descritto con la prosa filante, il taglio dinamico e l’eleganza sufficienti a far digerire situazioni da vero voltastomaco. Georg e Liz sono personaggi di culto fin dal primo dei due thriller della scrittrice tedesca, abili investigatori in coppia, anche se non ancora coppia nella vita. Si attraggono, certo, ma la scintilla per ora non basta.
Elisabeth Montario: psicologa criminale, al momento la troviamo impegnata come ricercatrice presso l’Università di Liverpool. Dirige un progetto di profiling, una ricerca sui messaggi dei criminali, dalle lettere di rivendicazione ai segni lasciati sulla scena del delitto: biglietti, scritte sui muri, allestimenti particolari, oggetti collocati accanto alle vittime. L’obiettivo è individuare modelli ripetitivi o significativi per offrire alla polizia criteri utili a interpretare correttamente quei messaggi ed escludere gli eventuali falsi.
Georg Stadler è commissario capo della Omicidi a Dusseldorf, cinquantenne, belloccio, apprezza il gentil sesso. Nel caso dello Squartatore hanno collaborato e rischiato perfino di morire. Liz è l’unica che risveglia in lui sentimenti forti. Non è innamorato di lei, non fino a quel punto, ma riconosce d’essere turbato, da lupo solitario quale si è sempre considerato con le donne, un incontro e via, senza complicazioni.
Elisabeth lo ha aiutato nel caso precedente, che l’ha coinvolta direttamente e messa alla prova emotivamente, smascherando il fratello come serial killer. Stando in Inghilterra, si sente sollevata dal fatto che lontano dalla Germania non la trattino tutti come “la sorella di quello psicopatico assassino”, ma come “quella nuova venuta a vivere qui”. Ha stretto una relazione “normale” con un bravo medico.
Sta di fatto che intanto in Vestfalia si scatena un nuovo probabile omicida seriale, che tortura ferocemente ragazzi e ragazze scappati da casa o con gravi problemi familiari o che vivevano gravi incomprensioni. In bocca ai cadaveri fa in modo che gli inquirenti trovino fogli di giornale appallottolati con messaggi scritti. Fuggite dove volete tanto non mi sfuggite. E poi ogni vittima ha un pezzo in meno: chi gli occhi, chi le orecchie, chi la mano, a tutti manca almeno una delle dita. Altri segnali criptati dell’assassino.
Sapendo che un team universitario inglese sta facendo progressi sui messaggi dei criminali, Dusseldorf chiama Liverpool e chi ti mandano? Elisabeth Montario in persona.
Dispiaciuta di dover tornare? Niente affatto ed è paradossale, perché se prima era tanto contenta di stare alla larga dalla sua terra ora è strafelice di rientrarvi, per lasciare alle spalle il clima inglese invivibile per lei. E non si allude a quello atmosferico, il problema è la situazione creata da un processo spettacolare, che l’ha resa una protagonista mediatica in negativo, secondo l’opinione pubblica. Con la sua deposizione, ha smontato le accuse contro un comodo colpevole della scomparsa e uccisione di una bimba. L’assoluzione, che già le era costata il disprezzo pubblico della madre della piccola, prelude al nuovo sequestro di una bambina di sei anni. Stesso quartiere. È stato lui, dicono tutti. Si scatena l’inferno e Liz tira un sospiro di sollievo quando la chiamano a Dusseldorf. Rientra in azione insieme alla squadra Stadler ed elabora: il criminale non dovrebbe, avendo più di dieci anni delle vittime, averle scelte a caso visto che dopotutto rientrano tutte nel suo schema. Attraverso di loro vuole dimostrare qualcosa, una sorta di punizione simbolica. Le orecchie tagliate:
Jonathan Geissler non voleva ascoltare, quindi doveva subire.
E Katharina, non voleva vedere. Altri non volevano altro.
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