Bluets
- Autore: Maggie Nelson
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Nottetempo
- Anno di pubblicazione: 2023
Che cos’è il colore? Questa è una delle rare domande di cui conosciamo la risposta. È la percezione delle radiazioni elettromagnetiche. Luce. Eppure, basta modificarla leggermente per farla diventare un dubbio irrisolvibile: che cos’è, per noi, il colore? Ecco che entrano in gioco l’intimità e l’individualità. Maggie Nelson tenta di rispondere esprimendo i suoi sentimenti al colore blu.
E se cominciassi dicendo che mi sono innamorata di un colore?
Il blu è stato un filo conduttore nella vita di Nelson. Un sacchetto dell’immondizia abbandonato sul ciglio della strada, un frammento di lapislazzulo, un quadro di Cézanne o i fiordalisi di Joan Mitchell, The Bluets, che danno appunto il titolo al romanzo. Tutti indizi che, se raccolti e visualizzati nel loro insieme, possono comporre un mosaico grande quanto una vita. Tutti gli errori commessi e quelli ancora da commettere. Nel colore blu ci deve essere una risposta.
“Nulla va perduto se non ci si sforza di esprimere l’ineffabile. Bensì l’ineffabile è - ineffabilmente – contenuto in ciò che è espresso!”
È nel blu che era contenuta la fine dell’amore con il “principe dell’azzurro”. Lo strazio, il dolore e il senso di abbandono che si possono esprimere nella semplice espressione del being blue: essere tristi. Nel film Blue di Andy Warhol, questo colore è anche il sesso. Osceno, ruvido, ossessivo, come quello fatto con il “principe dell’azzurro” nella camera dell’hotel Chelsea, a New York. Quindi la risposta sembra inequivocabile: che cos’è il colore? forse non ha mente, non possiede parola, ma se ascoltato può essere profetico. Lo è non perché lo sia davvero, ma perché l’essere umano può credere che lo sia. Può convincersi del fatto che l’universo sia blu, traducendo questo nell’ampio senso che anche l’infinito stesso lo sia.
Bluets di Maggie Nelson (nottetempo, 2023, trad. di Alessandra Castellazzi) non è tuttavia un saggio sulle origini e le attribuzioni semiotiche del colore blu. È forse più simile a un diario o a un memoir.
Non possiamo escludere, tuttavia, che si tratti di un romanzo, dato che in nessun momento del libro l’autrice dichiara apertamente di essere lei stessa la protagonista. Consideriamolo allora come un magazzino nel quali sono stati accuratamente catalogati “240 tasselli di mosaico”, ognuno contenente un pensiero, un ricordo, un dolore, un’elaborazione, un’immagine. Tutto ha uno sfondo blu. Lo scopo è quello proprio di ciascun archivio: conservare in un luogo ampio in modo da fare spazio ad altro, questo perché i pensieri di Nelson sul colore non mirano certo a trovare una fine. L’ossessione continuerà, come continuerà il dolore. E finché avrà vita non smetterà di vedere “blu” e di chiedersi, ogni volta, il perché.
L’accettazione mi disorienta: a volte mi sembra uno sforzo di volontà; altre una resa. Spesso mi sembra di essere sballottata tra i due opposti (mal di mare).
Dopo quattordici anni dalla sua pubblicazione, è arrivata finalmente in Italia questa personale liberazione. Leggere Bluets è un viaggio intimo all’interno del trauma e dell’ossessività umane. Ci si sente distrutti dalla sua verità, rimane tuttavia spazio per una fondamentale consolazione: continuiamo a innamorarci. Che sia di un colore, di un uomo sbagliato, della vita. Accogliamo il dolore ed elaboriamolo, ciascuno con i propri mezzi. Proseguiamo nella ricerca di connessioni tra il “reale” ed il “non reale”, tra il formale ed il simbolico. Persistiamo nella ricerca del blu.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Bluets
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