Attenti ai cani. Una storia di 40.000 anni
- Autore: Paola Valsecchi
- Genere: Amanti degli animali
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2020
Inseparabili da 40mila anni. Quando si dice: un amico è per sempre. Uomo e cane, cane e uomo, l’unico esempio di relazione stabile di fedeltà e affetto reciproco, con pochissime eccezioni di padroni che non meritano la lealtà di quattro zampe che quanto a dedizione non hanno pari nel genere animale. Paola Valsecchi, docente di etologia applicata nell’Università di Parma, sviluppa un’agile storia dell’unione civile più antica di tutti i tempi in Attenti ai cani. Una storia di 40.000 anni, volumetto della collana "Farsi un’idea" della casa editrice il Mulino (2020, 172 pagine), rivolto a chi non ha un cane (e magari sta pensando di adottarne uno) e a chi vive con un cane e vuole conoscere il passato remoto del compagno tanto amato.
Dal Paleolitico al Neolitico, homo sapiens e canis lupus — uno non ancora uomo, l’altro non ancora cane — hanno stretto un patto e quegli animali intelligenti e versatili sono stati capaci di mettere a disposizione la loro addestrabilità e capacità di adattamento. Hanno vegliato sul sonno delle famiglie, tenuto compatte le greggi, protetto gli insediamenti e sono soltanto un minimo esempio di tutte le utilità offerte al servizio del genere umano. Non fanno fatica a comprendere distintamente molte decine di parole e a modo loro comunicano in modo intellegibile coi padroni. Chi li conosce, lo sa bene. Eppure…
Fate conto che un giorno, dopo tanto tempo passato serenamente in famiglia, mangiando, andando a passeggio, giocando, dormendo con un occhio aperto pronti a levarsi su vigili, venite accompagnati in auto in un posto che non conoscete. Tutto vi sembra nuovo, poco rassicurante. Quel ch’è peggio, vedete i vostri cari allontanarsi. Soffrite, ma sulle prime aspettate malinconicamente che tornino. Non riuscite a fare niente, non ce la fate a concentravi. Poi arriva il pianto, la disperazione e continuate a guardare nella direzione in cui sono scomparsi, aspettando che tornino a prendervi.
“Ma non succede. Non succederà”.
Atroce? È quello che provano i cani: l’abbandono. I “padroni”, il riferimento più saldo, non ci sono più. È questa la riconoscenza per millenni di fedeltà?
Una tribù di selvaggi incontra nell’erba alta uno sciacallo che, incuriosito, cautamente segue i bipedi alla testa di un branco… di sera si accosta al bivacco, in atteggiamento sospettoso ma non aggressivo... uno dei cacciatori gli lancia un pezzo di carne, poi un osso:
“Quella notte l’orda può dormire tranquilla perché gli sciacalli si aggirano intorno al bivacco e gli sciacalli sono sentinelle fidate”.
È così che il grande etologo Konrad Lorenz immaginava la storia dell’amicizia tra un canide e un ominide nel libro E l’uomo incontrò il cane, del 1950. Secondo il suo modo di ricostruire la storia di un’amicizia, gruppi di sciacalli hanno imparato a seguire gli umani a caccia, sapendo di garantirsi i resti delle prede catturate da quelli. Sempre meno impauriti, hanno cominciato a restare nelle vicinanze degli accampamenti e un giorno, una bambina, trovato un cucciolo di sciacallo rimasto solo nella tana, lo ha portato nella capanna. Lo ha scaldato, cibato, coccolato. È nato un legame affettivo. Crescendo a contatto con gli umani, quel cucciolo è diventato docile e molti altri dopo di lui.
Togliendo al racconto la patina letteraria, dopo settant’anni possiamo sostituire il nobile lupo (Canis lupus) all’opportunista sciacallo dorato di Lorenz (Canis aureus), ma “il quadro è complessivamente verosimile, anche se più complesso”, sostiene la prof.ssa Valsecchi.
Nel libro ricostruisce come il lupo abbia scambiato la sua libertà con la vicinanza al genere umano. Le ultime glaciazioni sono superate, la temperatura del pianeta si alza e gradualmente l’uomo si trasforma da cacciatore-raccoglitore in agricoltore-allevatore. Alcuni lupi, meno timorosi, si stabiliscono vicino agli accampamenti per consumare gli scarti, finendo per fare la guardia a quelle risorse e tenere lontani gli altri predatori. Seguendo l’uomo nella caccia e rendendosi utili vengono apprezzati ed è possibile che qualche cucciolo sia diventato compagno di qualcuno.
Un incontro fatale in positivo, che ha cambiato la nostra vita di primitivi e quella dei lupi-cani. Successivamente, l’uomo ha condotto un grandioso esperimento evolutivo, sostituendosi alla selezione naturale, per forgiare il cane e far crescere le sue utilità.
Negli ultimi 25 anni, gli etologi hanno svelato molti aspetti della natura di un animale che continua a sorprenderci ogni giorno vissuto insieme a lui.
I cani raccontano sempre qualcosa di noi e come dice Daniel Pennac:
“Quando si sceglie di vivere con un cane, è per sempre. Non lo si abbandona. Mai. Mettetevelo bene in mente, prima di adottarne uno”.
Attenti ai cani. Una storia di 40.000 anni
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