Atti relativi alla morte di Raymond Roussel
- Autore: Leonardo Sciascia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2009
Leonardo Sciascia racconta la storia di una morte improvvisa, accaduta il 14 luglio del 1933 a Palermo, nel noto albergo delle Palme. Come ha evidenziato nell’appendice Giovanni Macchia, mentre si festeggia la Patrona, Santa Rosalia, l’Italia inneggia a Balbo e alle sue imprese transatlantiche e la Francia commemora la presa della Bastiglia, a Palermo muore Raymond Roussel. “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel” (Sellerio Editore, 2009) inizia con il testo di un telegramma interno, scritto con il tono da burocrate, con il quale s’informano il Primo Pretore e il Questore di Palermo della morte del
“suddito francese Raymond Roussel”
che
“avendo esagerato nelle dosi dei farmaci, si sia cagionato la morte”
Sciascia annota le informazioni degli atti seguenti al ritrovamento del cadavere, da quelli scritti dal pretore Margiotta, ai referti del dottor Rabboni. Sommarie le raccolte testimoniali, talvolta contraddittorie, ma per nulla confutate dagli inquirenti che sembrano più preoccupati di chiudere rapidamente la loro inchiesta. Le circostanze della morte del Roussel sono ambigue, come discutibile il suo comportamento in vita. Dedito all’uso smodato di farmaci, Roussel si accompagnava a Palermo con una donna che alloggiava in una stanza attigua e comunicante, la cui porta interna risultava, alla verifica degli inquirenti, chiusa a chiave dal lato del Roussel. Se il morto chiudeva a chiave la porta comunicante, lasciava aperta quella sul corridoio (per cui la signora in qualunque momento poteva introdursi nella sua stanza). Il dottor Rabboni, non dispone
l’autopsia e chiude il caso senza dubbi:
“ritengo che sia deceduto per morte naturale, probabilmente causata da una intossicazione da narcotici e sonniferi rinvenuti in grande quantità nella stanza, per cui ritengo inutile l’autopsia”
Sciascia non si preoccupa di raccontarci chi sia il morto, nell’edizione di Sellerio lo fa Giovanni Macchia nell’appendice. Roussel è stato uno scrittore e drammaturgo francese originalissimo che viveva in un lusso sfrenato e con atteggiamenti dandistici, uno degli artefici della letteratura combinatoria, attento alle parole, ai giochi e agli enigmi; diventò famoso per l’invenzione di un metodo per il gioco degli scacchi. Sciascia, nel rileggere gli atti documentali legati alla morte di Roussel, evidenzia le incoerenze, esprime dubbi, coglie gli errori:
“Innegabilmente, ci sono molti punti oscuri negli ultimi giorni di vita e nella morte di Raymond Roussel; e se si declinano dal punto di vista del sospetto, la vicenda assume un che di misterioso, da detective-story”
Ed è sospetta anche la fretta dello svolgimento dell’inchiesta perché ciò è imposto dalla
“regola fascista, cui la polizia e la magistratura alacremente sottostavano, di mettere sotto silenzio tutti quei casi in cui il tedium vitae assurgesse a tragici esiti”
Tutto è volutamente oscuro nell’indagine, superficiale e la scrittura degli atti non aiuta a dipanare la complessità della vita, anzi, come conclude Sciascia:
“I fatti della vita sempre diventano più complessi e oscuri, più ambigui ed equivoci, cioè quali veramente sono, quando li si scrive – cioè quando da «atti relativi» diventano, per così dire, «atti assoluti»”
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