Assalto alla Linea Anton
- Autore: Orazio Ferrara
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Linea Anton, cosa sarà mai? La soluzione del quesito è nel libro di Orazio Ferrara “Assalto alla Linea Anton. La battaglia del Sarno alle porte di Napoli 22-30 settembre 1943”, pubblicato nel 2015 dalla casa editrice romana IBN (pp. 184, euro 16,00, con tantissime foto e cartine in bianconero).
La carneade delle linee di difesa della seconda guerra mondiale è stata tracciata lungo la riva destra del fiume Sarno dall’esercito tedesco, rafforzata e tenuta per una settimana abbondante nella piana campana tra Castellammare di Stabia e Monteforte Irpino, ai piedi del Vesuvio, a ridosso di Pompei. È lì che, prima di retrocedere sulle più munite postazioni del Sele e Volturno, i germanici trattennero gli Alleati, sbarcati il 9 settembre a Salerno.
Da questo episodio poco noto della Campagna d’Italia, l’instancabile ricercatore di storia (sarnese e non solo) ha dedicato uno dei suoi tanti lavori, sempre documentati con materiali ufficiali d’archivio e arricchiti da un corredo fotografico importante.
Il nome in codice dello sbarco alleato sulle spiagge del salernitano è passato alla storia come Avalanche, valanga: 170.000 angloamericani e aggregati, contro 100.000 tedeschi. E di una vera valanga si è trattato, ma di errori, commessi dai generali inglesi e americani, impegnati a contendersi l’onore di entrare per primi a Roma, alla testa delle loro truppe e a favore dei cinereporter, più che a studiare le caratteristiche orografiche delle zone interne, dietro la testa di sbarco.
Primo risultato: truppe tedesche nettamente inferiori per numero, ma composte da contingenti degli ottimi corpi corazzati della 10a Armata di von Vietinghoff, trattennero masse di avversari ben equipaggiati, contendendo ogni passaggio, sentiero, guado, attraversamento. Le strade si snodavano attraverso strette gole tra i monti e per i tedeschi non era difficile bloccare anche truppe più forti, ricorrendo a demolizioni e concentrando il fuoco da posizioni elevate.
Secondo risultato: per entrare nella capitale, dovette attendere il giugno dell’anno successivo il generale USA Clark, che a Salerno minacciava di sparare sugli alleati inglesi se avessero tentato di precederlo all’ingresso nell’Urbe.
Le incertezze dell’Operazione Avalanche costarono grosse perdite agli Alleati, che rischiarono d’essere rigettati in mare, salvandosi grazie al fuoco dei grossi calibri delle navi nella rada di Salerno, che ostacolavano il movimento delle forze corazzate tedesche. Solo la mattinata del 18 settembre 1943 la testa di ponte alleata poté considerarsi stabilizzata, a carissimo prezzo, soprattutto per gli inglesi, che patirono perdite superiori. Il collaudato esercito britannico aveva addirittura registrato due giorni prima il mortificante rifiuto di reparti di fanteria di andare in linea, un ammutinamento che mette a nudo la grave crisi attraversata.
Illuminanti le linee di sviluppo di “Assalto alla Linea Anton”, indicate dall’autore nella prefazione. Se dal lato militare l’Avalanche non ha più segreti, è sempre stato trascurato invece il dramma delle popolazioni locali, che pagarono più di tutti in termini di perdite umane e distruzioni. Questo lavoro ha voluto cominciare a colmare questa lacuna, almeno in parte. Da qui il ricorso a testimonianze inedite di civili e a brani di diari poco noti.
In una delle sezioni più intense del volume, l’autore nato a Pantelleria, ma ora sarnese a tutti gli effetti, ricorda la penosa situazione degli abitanti dell’agro nocerino. La gente comune si ritrovava in prima linea senza rimedio. Morivano per i bombardai aerei, per i cannoneggiamenti contrapposti, per l’insidia delle mine, per le rappresaglie, i rastrellamenti. Non basta la paura, vanno aggiunte la fame, gli stenti, le privazioni, la sporcizia, le malattie.
Orazio Ferrara dedica un paragrafo ad ogni giornata dei combattimenti, da mercoledì 22 settembre a giovedì 30, in un “diario di quei giorni” molto puntuale e ben scritto.
Si potrà conoscere, tra gli altri, un episodio particolare, tra i più significativi di un conflitto senza pietà. Il 23 settembre mattina, un carro armato tedesco si andò ad incastrare in uno stretto arco di muratura, sulla strada che dal centro di Cava porta alla frazione di Sant’Arcangelo. Un giovane mitragliere si affannava dalla torretta a dare indicazioni al conduttore, mentre un gruppo di ragazzini assisteva agli sforzi ridendo e probabilmente deridendo. Il carrista ebbe un moto di rabbia, fece partire una raffica, uccise la dodicenne Michelina e due ragazzi. Il soldato scese dal blindato, si avvicinò ai corpi e scoppiò a piangere alla vista della piccola.
Qualche ora dopo, una donna scorse il giovane tedesco cadavere, con le guance ancora bagnate di lacrime e un foro alla tempia. Heinz aveva solo 17 anni. Si era suicidato per il rimorso.
A sera, un ufficiale si recò a casa di Michelina, per esprimere il cordoglio del comando tedesco. Nonostante il dolore, mamma Angelina ebbe parole di perdono anche per il giovane carrista e l’ufficiale venne invitato a condividere una cena povera, di riconciliazione.
È una delle tante storie di guerra raccontate in “Assalto alla Linea Anton”, amarissime e non sempre accompagnate, come questa, da un esempio di umanissima pietà.
Assalto alla Linea Anton. La battaglia del Sarno alle porte di Napoli 22-30 settembre 1943: Unico
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