Beat generation. Ginsberg, Corso, Ferlinghetti. Viaggio in Italia: dalla mostra al libro
- Autore: Gregory Corso
Facce da beat generation. Look da beat generation. I tour italiani di Alain Ginsberg, Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti. Ossia jukebox all’idrogeno, odi alla bomba, poesia e lisergia, reading romani e contro-sogni americani. L’elegia di una generazione traslata in foto.
Scatto dopo scatto e bianco-e-neri d’autore. In memoria di come erano e come forse eravamo, nell’era di mezzo tra il crepuscolo dei Settanta e il grande freddo a seguire. In principio è stata una mostra (16 febbraio-2 aprile 2018), ora è un catalogo. (“Beat generation. Ginsberg, Corso, Ferlinghetti. Viaggio in Italia”, La Galleria Nazionale d’Arte Moderna 2018).
All’obiettivo Enzo Eric Toccaceli che fissa su pellicola i corpi iconici della santa trinità beatnik con complicità realista: i tre numi tutelari della beat generation declinati fra pubblico e privato; un po’ turisti affamati di italianità dispersa fra piazze, strade, sogni (e terrazze e giardini); un po’ guru con licenza di poetare fra interno-esterno, palco e realtà, carte, libri, microfoni, cappelli, e i soliti noti di sfondo (un Francesco Guccini di molte lune in là e l’ubiqua Fernanda Pivano, per esempio).
Come scrive Emanuele Bevilacqua, in una delle presentazioni del catalogo:
Settant’anni dalla parte del torto. La Beat Generation ha accompagnato l’epoca dei figli dei fiori, le proteste giovanili, la guerra fredda, ha attraversato i sommovimenti degli anni ’70, il decennio reganiano, via via fino alla nascita di Internet e l’avvio di una trasformazione tecnologica senza precedenti.
Come dire, beat è nell’anima, e l’anima di Enzo Eric Toccaceli è segnata dal beat. Per anni segue da presso le incursioni peninsulari di Ginsberg-Corso-Ferlinghetti, poeti del tipo poetico allergico agli allori, e ne condensa l’humus e il volto in istantanee autoriali: senza aureole, materiche, immediate; cronistorie di incroci che attraversano i rivoli di storia e di vita.
Evoca, a tal proposito, il fotografo:
Conobbi Ginsberg e Corso a Parigi negli anni ’70, non era ancora nato il Beaubourg. Dopo anni di innamoramento letterario, Ginsberg, Corso e Ferlinghetti li rincontrai di persona nel 1979, all’ormai storico Festival Internazionale dei Poeti, sulla spiaggia di Castelporziano. Sono del ’79 appunto le prime foto nel nostro paese (…) un Ginsberg sul palco che poi crollò nell’ultima serata, appena finito il reading, per il peso dei troppi spettatori: uno straordinario coup de theatre. Anche il cagnolino che era là sotto, per fortuna si salvò.
Nota a margine (ma non marginale): il materiale d’archivio e le fotografie presenti nel catalogo appartengono al patrimonio degli Archivi documentari e fotografici della Galleria Nazionale, grazie alla recente acquisizione dell’archivio personale di Enzo Eric Toccaceli. Nomen omen di fotografo, autore, frequentatore fra i più assidui dei micro e macrocosmi di impronta beat.
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