Nel 1971 avevo concluso il mio periodo di ricerca e studio alla University of California, Berkeley, dove cercavo materiale per la mia tesi di laurea in letteratura americana. Insieme all’amica con cui avevo intrapreso l’avventura americana, volevamo trascorrere a New York l’ultima settimana prima di tornare a Roma, ma era molto difficile per due ventenni trovare una giusta sistemazione; un amico conosciuto a Berkeley non ebbe dubbi: dovevamo andare al “Barbizon Hotel for women only”, dove non avremmo corso pericoli, non saremmo state insidiate.
E così arrivammo in questo edificio gigantesco, con piccole stanze arredate in modo decisamente femminile.
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Per questo motivo il libro pubblicato da Neri Pozza, Barbizon Hotel, storia di un hotel per sole donne (traduzione di Maddalena Togliani), mi ha molto incuriosito e l’ho letto con interesse. Ricostruisce in modo esauriente e sistematico la storia del mitico albergo, il cui indirizzo fu per molti decenni, fino alla sua trasformazione in un residence di lusso, 140 Sessantatreesima strada East.
Nel ripercorrere in modo dettagliatissimo tutto l’iter che portò l’albergo a diventare una sorta di cult nella vita sociale e culturale newyorkese, l’autrice Paulina Bren scorre come in un grande album fotografico l’evoluzione della storia delle donne americane che sono state le vere protagoniste della vicenda che ebbe nel celebre albergo una sorta di santuario laico.
Cos’era il Barbizon Hotel di New York
La rivista “Mademoiselle” ebbe una parte predominante nella storia che Paulina Bren racconta: il celebre rotocalco di moda infatti per anni cercò giovani stagiste che sarebbero diventate poi modelle, attici, scrittrici, offrendo loro l’occasione di lavorare in un grande giornale femminile. Ecco allora che ragazze venute da ogni parte degli Stati Uniti lasciavano le famiglie, le università, gli amici, per giungere nella metropoli che costituiva il vero sogno di libertà, emancipazione, carriera, successo.
Non per tutte le ragazze fu questo, ma i nomi più celebri delle ragazze che nel tempo raggiunsero il Barbizon, ci vissero, e poi spiccarono il volo, sono numerose, e furono un volano pubblicitario irresistibile. La poetessa Sylvia Plath, che purtroppo come sappiamo concluse la sua vita troppo presto, fu ospite per anni dell’hotel per sole donne. Ma ci sono nomi altrettanto celebri, a cominciare da Rita Hayworth, la cui foto mentre si allena nella palestra ospitata nel seminterrato fa parte delle numerose istantanee presenti nel volume.
Costruito alla fine degli anni Venti, ecco fotografato l’ingresso maestoso, sormontato da tre arcate imponenti. La decana, Molly Brown, sopravvissuta all’affondamento del Titanic, fu una delle prime ospiti che soggiornarono a lungo in hotel.
Il nome più celebre resta certamente quello della ricca bostoniana Grace Kelly, giunta al Barbizon per intraprendere una vita più libera, per fare l’attrice di cinema.
E sappiamo come è finita la favola moderna della ragazza occhialuta, apparentemente non bellissima, ma che fu subito notata dalla modella Carolyn Scott, e divenne un’icona principesca negli anni successivi.
Mitico il portiere, Oscar Beck, una sorta di guardiano della moralità delle ragazze che conosceva, aspettava, proteggeva.
Da Sylvia Plath a Joan Didion, le scrittrici del Barbizon Hotel
I nomi celebri che compaiono nel libro sono numerosissimi: dallo scrittore Salinger, che andava a prendere il tè pomeridiano, sperando di incontrare belle ragazze, alla scrittrice Joan Didion, anche lei giovane promessa della letteratura americana.
Ali MacGraw dovrà al suo soggiorno al Barbizon il trampolino verso la notorietà.
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Sylvia Plath dedicherà il suo romanzo più riuscito, La campana di vetro, proprio al periodo trascorso al Barbizon Hotel, inserendovi acute riflessioni sulla condizione della donna americana negli anni Cinquanta:
E così a poco a poco mi ero convinta che forse era vero: quando sei sposata e ha dei figli è come se ti avessero fatto il lavaggio del cervello e vai in giro come un’ebete, come una schiava di uno Stato totalitario privato.
Probabilmente mai un albergo aveva racchiuso tante storie, alcune molto drammatiche, tenute ben celate per non perdere clienti, mai tante donne diverse avevano vissuto in completa libertà la loro vita, in anni davvero difficili, quando non si parlava ancora di femminismo anche se si affacciava prepotentemente.
Un luogo di socialità, di scambio generazionale, di lusso ma anche di quasi miseria. Per chi volesse saperne di più, il libro di Paulina Bren Barbizon Hotel è corredato da una quasi sterminata bibliografia.
Recensione del libro
Barbizon Hotel. Storia di un hotel per sole donne
di Paulina Bren
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La storia del Barbizon Hotel e le sue clienti celebri: da Sylvia Plath a Joan Didion
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