Aspetta mezzanotte
- Autore: Luciano Modica
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2021
Aspetta mezzanotte, un giallo di Luciano Modica. Giallo, grosso modo il colore delle arance, coprotagoniste in qualche misura del suo thriller con la coppola (della mafia), pubblicato ad aprile nelle Farfalle Marsilio (251 pagine).
Siracusano, appassionato di noir e di qualunque cosa si possa leggere, ha scritto testi teatrali presi in seria considerazione a livello nazionale, ma in campo letterario la sua vocazione lo spinge verso il noir, un genere molto vicino alla realtà criminale con cui un po’ tutti sono costretti a misurarsi in qualche parte del nostro Paese e che Luciano propone in modo molto credibile.
Mara non gioca a dadi (2012) e Piove cenere (2019) i suoi titoli precedenti. È diplomato in pianoforte, ma i suoi studi si sono rivolti alle materie economiche e legali, da consulente tecnico della Procura della Repubblica di Catania è amministratore giudiziario di aziende sottratte alla mafia, un compito che in Sicilia richiede nervi saldi, senso dello Stato e della legalità.
Anche nel nuovo romanzo un’azienda catanese viene messa sotto amministrazione fiduciaria dall’Autorità giudiziaria, dopo l’arresto di 28 affiliati alla criminalità organizzata e il sequestro dell’attività. L’Oran Ice è legata al boss latitante Finocchiaro, commercia all’ingrosso prodotti ortofrutticoli, coltiva arance in ampi territori agricoli della zona settentrionale del siracusano, acquista pure da altri produttori ed esporta nei supermercati del Nord.
Chi se ne dovrà occupare si prenderà certamente una rogna: Lidia non lo nasconde a Mauro, chiedendogli se accetta di assumere l’incarico.
Siracusano, laureato in economia - come l’autore del noir e non si tratta di un incrocio casuale - Mauro Rapisardi è uno dei pochi che si accolla quelle “rogne”. Lo fa da un decennio, per il tramite di Lidia, ora cara amica prima qualcosa di più. Con le donne Mauro ci sta bene, ma quello che non vuole fare assolutamente con loro è mettere su famiglia o qualcosa di stabile e questo gli crea non pochi problemi, al momento, con un’infuriata Bruna che non si accontenta un incontro ogni tanto e via.
Il maresciallo Basile dei Carabinieri accompagna il dott. Rapisardi nell’azienda a Lentini. Non è un personaggio che passa inosservato, altro che il classico sottufficiale dell’Arma. Ha un fisico da palestrato fanatico, è stato un servizio in Iraq, terra da duri e fosse per lui i mafiosi li ammazzerebbe dal primo all’ultimo, altro che mandarli in galera (ammesso che ci si riesca).
Andiamo a conoscere gli altri, entrando negli uffici della Oran Ice, attenti a non disturbare l’aggressivo molossoide da guardia, che circola senza guinzaglio. “Non si corre mai davanti a un cane”, rimproverano a Mauro. Sorpreso dalla bestia, si è impegnato in uno scatto comunque insufficiente a sottrarlo ai morsi di due mandibole poderose, se non fosse intervenuto il salvifico “platz” dell’uomo non alto, bruno e in sovrappeso, che si è presentato come Sante Lo Faro. È l’intestatario della srl, al quale Basile notifica in modo solennemente formale il sequestro preventivo della proprietà e delle quote societarie. È soltanto una testa di legno molto probabilmente, un prestanome al posto dell’impresentabile Finocchiaro.
Lo Faro presenta a sua volta la sua “pupilla”, la dottoressa Loredana, “eccellente contabile e superba responsabile” del settore finanziario, tanto efficiente quanto ninfomane. Decisamente tornita, sprizza lascivia da ogni poro, anche da lontano. Il “direttore commerciale” è una bionda fasciata in un tailleur gessato, molto bella, algida, altera, sui 35-38 al massimo: Lucia Belfiore, moglie di Finocchiaro, in forza all’organico aziendale con funzioni direttive.
Donna di cuori (la signora), fante di denari (l’impiegata), cavallo di spade (il maresciallo), re di quadri (Mauro) e jack di picche (Lo Faro): le carte sono sul tavolo e comincia una partita, con il Boss a fare da jolly, incombente ma mai presente.
In tutto questo, Rashid sogna ogni notte il viaggio. Il mare, le onde, l’arsura, la crudeltà degli scafisti, la netta sensazione di non farcela. Ma è un incubo anche il presente: intorno a lui tutti immigrati, pagati a cottimo, in nero e con salari da rapina. 50 centesimi a cassa, tanto ricevono i raccoglitori di arance e devono sbrigarsi, perché in Sicilia l’aria bollente umida rallenta i movimenti. È arrivato dal Ghana, costretto ad emigrare per sfamare la famiglia, moglie e due figli. È per loro che sopporta tutto. A mezzanotte, guarda verso Vega che brilla in alto e parla in silenzio, dice tutto alla stella. Fatima fa lo stesso nell’altro continente.
Resiste, come gli altri - sono tutti clandestini, non possono andare da nessuna parte - ma non sa per quanto riuscirà a tollerare la fatica, lo sfruttamento della disperazione, la ferocia che ha la faccia di Santo Lo Faro.
Adesso però per Rashid e gli africani di Lentini c’è un grosso problema. Da quando è arrivato in azienda uno che non sembra una canaglia né uno sbirro, il caporale ha detto che non si lavora più. Quell’uomo segue le regole e per loro le regole sono la fine. Cadono nello sconforto. E pregano.
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