L’estate sta finendo, lo raccontano le nuvole e il diluire più lento della sera nel viale. L’aria rarefatta di settembre ci annuncia l’autunno in arrivo. La stagione più malinconica dell’anno sembra riflettersi nella nostra anima invitandoci a un intimo raccoglimento.
Questa sensazione è bene espressa da una poesia di Vincenzo Cardarelli, intitolata per l’appunto Autunno, in cui si compie l’identificazione tra uomo e natura.
La lirica fu pubblicata per la prima volta in rivista nel 1931, e solo successivamente fu inclusa dal poeta nella raccolta Giorni in piena edita nel 1934.
In Autunno di Cardarelli possiamo ritrovare echi della poesia latina classica - espressi dai riferimenti alla transitorietà della vita - e alcuni riferimenti leopardiani.
La riflessione sul tempo è, del resto, uno dei temi cardine della produzione poetica di Vincenzo Cardarelli e in questa lirica prende corpo, diventa viva e si traduce in un monologo dal tono perentorio. Il poeta riesce ad esprimere il sentimento insito nella stagione autunnale: quella leggera fitta al cuore che, ne sono certa, tutti proviamo nel vedere una foglia che si stacca dal ramo e scivola ondeggiando leggera verso il suolo; è il sentimento della caducità della vita che ci provoca inevitabilmente uno strappo nell’anima. Vincenzo Cardarelli riesce a dar voce a questa lacerazione, suscitata dallo scorrere ineluttabile del tempo della vita.
Scopriamo testo, parafrasi, analisi e commento della poesia Autunno.
Autunno di Vincenzo Cardarelli: testo
Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.Ora passa e declina,
in quest’autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
Autunno di Vincenzo Cardarelli: parafrasi
Autunno. Già abbiamo avuto il sentore della tua venuta nel vento d’agosto e nelle prime piogge di settembre così impetuose da essere simili a un pianto. Un brivido percorse la terra che ora, spoglia e malinconica, appare illuminata da un sole pallido.
Adesso anche la nostra stagione migliore, la giovinezza, passa e tramonta in questo autunno che avanza con grande lentezza e così pronuncia un lungo addio.
Autunno di Vincenzo Cardarelli: analisi e commento
La particolarità della lirica di Cardarelli risiede proprio nel suo soffermarsi nella dimensione interiore, nella capacità delle parole di sprofondare nell’interiorità dell’anima. Non ci descrive l’autunno nei suoi colori caldi e vivaci, non si sofferma nel ritrarre l’incantevole panorama di un bosco o la danza di una foglia che cade. Cardarelli sin dall’incipit dona al lettore il sentimento preciso dell’arrivo dell’autunno, che non è soltanto una stagione, ma un moto dell’anima.
Abbiamo avuto infatti un primo assaggio d’autunno nel vento d’agosto che turbava la nostra estate e nelle piogge impetuose di inizio settembre che ci apparivano simili a lacrime capaci di strappare alla terra un sussulto profondo. Presto il lettore comprende che la parola “autunno” sottintende una duplice lettura: Cardarelli non parla solamente della stagione autunnale, ma anche di un periodo della vita. Il vento d’autunno che insidia l’estate è una similitudine che esprime come, anche nella pienezza della giovinezza, abbiamo consapevolezza della vecchiaia.
Il termine “Autunno”, ripreso sin dall’incipit in posizione di vocativo, appare come la parola chiave dell’intero componimento. Ogni frase, ogni lettera, ogni suono successivo si accorda a questa parola come per un tacito accordo. Cardarelli modula così il ritmo della lirica come una sinfonia utilizzando il metro della lentezza: la presenza dell’autunno che avanza viene così espressa attraverso una sensazione quasi sonora.
Soltanto nella seconda parte della poesia la metafora viene svelata: l’autunno è una metafora della vecchiaia, del fine vita. Ecco dunque che tutti i fenomeni atmosferici - il vento, le piogge torrenziali - appaiono come un presagio: rappresentano il presentimento della vita adulta che mina la giovinezza.
Cardarelli umanizza la natura attraverso l’espediente della personificazione per rendere più stringente il suo paragone: ecco che le piogge piangono, la terra è come una donna nuda e triste, mentre il sole è smarrito. Allo stesso modo man mano che l’autunno avanza la giovinezza dell’uomo sembra tramontare.
Negli ultimi versi appare un rimando esplicito alla poetica leopardiana con quel riferimento al “tempo migliore”, ovvero la gioventù, un’associazione che in Leopardi compare di frequente: basti pensare a liriche celeberrime quali Il passero solitario o A Silvia.
Allo stesso modo la soglia dell’età adulta viene ripresa da Cardarelli con un connotato negativo: la stagione autunnale segna infatti l’avanzare di stanchezza e lentezza, provoca un fisiologico calo delle energie, che conduce così il corpo alla vecchiaia e infine alla morte. Il poeta modula l’intera poesia su questo ritmo che sembra un preludio del finale, ovvero un lungo canto malinconico di addio. Il commiato definitivo è dato dal tempo lento del ricordo.
Nell’ultima parola “addio”, che sembra chiudere in modo circolare la lirica appaiandosi con il vocativo “autunno”, possiamo rintracciare il tema del commiato. La stagione autunnale preannuncia infatti il congedo definitivo dell’inverno. Accostando le manifestazioni climatiche e stagionali alle fasi dell’esistenza Vincenzo Cardarelli trasmette il proprio messaggio: il tempo fugge implacabile e non torna indietro. L’autunno diventa così metafora stringente dell’eterno scorrere, apparentemente assurdo, della vita umana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Autunno di Vincenzo Cardarelli: testo e analisi della poesia
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