Baroni e popolo nella Sicilia del grano
- Autore: Orazio Cancila
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
Nelle intenzioni di Orazio Cancila il presente studio doveva essere di carattere propedeutico ad una più approfondita indagine sulla recessione agraria del Seicento. Ma questo capitolo introduttivo è divenuto un saggio a sé stante (Baroni e popolo nella Sicilia del grano) con il quale l’A. ci offre un ulteriore contributo sulla storia agraria della Sicilia, analizzando uno tra i periodi più ricchi di mutamenti politici, sociali ed economici, il Cinquecento.
Orazio Cancila pone in particolare la sua attenzione sul fenomeno della granicoltura che si afferma in sostituzione della pastorizia come efficacemente espresso con l’intitolazione del primo capitolo: “La spiga scaccia la pecora”. Dalla fine del Quattrocento all’inizio del Cinquecento, la Sicilia, allora nell’orbita della grande potenza spagnola, trascorse in un primo momento una fase caratterizzata dall’espansione agraria in relazione all’incremento demografico europeo a cui fece seguito una fase di crisi della coltura granaria in ragione della minore richiesta estera di grano. Si ebbe invero uno sviluppo di colture specializzate (canna da zucchero, vite,ulivo, gelso ed altre) ma di ben scarsa proporzione rispetto al ruolo largamente predominante della coltura del grano.
Nel secondo capitolo: “Il Barone mangia la spiga-la ripartizione del reddito agrario”, l’A., nell’indirizzo ormai prevalente della nuova storiografia, pone in maggior misura l’accento sull’aspetto economico e sociale analizzando i riflessi di questo sviluppo nella società e nei rapporti di produzione, offrendo come valido supporto alle sue deduzioni schemi e tabelle esemplificative. Si creò in quell’epoca uno sviluppo distorto in quanto il maggior reddito prodotto dall’espansione granaia non si ripartì equamente e si accentuarono ancor di più le distanze sociali. Ad avvantaggiarsi dell’espansione agraria del Cinquecento non fu soltanto la feudalità che tuttavia non riuscì a venire fuori da una profonda crisi finanziaria; a parte i mercanti stranieri che furono i maggiori beneficiari, emersero gli elementi più intraprendenti del patriziato urbano e talora anche del mondo rurale (gabelloti) che non assunsero una posizione di indipendenza nei confronti del mondo feudale con il quale anzi cercarono di integrarsi facendone propri valori e codici comportamentali.
Le classi subalterne perdettero all’incontro sempre più peso politico e per il grave impoverimento cui erano cadute furono causa non ultima di gravi fenomeni sociali quali il vagabondaggio, il banditismo e la prostituzione. La ricerca delle fonti documentarie ha costituito per l’autore l’impegno più gravoso poiché, costretto a lavorare su dati assai sparsi e frammentari, ha dovuto compiere un non facile lavoro di incastro delle fonti più disparate.
Oltre che negli Archivi di Stato di Palermo, Messina e Trapani, Orazio Cancila ha condotto le sue ricerche in numerosi altri archivi siciliani. In particolare nell’Archivio di Stato di Palermo sono state condotte ricerche negli archivi notarili, in quelli dei principi di Spatafora, di Trabia, di Notarbartolo, di Belmonte, i fondi archivistici Tribunale del Real Patrimonio, Conservatoria, Real Cancelleria, Corte Pretroriana, il Tabulario di San Martino delle Scale ed il Tabulario della Magione. Ha utilizzato inoltre documenti conservati presso l’Archivio Arcivescovile di Monreale, presso l’Archivio della Collegiata di Monreale e negli Archivi storici del Comune di Palermo e di Monreale, nonché testimonianze tratte da manoscritti della Biblioteca Comunale di Palermo e della Società Siciliana per la Storia Patria.
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