Balzac e la Piccola Sarta cinese di Dai Sijie

Due ragazzini, una piccola e bellissima sarta cinese e una valigia piena di libri occidentali proibiti. Alla fine del 1968, nella Cina rossa, il presidente Mao avviò un piano destinato a cambiare profondamente il paese. Tutti i giovani intellettuali furono mandati nelle campagne per la cosiddetta “rieducazione”. Un ragazzo proveniente da una famiglia normale, senza fare sciocchezze, aveva cento probabilità su cento di tornare a casa, dopo un paio d’anni. Ma due ragazzini, i protagonisti della nostra piccola storia, colpevoli di essere figli di “sporchi borghesi” e, soprattutto, “grandi nemici del popolo” si ritrovano in un villaggio, lontanissimi da casa, con un violino, una piccola sveglia con un galletto che becca dei chicchi di riso e una percentuale di tre possibilità su mille di tornare in città. Sarà una valigia, a loro inaccessibile, piena di libri occidentali proibiti a cambiare la loro permanenza e ad aiutarli a conquistare la “Piccola Sarta cinese”. Sì, perché ciò che realmente conquisterà la ragazza, poco civilizzata, ma con tanta smania di conoscere, sarà la magia della lettura, la forza delle parole.

"Balzac e la Piccola Sarta cinese", libro di esordio di Dai Sijie è un racconto talmente leggero che quasi non si può parlare di lettura, è come una folata di vento, è qualcosa di inaspettato e, proprio per questo, meraviglioso. È un tripudio alla potenza dei libri, la dimostrazione che un Balzac può cambiare un’esistenza.