Autobiografia e conoscenza del sé
- Autore: Nuria Kanzian
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2008
Autobiografia e conoscenza del sé di Nuria Kanzian (Tipografia Triestina, 2008, pp. 100, prefazione del prof. Roberto Ambrosi) è un saggio sintetico, molto denso di meditazioni e informazioni utili allo sviluppo della consapevolezza e dell’autoconoscenza. L’autrice è insegnante, filosofa studiosa del pensiero occidentale e orientale. È presidente dell’associazione "Noumeno". Appassionata di musica, è diplomata al Conservatorio in flauto dolce. Scrittrice e poetessa, possiede uno spirito poliedrico capace di unire scienza e arte, frattura che purtroppo caratterizza e segna la nostra civiltà.
L’autobiografia si rivela lo strumento principe per la conoscenza e la scoperta del Sé; una celeberrima è le Confessioni di Agostino.
È lo specchio, secondo Donald Winnicott, lo psicologo che Kanzian privilegia nel saggio, in cui riscopriamo noi stessi, in cui poterci ristrutturare ed eventualmente sciogliere nodi irrisolti dell’esistenza, curare nevrosi e ipotizzare il futuro. In tal senso chi scrive non è solo autore, non solo attore di eventi ma creatore, capace di individuare percorsi e finalità, anche mutando con l’immaginazione il passato.
L’autobiografia, le cui tecniche sono spiegate nel libro, utili ai singoli ma pure a conduttori di gruppi e pedagogisti, attiva la memoria, la reminiscenza intesa come ricordo dimenticato, supera l’oblio ovvero l’incoscienza, aiuta a instaurare un rapporto armonico con il mondo. Siamo esseri sociali e la comunicazione fa di noi l’individuo unico che siamo, inserito in un contesto storico, in un popolo, in una tradizione, la quale comprende sia aspetti vivificanti che, molto spesso, frenanti e frustranti, da superare.
In modo chiaro l’autrice riassume il senso dell’opera:
"L’uomo, nelle sue azioni e nella sua prassi tanto quanto
nelle sue finzioni, è essenzialmente un racconta-storie, un
narratore di storie che aspira alla verità.”
L’autobiografia ha sempre un tema centrale, nucleo capace di rafforzare la stima. Secondo Jerome Bruner la narrazione, il "pensiero narrativo", ha un valore anche superiore alla realtà oggettiva, in quanto evidenzia i "perché". Il pensiero prettamente logico pragmatico si limita invece a enucleare il "come".
Tutti gli studiosi considerati, in contrasto con M. Klein, vedono nel sé un nucleo originario dell’essere, un seme che dà vita a quanto seguirà. Il sé è dunque dinamico, non un’entità astratta, muta, si trasforma, evolve.
“La cultura e la ricerca del significato sono considerate le
vere cause che determinano l’azione degli esseri umani. In
questa prospettiva l’esplorazione del sé si configura come
un nucleo in continua trasformazione, sotto l’influenza
di tutto ciò che lo circonda, amici, famiglia, lavoro e via
dicendo. Diventa quindi fondamentale lo studio di quei
processi mediante i quali ogni essere umano costruisce e
rappresenta il mondo entro il quale agisce e le ragioni che
lo spingono ad operare in esso.”
Di volata Kazian accenna al sé di Jung, al suo aspetto numinoso affine alla divinità, che unifica conscio e inconscio.
Winnicott sviscera il rapporto essenziale del bambino con la madre. La "madre sufficientemente buona" accudisce e insegna senza frustrare, permette lo sviluppo del sé onnipotente dell’infante, i cui desideri sono legge. È una prima fase necessaria ricca di creatività, il deposito aureo di ogni originalità e dell’individualità futura. Il neonato e il bambino molto piccolo considera la madre un prolungamento di se stesso; è il narcisismo primario che in seguito verrà deluso, subentrerà un periodo di assenza, il quale fa nascere un falso sé compensativo, per esempio l’identificazione del bambino in un giocattolo amato per sostituire l’oggetto materno, per il momento perduto nella modalità precedente. Falso sé da superare con la consapevolezza dell’io e soprattutto attraverso il gioco, elemento importantissimo capace di recuperare il vero sé, la creazione, l’inventiva, la forza.
La madre "non sufficientemente buona" è castratrice, educa al consenso coatto e alla sottomissione.
L’ultima parte del libro contiene tre racconti fantastici di autobiografie, uno dedicato al filosofo Wittgenstein. È una breve pièce teatrale n cui il protagonista dialoga con la sua coscienza, scopre di doversi abbandonare a lei, che "sa tutto", anche l’indicibile, dicibile con la poesia, non con la logica.
La seconda biografia è dedicata a Billie Holiday, bellissima. La cantante nera jazz seppe esprimere con la voce l’amore e la morte, la disperazione infinita del povero ma pure la sua vitalità.
La terza biografia riguarda l’autrice e il suo ritorno alle origini, l’Istria, agli avi da parte paterna. È un riappropriarsi di esistenze che fanno parte della sua.
In coda abbiamo un programma di studio e conferenze dedicate al “Bardo”. La parola va intesa nei due sensi: 1) bardo poeta cantore e racconta storie; 2) bardo periodo di "vita tra le vite", il periodo vivo tra una incarnazione e l’altra, attinente al Libro tibetano dei morti. Come potrebbe la morte, che in oriente è un dio, non far parte dell’autobiografia? Nascere e morire (nel corpo) sono gli eventi essenziali. Non limitano la vita infinita, composta da molte vite, reincarnazioni, fino a che il nucleo originario del sé, perfezionato e completo, sarà tornato a casa, nel Divino grembo di cui è figlio, come Ulisse ritorna a Itaca.
Autobiografia e conoscenza del sè
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