Behind the enemy lines
- Autore: Agostino Alberti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Dietro le linee nemiche: è l’esperienza di non pochi aviatori alleati, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale in Italia. Ne hanno riportato ricordi di solidarietà e fratellanza da parte dei civili italiani ed anche episodi significativi e qualche volta spiritosi. È tutto raccontato da Agostino Alberti e Luca Merli nelle pagine di “Behind the enemy lines” (dietro le linee nemiche, appunto), un volume edito da IBN, Istituto Bibliografico Napoleone, casa editrice romana, in ristampa nel dicembre 2016 (pp. 136, euro 15,00).
Soprattutto negli ultimi mesi del conflitto, l’aviazione alleata aveva il dominio completo dei cieli italiani, a parte la resistenza sporadica dell’aviazione di Salò. Ogni giorno decine, anche centinaia di grandi e piccoli velivoli volavano sul Nord incontrando l’ostacolo dell’artiglieria contraerea italo-tedesca e talvolta di condizioni meteo avverse, oltre al rischio di perdere la rotta, di subire avarie e non rientrare alle basi.
Nella maggior parte dei casi, gli equipaggi vennero catturati, ma in tante occasioni riuscirono a evitare la prigionia e in qualche caso a tornare nel territorio liberato, grazie alla collaborazione della popolazione civile e all’aiuto dei partigiani, che specie sull’Appennino toscano ed emiliano-romagnolo avevano creato un’organizzazione clandestina efficiente.
Il libro presenta vicende, quasi sempre poco note, che ebbero come protagonisti per lo più contadini. Persone semplici hanno rischiato la vita per nascondere, rifocillare, rivestire aviatori americani e inglesi letteralmente “piovuti dal cielo”, che si esprimevano in una lingua incomprensibile e avevano bussato alle loro porte, mettendoli di fronte a una scelta difficile: denunciare la loro presenza a fascisti e tedeschi, intascando anche una taglia o cercare di aiutare quegli sconosciuti esponendo se stessi e i propri cari. È la seconda opzione che venne scelta nella stragrande maggioranza dei casi.
Molti loro discendenti si sono attivati per favorire la redazione del volume e quelli dei militari alleati hanno messo a disposizione gran parte delle fotografie che corredano il testo, immagini in più di una caso di qualità scadente, purtroppo.
Si diceva degli episodi. Come non sorridere, nel caso del racconto del tenente James Dealy, della famiglia italiana che aveva divorato con gusto tutto il contenuto del kit di sopravvivenza nel canotto di salvataggio, compresa la polvere fluorescente che serviva a facilitare l’avvistamento. Pilota di un P-40 da caccia, era stato abbattuto in un duello areo con i tedeschi ed era atterrato col paracadute nei dintorni di Roccasecca Maenza. Aveva una gamba malandata, ma era stato aiutato da civili che lo avevano nascosto ai germanici, correndo tutti i rischi del caso. Gli aviatori sarebbero stati fatti prigionieri, ma per chi li assisteva non ci sarebbe stato scampo: gli uomini uccisi e i pochi averi distrutti per rappresaglia.
James era una sorta di soldato Ryan, il militare che ha ispirato il film famoso, il parà che aveva perso tre fratelli in guerra in una settimana. Anche i Dealy di Nashville-Tennessee erano quattro. Volontari nell’USAAF, impegnati in Europa, vennero tutti abbattuti. Due riuscirono a evitare la cattura, altri due tornarono dopo la prigionia.
Tra gli episodi che fanno sorridere c’è il saluto riservato dall’ingrato tenente Ivan Gugler ai contadini senesi e in particolare al fattore che lo aveva nutrito e vestito con abiti civili dopo l’abbattimento a sud della città, poco prima dell’arrivo degli alleati in zona. Chissà perché, si allontanò facendo il gesto dell’ombrello... eppure per colpa sua i tedeschi avevano depredato le proprietà, ucciso gli animali e distrutto le botti di vino.
Attraverso Gugler si conosce la trafila che attendeva gli aviatori al rientro tra gli Alleati. Nel suo caso, la linea del fronte lo aveva raggiunto rapidamente. Indossata la tenuta di volo nascosta, prese contatto con un reparto francese. Un ufficiale lo fece accompagnare in jeep al comando. Trascorsa la notte in un posto di medicazione, si era lavato e sbarbato prima di raggiungere una base aerea e ottenere un passaggio in aereo fino a Ciampino. Lì c’erano i commilitoni ma venne subito spedito a Foggia per gli interrogatori di rito. Poi gli dissero che sarebbe rientrato negli USA.
Non è stata altrettanto breve l’avventura italiana del copilota di un bombardiere B-25. Prelevato dai tedeschi dal campo di prigionia dopo l’8 settembre 1943 e avviato al Nord, era fuggito dal treno all’attraversamento di un fiume. Alla fine di parecchie vicende, ospite di gente sempre generosa, riuscì ad entrare in una pur sorvegliatissima Roma, in tram. Raggiunse il Vaticano e lì assistette all’arrivo delle truppe alleate liberatrici, in una Città Eterna che gli era apparsa bellissima, piena di vita, con tante case e negozi moderni. Nel territorio della Santa Sede, erano nascosti con lui, nel Collegio Americano, altri ventisette soldati e aviatori.
Behind the enemy lines
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