Bella Poldark
- Autore: Winston Graham
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sonzogno
- Anno di pubblicazione: 2022
“Un romanzo della Cornovaglia, 1818-1820” è il sottotitolo del volume Bella Poldark (Sonzogno 2022, traduzione di Maura Parolini, Matteo Curtoni e Silvia Bonotto) di Winston Graham (1908-2003).
Si tratta del dodicesimo e ultimo episodio, che fa parte dei dodici romanzi della fortunata serie la Saga di Poldark, redatto nel 1992 dal noto e prolifico romanziere inglese. I volumi, ambientati tra il 1783 e il 1820, con 40 edizioni internazionali e milioni di copie vendute, rappresentano dei veri e propri classici tra i romanzi storici.
“A lume di candela, Demelza sembrava sempre la stessa”.
Cornovaglia, 1818. Demelza Poldark, la signora di Nampara, pur restando ancora una donna affascinante e di bell’aspetto, portava sul volto e nello sguardo il dolore per la morte del figlio Jeremy, ucciso nella battaglia di Waterloo. La vita continuava, Napoleone Bonaparte languiva a Sant’Elena e lo spirito di un figlio amatissimo viveva in Noelle, nata dopo la scomparsa del padre, figlia della vedova di Jeremy Poldark, Cuby Trevanion. Una nuova generazione animava Nampara. Ross e Demelza non avevano mai dimenticato la piccola e dolce Julia, morta anni prima di difterite.
Ma c’era Isabella-Rose, soprannominata Bella, dotata di una bellissima voce, che si esercitava con poderosi acuti, non particolarmente amati da suo padre, l’oramai mitico Capitano, Sir Ross Poldark, orgoglioso proprietario di Nampara, piccola tenuta con due miniere in attività e alcuni terreni agricoli. Il giovane Henry era l’ultimogenito giunto inatteso, che con la morte del fratello era diventato erede del titolo nobiliare del padre Ross. Poi c’era la volitiva e seducente Clowance, vedova dello spregiudicato Stephen Carrington, deceduto in seguito a un incidente a cavallo, che continuava a gestire la piccola impresa navale avviata da Stephen a Penryn.
Nonostante le tragedie e i traumi della vita, il peggiore dei quali era stato senza dubbio la morte di Jeremy a Waterloo, Sir Ross sentiva di avere molte cose per cui essere grato. Non era mai scomparsa quella irrequietezza propria della sua natura; ma ormai, quando un attacco di quello che Demelza chiamava “malessere” stava per scatenarsi, Poldark aveva capito che una lunga camminata da solo a passo svelto lungo la spiaggia durante la bassa marea lo aiutava a tenerlo a freno.
“Stava quasi diventando un uomo mite… “
Giunti al dodicesimo episodio della Saga Poldark, purtroppo cala il sipario sulle avvincenti vicende carniche che si svolgono attorno a Ross Poldark, alto snello e aitante, una cicatrice su una guancia la cui personalità illumina il suggestivo paesaggio della Cornovaglia. Le magnifiche descrizioni di questo luogo dove il mare in tempesta la fa da padrone già da sole valgono la lettura del romanzo che si tinge di giallo.
Un assassino a piede libero, che pedina e aggredisce giovani donne indifese, si aggira per i paesini della Cornovaglia. Il primo sospettato appare lo sprezzante Valentine Warleggan, figlio dell’eterno rivale di Ross, Sir George Warleggan, noto per il suo comportamento sregolato e dissoluto. Riguardo alla paternità di Valentine serpeggiano aspre ostilità e rancorosi sospetti di George nei confronti di Ross, entrambi hanno amato la stessa donna, Elizabeth Chynoweth Poldark, già vedova di Francis Poldark, cugino di Ross e prima moglie di George. Elizabeth è morta da anni, ma il suo ricordo no, è sempre vivo.
Era una donna graziosa, e ricordava vagamente Elizabeth, la sua prima moglie, anche se la somiglianza era appena superficiale.
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Sono molto dispiaciuta di non essere stata la prima a recensire "Bella Poldark" ma pazienza.
Che dire? Siamo arrivati alla fine dopo un’avventura che io come lettrice ho iniziato nel 2016. L’ultimo volume della saga chiude il cerchio con il personaggio di Bella Poldark, la figlia minore di Rosse Poldark, quella dalla voce roca, che purtroppo sarà lesa da una malattia. Ma il personaggio che io ho amato di più è stato Valentine Warleggan, un personaggio contraddittorio e affascinante che avrei voluto vivesse e cambiasse vita. Valentine dimostra di amare il piccolo figlio e di affezionarsi alla scimmia Butto ( una situazione che personalmente trovo strana) e in un altro contesto, a mio giudizio , sarebbe riuscito a redimersi. E’ lui il prototipo dell’eroe romantico e non il padre.
In quanto alla venatura gialla del romanzo non mi è piaciuta, non mi è sembrata congruente alla saga.
Riguardo alla recensione fatta la trovo ottima e largamente condivisibile.