Belli e dannati
- Autore: Francis Scott Fitzgerald
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2013
“Belli e dannati” (Newton, 2013) è il secondo romanzo dello scrittore americano Francis Scott Fitzgerald, pubblicato quando era appena ventiquattrenne, la cui uscita suscitò numerose polemiche che finirono con l’irritare lo stesso Fitzgerald: le vicende dei due protagonisti altro non erano che la bella vita vissuta dall’autore con sua moglie Zelda. Discussi e criticati per la loro stravaganza e l’eccentricità delle loro feste a New York, divennero in breve tempo icone della“ belle époque”, da un lato all’altro dell’America. La storia d’amore tra i due protagonisti, Anthony e Gloria, abbraccia il periodo storico in una New York dei primi decenni del Novecento, dalla fase seducente del fidanzamento, alle pene d’amore del matrimonio, fino all’inevitabile crisi coniugale per la mancanza di soldi. Anthony Patch, rampollo dell’alta borghesia, vive aspettando con impazienza la morte del nonno per ricevere la sua eredità, conseguita da Patch senior dopo anni di lavoro con rettitudine e un pizzico di fortuna a Wall Street. Giovane ed affascinate, laureato da poco ad Harvard, Anthony vive agiatamente, pranzando al Ritz e trascorrendo le serate in compagnia dei suoi inseparabili amici Maury e Richard. La vita trascorrerà tra momenti di insofferenza, noia e passatempi, fino all’incontro con Gloria Gilbert, una ragazza dalla bellezza mozzafiato della quale s’innamorerà perdutamente.
“Più che innamorato di Gloria, era pazzo di lei. La sola cosa che desiderava dalla vita era di averla di nuovo accanto a sé, baciarla, tenerla stretta e condiscendente...”
Gloria, capricciosa e senza pudore, desidera diventare un’attrice famosa e acconsentirà a sposarlo, attratta dagli agi e dalla ricchezza di cui avrebbe beneficiato.
“Era fantastica, esplodeva di vita; era una fatica straziante racchiuderne la bellezza in un solo sguardo.”
Dopo un primo periodo d’intensa felicità per i due giovani innamorati, spensierati e privi di ogni responsabilità, ecco farsi strada il nodo centrale della storia: la disillusione e il decadimento morale dei personaggi fitzgeraldiani. La drammaticità esistenziale, così cara allo scrittore americano, incarnerà l’illusione del loro tempo; una società che si affaccia alla modernità, cinica e materialista, priva dei più basilari principi morali, che terminerà con la crisi del’29. Gloria non diverrà un’attrice, Anthony diseredato e ormai alcolizzato, tenterà di riconquistare l’eredità perduta, e gli amici non ne vorranno più sapere di loro. Il tempo corre nel romanzo con le loro vicende, dagli anni del proibizionismo allo scoppio in Europa della Prima guerra mondiale, alla crisi economica e sociale. Una narrazione decadente ed affascinante della generazione americana dell’upper class di quegli anni, della politica e della morale nazionale: dalle feste più glamour, lussi sfrenati, smania di nuove mode e cambiamenti, ai marciapiedi di New York.
“E questo mi ha insegnato che non si può avere niente,non si può avere assolutamente niente. Perché il desiderio inganna. È come un raggio di sole che guizza qua e là in una stanza. Si ferma e illumina un oggetto insignificante, e noi poveri sciocchi cerchiamo di afferrarlo: ma quando lo afferriamo il sole si sposta su qualcos’altro e la parte insignificante resta, ma lo splendore che l’ha resa desiderabile è scomparso...”
Fitzgerald narra in questo splendido romanzo, un classico della letteratura, della bellezza e della dissolutezza, dei desideri e dei vizi, e la paura che tutto possa finire all’improvviso. Un periodo di tempo nel quale tutto si consuma e in fretta, in cui l’unica morale è l’assenza di morale.
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