Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola...
- Autore: Sabine Dardenne
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2006
Il 28 maggio del 1996 Sabine Dardenne, una ragazzina di 12 anni, viene rapita da Marc Dutroux, colui che dalla stampa verrà etichettato come “Il mostro di Marcinelle”. Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola... (Bompiani, 2016, traduzione di A. Cristofori, A. D’Elia, A. M. Lorusso) racconta il ricordo di quella fatale mattina e degli ottanta giorni seguenti, trascorsi come prigioniera e vittima delle perversioni del suo sequestratore.
La frase che dà il titolo al libro e che come una chiave apre i ricordi della narratrice, condensa tutta l’innocenza di una ragazzina “un po’ ribelle”, votata all’indipendenza nonostante la tenera età, che ha vissuto una delle esperienze più dolorose e terrificanti che possano accadere. Sabine Dardenne otto anni dopo (il libro è uscito nel 2004in Belgio) affida alla sua penna la necessità di esprimere a parole il suo peggior incubo, come se la scrittura rappresentasse un passaggio necessario, catartico, per potersi liberare dell’angosciante ricordo delle torture subite.
Dopo un breve prologo in cui l’autrice descrive se stessa bambina e riassume il caso del Mostro di Marcinelle, il libro si apre con la descrizione nitida e particolareggiata della mattina in cui è stata rapita, come se il fatto fosse successo da poco tempo, tanta è la potenza (o la violenza) con cui sono rimaste impresse le immagini e le sensazioni nella sua memoria. Altrettanto precisa sarà la ricostruzione degli ottanta giorni in cui Sabine fu costretta a vivere in una cantina, vittima delle perversioni di Dutroux, condividendo per alcune settimane la stessa sorte di una ragazza anche lei caduta in trappola.
La parte finale di è dedicata alla sua liberazione, al suo sforzo di mettersi alle spalle, o comunque assimilare, la tragica esperienza vissuta e al toccante incontro con Dutroux nell’aula di tribunale durante il processo di quest’ultimo.
Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola... è la testimonianza diretta di una sopravvissuta che vuole rendere pubblico il suo dolore in modo che avvenimenti del genere non si verifichino più. Il libro, scorrevole, ben strutturato e ben scritto, non è facile da leggere per i temi trattati, ma ascoltare il racconto di Sabine Dardenne significa guardare in faccia la realtà e rendersi conto di quanto sia importante prevenire e impedire certe devianze.
Non si può giudicare un libro così, si può solo apprezzare il coraggio dell’autrice, consapevole lei stessa che “non si può dimenticare l’indimenticabile”.
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